venerdì 23 aprile 2021

Governance - Il prezzo del potere

"Governance - Il prezzo del potere" di Michael Zampino. Con Massimo Popolizio, Vinicio Marchioni, Sarah Senys, Claudio Spadaro, Sonia Barbadoro, Maria Cristina Heller, Sara Putignano e altri. Italia 2020 ★★★★

Segnalo con piacere questo noir anomalo di questo regista ancora più anomalo e non di primo pelo (classe 1967), Michael Zampino, un italo-francese laureato in economia e che per quindici anno ha lavorato in una multinazionale petrolifera, con la passione del cinema, che ha studiato presso la New York University a  cui si è dedicato con alcune sceneggiature, un lungometraggio di scarso successo (L'erede, del 2011) e una serie di "corti". E' tornato alla carica con questo film, girato la scorsa estate che, raccontando la vicenda di una morte sospetta, di cui conosciamo fin dall'inizio il responsabile, un altro dirigente di una grossa società petrolifera con sede a Roma, dipinge un mondo che l'autore conosce molto bene dall'interno. Il protagonista è il direttore generale dell'azienda, Renzo Petrucci, un autentico squalo a cui dà il volto il bravissimo Massimo Popolizio, sempre a suo agio nei panni di personaggi ambigui con punte di malvagità, che dopo essere stato indagato per alcuni appalti sospetti viene sostituito dai vertici della compagnia con una giovane manager francese i cui metodi, improntati all'innovazione e greenwashing, sono più al passo coi tempi nonché "politicamente accettabili" e meno imbarazzanti per la compagnia. La cosa non va giù al nostro Petrucci, infuriato perché i vertici non intendono coprirlo nonostante i successi conseguiti attraverso i suoi metodi tutt'altro che corretti, per cui cercherà in tutti i modi di rifarsi. Come riuscirà, e brillantemente, sostituendo nella catena di comando proprio il presidente del consiglio di amministrazione che intendeva silurarlo per salvare la faccia alla società, è la trama della pellicola, che si districa in maniera molto equilibrata tra la vita professionale e quella privata del dirigente, in crisi con la moglie e con una figlia handicappata che lo detesta, il suo rapporto con un amico d'infanzia, "quasi un fratello", nato nel suo stesso paese, reso in modo credibile da Vinicio Marchioni, in realtà suo succube, un meccanico e carrozziere con un precedenti per rapina, che lo aiuta, benché malvolentieri, a coprire le tracce delle sue responsabilità nella scomparsa della rivale. Non è l'unico: ci sono anche coperture che provengono dall'interno dell'azienda e dalle stesse sue logiche operative, come intuisce la scafata e scettica ispettrice che conduce le indagini, la bravissima Sonia Barbadoro, che però finiranno nel nulla. Il tutto senza che i fili della trama si disperdano e non caricaturalizzando i personaggi, ma anzi lasciando agli interpreti il compito di esprimerne le diverse sfaccettature e contraddizioni, il che sottrae la pellicola all'appartenenza a un genere preciso, anche se a me vengono in mente, pure per le atmosfere, precedenti illustri come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri e Mani sulla città di Francesco Rosi, per quanto l'intento di denuncia sia meno eclatante e diretto. La produzione è italo-francese, è visibile in streaming su Amazon Prime: a me ha decisamente convinto. 

