sabato 28 giugno 2014

Thermae Romae

"Thermae Romae" (テルマエ・ロマエ) di Hideki Takeuchi. Con Hiroshi Abe, Aya Ueto, Kazuki Kitamura, Riki Takeuchi, Kai Shishido e altri. Giappone 2012 ★★★★
Che il cinema giapponese avesse una componente surreale era noto, che fosse dotato anche di una notevole vis comica, che non gli conoscevamo, lo testimonia questo film esilarante e godibilissimo, campione d'incassi in patria, tratto da un manga di grande successo di Tamazaki Mari edito anche in Italia, girato parzialmente a Cinecittà con figuranti e personale italiano. Presentato al Far East Festival di Udine del 2012 e distribuito dalla friulana Tucker Film, esce con un anno di ritardo sul calendario previsto, e racconta le vicende di un architetto termalista romano, Lucius Modestus, in cerca di ispirazione per essere all'altezza della concorrenza nella corsa degli imperatori a superarsi a vicenda nella costruzione di sempre più mirabolanti e lussuosi bagni pubblici. L'ispirazione la trova, involontariamente, quando, ispezionando il fondo di una vasca, entra in un gorgo spazio-temporale venendo catapultato nella vasca di uno stabilimento balneare giapponese del giorno d'oggi dove, oltre a entrare in contatto con quelli che ritiene gli abitanti di una specie di mondo parallelo di schiavi con gli occhi allungati e particolarmente evoluti, fa la conoscenza con tecnologie che gli sono completamente estranee (lascio immaginare la scoperta di urinatoi dotati di sensori termici, tazze con schizzo automatico incorporato, il tubo della doccia) e le ripropone una volta risvegliatosi nella antica Roma, dove in breve tempo diviene l'architetto più affermato e prediletto dall'imperatore Adriano, che salva dalla depressione per la morte dell'amato Antinoo ricreando un ambiente che si ispira al Nilo, luogo dove l'imperatore filosofo e architetto a sua volta (vedi la villa di Tivoli) fu felice con l'amore della sua vita. Mentre proseguono i suo viaggi avanti e indietro nel tempo, di cui capisce solo con il passare del tempo che vengono innescati nelle situazioni in cui versa delle lacrime, Lucius si ritrova coinvolto nelle vicende politiche romane e in particolare nelle guerre in Pannonia che tengono occupato Adriano e nella sua successione che vede inizialmente favorito Celonio, detestato da Lucius, e che, grazie al suo intervento e a quello di una ragazza giapponese, autrice di manga senza successo nonché inserviente nel bagno termale di famiglia, di suo padre e di una combriccola di allegri vecchietti clienti abituali, volgerà a favore del probo Antonino Pio. Il film gioca su alcune similitudini tra Roma antica e il Giappone di oggi, dal fatto di essere tecnologicamente all'avanguardia al ruolo che le terme svolgono nelle relazioni umane e a favore della felicità e del benessere dell'uomo; non cade mai nella volgarità anche se l'umorismo non è dei più raffinati: sembra di essere dalle parti del miglior Mel Brooks. I personaggi sono doppiati in italiano quando non si esprimono in un latino tanto maccheronico quanto comprensibile (forse) a chiunque, i protagonisti in Giappone sono delle star di primo piano e riescono a essere persino credibili come romani antichi, e anche rispetto alla storia siamo lontani dalle beceraggine, dal luogo comune e dall'ignoranza dei film hollywoodiani: almeno i giapponesi si documentano, anche prima di girare un film comico, e mostrano rispetto. Da vedere per divertirsi in un panorama estivo più squallido del solito. E' già uscita in Giappone la seconda parte (già presentata con grande successo di pubblico e critica all'edizione di quest'anno del Far East Festival) ed è già previsto un ulteriore sequel.

