martedì 31 marzo 2020

Cronache dalla clausura / 3 - Nada será como antes


Nada será como antes (Milton Nascimento, Ronaldo Bastos Ribeiro, 1972)

Eu já estou com o pé nessa estrada
Qualquer dia a gente se vê
Sei que nada será como antes, amanhã
Que notícias me dão dos amigos?
Que notícias me dão de você?

Alvoroço em meu coração
Amanhã ou depois de amanhã
Resistindo na boca da noite um gosto de sol
Num domingo qualquer, qualquer hora
Ventania em qualquer direção


Sei que nada será como antes amanhã

Que notícias me dão dos amigos?
Que notícias me dão de você?
Sei que nada será como está
Amanhã ou depois de amanhã


Milton Nascimento

(Se dovesse servire la traduzione, servitevi dell'apposita app di Gogol'...)

sabato 28 marzo 2020

Il Dio nudo

Mistero della fede: Dio c'è ma non si vede, al Signore si chiede di "svegliarsi" ma in suo nome si concede la remissione di ogni peccato. Meglio Branko.

domenica 22 marzo 2020

Cronache dalla clausura / 2 - Il profeta de noantri


Dall'inizio del coprifuoco e della segregazione più o meno forzata a domicilio ho notato un notevole incremento della mia già intensa attività onirica abituale, probabilmente a compensare l'astinenza da cinema e teatro (film e serie TV viste sullo schermo casalingo o su tablet e PC non sono alternative all'altezza), per non parlare del calcio dal vivo e del relativo "terzo tempo" in osteria davanti a una birra o a un tajùt: basta che chiuda gli occhi e dopo qualche istante parte il film, e spesso ho l'impressione, diversamente dal solito, di esserne il regista, in qualche modo di essere in grado di indirizzarne la direzione, salvo per il finale che, invariabilmente, rimane vago e irrisolto... Tranne svegliarsi con un pensiero fisso, qualcosa che rimane appeso: questa mattina il ritornello era "positivo". Non so se c'entrasse il Covid 19, ma la mente è andata subito a quel pirla, impareggiabile coglione simbolo di un'intera generazione, che su quel termine aveva confezionato un ritornello insopportabile che a suo tempo mi aveva ossessionato al punto di cambiare canale ogni volta che mi capitava di doverlo ascoltare, e accadeva spesso. Ve lo ripropongo: perché torni a dare il tormento anche a voialtri.

sabato 14 marzo 2020

Omeopatia e scaramanzia


Si raccomanda una adeguata e continua assunzione di liquidi per combattere efficacemente il Covid 19.
Qui siamo sempre sul pezzo.

giovedì 5 marzo 2020

Cattive acque

"Cattive acque" (Dark Waters) di Todd Haynes. Con Mark Ruffalo, Anne Hathaway, William Jackson Harper, Harry Dietzler, Tim Robbins, Victor Garber, Bill Camp e altri USA 2019 ★★½
Mi ero augurato che la fine, almeno temporanea, della cinequarantena da Covid 19 con l'atteso Cattive acque fosse soddisfacente e invece buone le intenzioni, mediocre il risultato: avendo a disposizione una storia vera, la ventennale e meritoria battaglia legale dell'avvocato Bob Bilott contro il colosso USA della chimica DuPont raccontata da un articolo di Nathaniel Rich apparso sul New York Times Magazine nel 2016, da cui è tratto il film e che già di per sé è un soggetto, poteva venirne fuori qualcosa al livello di The Post,  Il caso Spotlight, o almeno Insider - Dietro la verità, cui assomiglia in quanto classico legal drama e per molte analogie della vicenda; invece, nelle mani di Todd Hynes, di cui confesso di non aver visto Io non sono di qui sulla vita di Bob Dylan, diventa una cosa moscia, poco appassionante nonostante l'argomento: il sistematico avvelenamento dell'ambiente da parte delle corporation, incuranti delle conseguenze sulla salute di uomini, animali e piante, in nome del profitto. Siamo alla fine degli anni novanta quando Bob Bilott, un legale esperto in diritto societario, da poco entrato a far parte come socio dello studio Taft di Cincinnati, che ha come clienti proprio aziende chimiche, compresa la DuPont, viene contattato da un agricoltore della West Virginia, conoscente di sua nonna, che gli fornisce le prove dell'avvelenamento dei propri animali provocandone la moria, causato a tutta evidenza dallo sversamento dei residui tossici nelle acque del lago dove si abbeverano da parte dello stabilimento di Parkersburg che produce il teflon, il materiale antiaderente che ricopre le pentole che ha fatto la fortuna dell'azienda: Bilott se ne fa carico e la dedizione alla causa cambierà la sua esistenza, professionale e personale, compresi i rapporti famigliari, in particolare con la moglie, che lo sosterrà anche se poco d'accordo con una scelta che, di fatto, mette in discussione gli sviluppi della carriera del marito. La ricostruzione è credibile, come anche  l'interpretazione dei vari personaggi coinvolti (la recitazione misurata di Ruffalo, peraltro coproduttore della pellicola, evidentemente riflette l'atteggiamento di understatement proprio dell'avvocato real), salvo la Hathaway, di cui non ricordo una sola interpretazione convincente salvo, in parte, ne Il diavolo veste Prada: un altro caso di sopravvalutazione analogo a quello di Sandra Bullock, che però è odiosa mentre perdoniamo la Hathaway per il suo sguardo da cerbiatta e il sorriso dolce. I continui avanti e indietro tra Cincinnati e Parkersburg, le caterve di documentazioni da consultare, le cene nel focolare domestico con tanto di preghiera di ringraziamento e i rimbrotti della consorte, peraltro un'avvocatessa in perenne aspettativa perché si dedica ai figli (trascurati dal padre) e quindi frustrata, alla fine vengono a noia per la loro ripetitività, il ritmo ne risente fino a divenire assente, le assurdità del sistema legale statunitense rendono poco comprensibile lo svolgimento del procedimento a uno spettatore europeo, il tutto risulta piuttosto fiacco e la responsabilità di ciò non è né del buon avvocato Billot, né del cronista Rich, né del generoso Ruffalo e neppure della incolore Hathaway, ma soltanto del regista che l'ha scelta e non saputo dirigere. Peccato, anche se il film è tutto sommato vedibile, in considerazione al poco che c'è in giro.