martedì 20 aprile 2021

Requiem per un bel gioco e fine di un amore


L’ultima partita di Serie A a cui ho assistito dal vivo risale al 25 settembre del 2019, Inter-Lazio 1-0, da turista più che da tifoso della Beneamata FC Internazionale, ruolo dal quale mi sono autosospeso dal giorno in cui venne ufficializzata l’assunzione di Antonio Conte come allenatore della prima squadra. Già alla fine di quella serata avevo avuto la sensazione che difficilmente avrei rimesso piede nello stadio (che ancora oggi continuo a chiamare San Siro e non Giuseppe Meazza, ostinatamente tradizionalista come sono nelle cose calcistiche) che è stato un po’ la mia seconda casa per quasi mezzo secolo, e non per quello che vedevo in campo ma per il contorno: già da un’ora prima del fischio d’inizio, musica escrementizia sparata a tutto volume da un mixer piazzato sulla linea del fallo laterale non lontano dall’area tecnica nerazzurra, e manovrato da un deejay tarantolato che con voce invasata cercava di scaldare il pubblico con slogan demenziali, belluine urla di incitamento e altro ciarpame da imbonitore, impedendo uno dei piaceri del pre-partita, che è quello scambiare quattro chiacchiere con i vicini di posto, abituali o avventizi che siano, tra previsioni, rituali scaramantici, impressioni sullo stato di forma dei ragazzi, commenti sulle formazioni. Anche il colpo d’occhio sul pubblico, dopo l’arrivo dell’esotica dirigenza cinese, non era quello abituale: un terzo di esso erano orientali, che notoriamente non capiscono un cazzo di pallone, un altro terzo milanesoidi che sono lì per farsi vedere, possibilmente inquadrati dalle innumerevoli telecamere, e non per guardare, e un altro terzo di normali appassionati di balùn (i curvaioli, specie quelli delI’Inter, non li considero nemmeno). Per un’americanata completa mancavano solo le majorettes: una cosa penosa. Spettacoli simili, sui campi di Serie B dove gioca il Pordenone, la squadra che ha progressivamente sostituito quella nerazzurra nel mio cuore, fortunatamente non si vedono ed è un motivo in più per cui li frequento volentieri, Covid permettendo. Di ieri la notizia di essere, il FC Internazionale, tra i 12 membri fondatori dell’esiziale progetto Superlega (già il nome è un programma, col suo evocare quella di Salvini), che decreterà la morte del calcio europeo come tale, seguendo ancora una volta la voce del padrone, ossia la società da un secolo nelle mani della famiglia Agnelli, juventinizzandosi definitivamente, che mi porta ad abbandonare qualsiasi legame con la fu Beneamata. L’ideona, propugnata e realizzata da Florentino Perez, presidente del Real Madrid, che è come dire una Juventus in formato continentale in quanto a strapotere e nefandezze di ogni genere, e sponsorizzata da Andrea Agnelli, già presidente dell'European Club Association e della società sabauda, è in realtà un parto della mente brianzola di Silvio Berlusconi, il cui orizzonte mentale si limita ai dané e alla figa (in quest’ordine ma anche nel senso di figa coi dané), che ne auspicava la realizzazione da anni per spettacolarizzare definitivamente il calcio e togliergli qualsiasi residuo sportivo. E’ anche una questione di decenza e di buon gusto: basta avere un minimo di talento fisiognomico per intuire la stretta parentela di Andrea Agnelli con i primati, con cui ha in comune lo stile e il quoziente intellettivo, così come non occorre scomodare il professor Cesare Lombroso (sempre sia lodato) per riscontrarne nei tratti somatici, per quanto alterati dalla chirurgia plastica, l’innata predisposizione a delinquere di Silvio Berlusconi, che quando tirerà finalmente le cuoia sarà ricordato come colui che ha definitivamente americanizzato, rincoglionendola del tutto, l’Italia e merdificato sistematicamente ogni cosa che gli sia passata tra le mani.

venerdì 16 aprile 2021

Nuevo orden

"Nuevo orden" di Michel Franco. Con Naian González Norvind, Diego Boneta, Monica del Carmen, Dário Yazbek Bernal, Javier Sepúlveda, Sebastián Silveti e altri. Messico 2020 ★★★★

