"Non ci resta che il crimine" di Massimiliano Bruno. Con Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Ganmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli, Edoardo Leo, Massimilano Bruno e altri. Italia 2108 ★★★½
La critica non è stata tenera con questa pellicola, e nemmeno io lo ero stato con Massimiliano Bruno, il regista, recensendo due sue film precedenti, eppure questa volta il mio giudizio è nettamente positivo: se lo scopo è quello di divertire, com'è evidente in una commedia che vuole vivificare il genere nostrano, magari cogliendo l'occasione per prendere in giro altre mode attuali, come la rivisitazione, con rimpianto da smemorati, dei famigerati anni Ottanta, e il ritorno in auge della Banda della Magliana e dei suoi epigoni in libri, film e serie TV, Non ci resta che il crimine, che già dal titolo si rifà a Non ci resta che piangere di Benigni e Troisi e, al contempo a Ritorno al futuro di Zemeckis, centra l'obiettivo se perfino io, che detesto i luoghi comuni e l'invadenza del romanesco, sono uscito col sorriso sulle labbra e in più d'un'occasione gli spettatori in sala, io compreso, sono scoppiati in risate. L'idea è presto detta: tre cialtroni, Moreno, Sebastiano e Giuseppe, per "svoltare" e fare i soldi con la pala, come usa dire il primo dei tre, si ingegnano a promuovere un tour sui luoghi, appunto, della celebre banda criminale, quando incontrano, al mitico Bar Calisto, nel cuore di Trastevere, dove fanno base, Gianfranco, l'unico del gruppo di amici di infanzia, ai tempi considerato un fastidioso secchione e quindi da loro vessato, che ha avuto successo seguendo la sua precoce passione per computer e informatica: per sfuggirgli, nei meandri del locale, precipitano in un buco spazio-temporale che li proietta indietro di 36 anni, nel giugno del 1982, in pieno svolgimento del Mundial spagnolo e alla vigilia di Italia-Brasile, all'epoca della loro stessa infanzia nel quartiere. Cambiano i tempi, ma non la necessità di fare soldi e così, grazie alla prodigiosa memoria di Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), nella contemporaneità un commercialista precario vessato dal suocero, entrano nel giro di scommesse gestito per l'appunto da quelli della Magliana, conoscendo tutti i risultati allora ritenuti improbabili azzeccando il filotto di vittorie che avrebbe portato la Nazionale alla vittoria nonché i marcatori, attirando l'attenzione del capo, il celebre Renatino De Pedis, interpretato alla grande da Edoardo Leo, per una volta nella parte del cattivo, mentre, per contrasto, è Alessandro Gassman, il figaccione del cinema nostrano, a vestire, con Sebastiano, i panni dell'imbranato mentre Giallini, sempre bravissimo, è l'unico a recitare una parte che gli sembra cucita addosso; mentre un'ottima caratteristica si conferma Ilenia Pastorelli nel ruolo della donna del capo, così come lo stesso regista Massimiliamo Bruno nelle vesti del nerd in potenza Gianfranco. Per quanto mi riguarda, tutti promossi a pieni voti, e come va a finire non lo svelo, ma lo saprete se andrete a vedere il film.
La critica non è stata tenera con questa pellicola, e nemmeno io lo ero stato con Massimiliano Bruno, il regista, recensendo due sue film precedenti, eppure questa volta il mio giudizio è nettamente positivo: se lo scopo è quello di divertire, com'è evidente in una commedia che vuole vivificare il genere nostrano, magari cogliendo l'occasione per prendere in giro altre mode attuali, come la rivisitazione, con rimpianto da smemorati, dei famigerati anni Ottanta, e il ritorno in auge della Banda della Magliana e dei suoi epigoni in libri, film e serie TV, Non ci resta che il crimine, che già dal titolo si rifà a Non ci resta che piangere di Benigni e Troisi e, al contempo a Ritorno al futuro di Zemeckis, centra l'obiettivo se perfino io, che detesto i luoghi comuni e l'invadenza del romanesco, sono uscito col sorriso sulle labbra e in più d'un'occasione gli spettatori in sala, io compreso, sono scoppiati in risate. L'idea è presto detta: tre cialtroni, Moreno, Sebastiano e Giuseppe, per "svoltare" e fare i soldi con la pala, come usa dire il primo dei tre, si ingegnano a promuovere un tour sui luoghi, appunto, della celebre banda criminale, quando incontrano, al mitico Bar Calisto, nel cuore di Trastevere, dove fanno base, Gianfranco, l'unico del gruppo di amici di infanzia, ai tempi considerato un fastidioso secchione e quindi da loro vessato, che ha avuto successo seguendo la sua precoce passione per computer e informatica: per sfuggirgli, nei meandri del locale, precipitano in un buco spazio-temporale che li proietta indietro di 36 anni, nel giugno del 1982, in pieno svolgimento del Mundial spagnolo e alla vigilia di Italia-Brasile, all'epoca della loro stessa infanzia nel quartiere. Cambiano i tempi, ma non la necessità di fare soldi e così, grazie alla prodigiosa memoria di Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), nella contemporaneità un commercialista precario vessato dal suocero, entrano nel giro di scommesse gestito per l'appunto da quelli della Magliana, conoscendo tutti i risultati allora ritenuti improbabili azzeccando il filotto di vittorie che avrebbe portato la Nazionale alla vittoria nonché i marcatori, attirando l'attenzione del capo, il celebre Renatino De Pedis, interpretato alla grande da Edoardo Leo, per una volta nella parte del cattivo, mentre, per contrasto, è Alessandro Gassman, il figaccione del cinema nostrano, a vestire, con Sebastiano, i panni dell'imbranato mentre Giallini, sempre bravissimo, è l'unico a recitare una parte che gli sembra cucita addosso; mentre un'ottima caratteristica si conferma Ilenia Pastorelli nel ruolo della donna del capo, così come lo stesso regista Massimiliamo Bruno nelle vesti del nerd in potenza Gianfranco. Per quanto mi riguarda, tutti promossi a pieni voti, e come va a finire non lo svelo, ma lo saprete se andrete a vedere il film.
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