Il tema dello spaventosa e sempre crescente forbice tra ricchi e poveri e del relativo divario di classe (con tanto di progressivo assorbimento di quella media nella fascia più bassa, con funzione di semplice complemento o servitù di un'élite sempre più esigua) è abbastanza ricorrente nel cinema, ma pochi riescono a raccontarlo efficacemente e senza moralismi e ridicole "correttezze politiche" come gli autori latino- americani, sia perché hanno sperimentato, subendoli, per primi gli effetti del modello economico liberista-finanziario esportato dagli USA nella parte del Nuovo Continente che ritengono, e trattano, come loro cortile di casa per poi espanderlo su scala mondiale, sia perché sono meno ipocriti dei loro colleghi situati più a Nord, nel Paese dei todopoderosos a stelle e strisce. La trama è presto detta: in un periodo di forti tensioni politiche e di rivolte popolari, si tiene un matrimonio "blindato" nella lussuosa villa di Pedregal, quartiere residenziale della Zona Sud di Città di Messico, quella "bene", e un ex dipendente viene a chiedere un prestito ai suoi vecchi padroni perché la moglie per sopravvivere deve effettuare con urgenza un intervento al cuore in una clinica privata, essendo gli ospedali pubblici nel caos per via delle migliaia di feriti nelle manifestazioni di piazza: Marianna, la sposa, l'unica solidale della famiglia, a differenza della madre e del fratello che gli danno pochi spiccioli invitandolo a sparire, approfitta dell'attesa dell'arrivo del giudice incaricato di celebrare le nozze per recarsi alla clinica e pagare con la sua carta di credito: sarà la sua fortuna, per certi versi, perché non dovrà assistere all'invasione della villa da parte di un gruppo di "desperados", fatti entrare da alcuni servitori "infedeli" e arcistufi di essere trattati come pezze da piedi, che brutalizzano i presenti, accoppandone un bel po' e rubando il possibile (il regista non li dipinge certo come dei santi, anzi, visto che l'avidità è il tratto in comune che hanno contro i loro oppressori). Nel frattempo Marianna e il suo accompagnatore, altro dipendente della famiglia nonché figlio della vecchia "tata", rimangono intrappolati negli scontri di piazza dove nel frattempo i militari hanno preso il controllo assoluto introducendo di momento in momento maggiori restrizioni e controlli, e trovano rifugio nella casa di famiglia di lui, dove però la giovane verrà sequestrata da un manipolo di soldati e deportata in un magazzino che ricorda tanto le prigioni clandestine utilizzate dalla giunta argentina durane la guerra sucia degli anni Settanta che ingoiavano desaparecidos a migliaia: come in parte succedeva anche a Buenos Aires e dintorni, oltre a quelli che venivano torturati e poi lanciati nel Rio de la Plata da aerei a loro volta fantasma, una parte di essi vengono utilizzati per ricattare le famiglie abbienti e incassare riscatti che finiscono nelle mani di questi militari "deviati" dei cui crimini i superiori fanno regolarmente finta di non sapere nulla. Farà una brutta fine pure lei, dopo essere stata stuprata, mentre là fuori i superstiti della sua famiglia riprenderanno il loro andazzo facendo comunella coi nuovi padroni, un regime militare perfino peggiore di quello inetto e corrotto che c'era prima, senza dover neppure fingere di essere democratico in nome dell'emergenza. Quel che non capisco è perché la critica militonta senta il bisogno di definire questo film essenziale, incisivo, ben girato e ottimamente interpretato, come "distopico", quando racconta una realtà che, a questo mondo, è già presente (l'ultimo caso è il Myanmar, ma anche il Brasile ci sta andando assai vicino) in modo massivo e non fantascienza o frutto di una mente complottista. Perché è sempre più evidente, a chi non usa i paraocchi, che è in quella direzione che si sta andando tutti quanti, comunque schiavi di un Nuovo Ordine, facendo finta che non ci siano quelli che da anni lo teorizzano apertamente, evoluzione dei vari Hitler, Mussolini o Stalin di non troppi decenni fa con mezzi persuasivi molto più subdoli e potenti. Si può noleggiare su MyMovies e ne vale la pena.

sabato 10 aprile 2021

Ciao, Filippo


Addio, amico di una vita! 
Un fratello, quasi un gemello, e un compagno. 

Te ne sei andato dopo l’ultima sigaretta.

Che ti accompagnino nel viaggio un riff di Keith, un assolo di Mick e Ronnie, una rullata di Charlie e una linguaccia di Mick, senza dimenticare le pulsazioni fornite da Bill e Darryl. 

Ciao, FIlippo 

giovedì 8 aprile 2021

L'amico geniale



 Thailandia, il varano in cerca di cibo irrompe nel supermercato e si arrampica sugli scaffal

Un varano lungo più di un metro è entrato in un supermercato di Nakhon Pathom, 56 chilometri da Bangkok, in Thailandia, spaventando i clienti. L’animale era in cerca di cibo ed è stato poi portato via dalla squadra mobile di soccorso allertata da un commesso. Secondo quanto riportato dall’agenzia Newsflare si sarebbe spinto nel negozio dopo aver faticato a reperire cibo all’aperto, a causa della siccità che ha prosciugato molti laghi e canali, dove vivono insetti, pesci, serpenti e rane di cui si ciba. Qui il video che documenta la temeraria spedizione di questa meravigliosa creatura.

domenica 4 aprile 2021

La sorpresa nell'uovo

 


                                           Un dolce, tenero cucciolo di varano!