mercoledì 25 giugno 2014

Lo specchio


Vado ormai ripetendo da anni, in buona compagnia di "venerati maestri" come Eduardo Galeano, Osvaldo Soriano e Gianni Brera, come il gioco del calcio sia metafora della vita; inoltre tende a riflettere la realtà di un Paese, con le sue caratteristiche in positivo e in negativo, vizi e virtù. Così l'eliminazione della nazionale italiana dal Mondiale brasiliano già nella fase a gironi testimonia da un lato il livello penoso in cui è caduto il nostro calcio, ribadendo la pochezza già mostrata quattro anni fa in Sudafrica; dall'altro lo stato generale di questo Paese. La squadra che ieri è stata giustamente sconfitta da un Uruguay assai modesto ma se non altro compatto e con le idee chiare durante la partita più squallida vista finora dall'inizio del torneo, né e il ritratto: sconclusionata, indolente, paurosa, raffazzonata, stucchevole, velleitaria, piagnona, priva di carattere, senza nerbo e orgoglio (alla faccia di un impegno patriottico sbandierato alla vigilia), messa in piedi in maniera improbabile assemblando vecchi "eroi" ormai spompati del Mondiale vinto in Germania nel 2006 e giovani arroganti, dal talento soltanto virtuale, presuntuosi quanto smidollati, lo specchio di chi governa il Paese, a cominciare dal vecchio impostore che occupa la carica di capo dello Stato, rieletto abusivamente da un parlamento a sua volta votato con una legge dichiarata incostituzionale, e che si sveglia oggi per lamentarsi dei pastrocchi contenuti nei decreti legge di qui questo come tutti i governi precedenti fa ampio abuso, per finire col suo giovane pupillo, il terzo presidente del consiglio non eletto e uscito dal cilindro quirinalizio, lo sbruffone e parolaio fiorentino circondato dalle sue cheerleaders travestite da ministre di questa repubblica delle banane: altro che Costarica, per rimanere in ambito calcistico. Non si vede perché il calcio, nel marasma in cui allegramente sprofonda la Terra dei Cachi, debba fare eccezione. Al prossimo Mondiale in Russia nel 2018, ammesso che l'eccellenza pallonara nazionale sia in grado di qualificarsi.

lunedì 23 giugno 2014

Feet on Fire e Stones Forever


ROMA - The Day After l'EVENTO, rompo una tradizione, rinunciando a pubblicare la scaletta del concerto dei Rolling Stones di ieri sera al Circo Massimo, e anche alla recensione, per la quale rinvio a quella puntuale di Massimo Del Papa, che scrive in modo professionale le stesse cose che avrei detto io, con la differenza che a me si obietterebbe di non essere... obiettivo; il "poeta della cronaca", come l'ha definito una mia cara amica, la mia fustigatrice preferita, al cui post di ieri rispondo con questa mail pubblica.
"Come ogni tossico sono già in crisi di astinenza; i ricordi sono dolci, venati di quel po’ (tanta, in verità) di malinconia legata inevitabilmente ai pensieri che è normale farsi: sono passati 52 anni di carriera per loro; 25  i concerti partecipati (è  Gianni “Gibson" che segue il conteggio dei 'miei': lui è a quota 20, perseguitato inconsciamente dal timore di non riuscire a raggiungere il mio scoreun altro nostro conoscente cubano-americano, Frank, a 54…); 44 anni dalla “prima volta” (prima perfino dell’altra “prima volta”); loro hanno passato i 70, salvo Ronnie, e io e i miei compari siamo ormai a un passo dai sessanta. Mi chiedeva Gibson, ieri sera, con aria sinceramente smarrita poco prima dell’inizio del concerto: 'Ma quando non ci saranno più, cosa faremo?' E io 'Andiamo a Monaco, ci chiudiamo in un Biergarten e beviamo fino a quando devono portarci via morti'. Poi è uscito Keith e ha incendiato la platea col riff di 'Jumpin’ Jack Flash', per l’appunto. On fire. E la cosa più impressionate è stata vedere la soddisfazione dei più giovani, all’inizio scettici o solo curiosi, letteralmente fulminati, inchiodati lì, calamitati, sotto ipnosi. Non è una questione (solo) di bravura tecnica, né di suggestione, né di magheggi o trasgressione (ammaestrata): soldi, business, tutto quello che volete, ma la gente percepisce energia, amalgama, e una cosa che gli altri non hanno: l’anima. Gli U2, Springsteen, non sanno nemmeno cosa sia. A suo modo, perché musicalmente il reggae non è del tutto il mio genere, ce l’aveva Bob Marley, che non a caso era molto legato agli Stones e ai Glimmer Twins in particolare; oppure John Lennon (stessa cosa) e non certo il suo amico/nemico/compare Paul McCartney. Ha scritto una mia conoscente: 'Li seguo dal 1966 e non mi hanno mai tradito una volta'. E’ la pura e semplice verità. Non hanno mai e poi mai tradito il loro pubblico, con cui, nonostante siano dipinti come altezzosi, distanti, menefreghisti sono sempre stati disponibili, generosi, sinceri, simpatici, complici, perfino affettuosi, di un'affettuosità un po' rude ma vera, perché possiedono un linguaggio con cui riescono a comunicare al di là della lingua e di tutte le possibili diversità. E’ un pubblico particolare e universale quello degli Stones, e il feeling con la band, anche se molto più potente (potere della musica, appunto), è simile a quello che lega in particolare gli interisti (che non sono soltanto milanesi, anzi: non per nulla la ragione sociale è F.C. Internazionale Milano) alla Beneamata molto più visceralmente che altri tifosi alla loro squadra. Forse solo a Liverpool c’è uno spirito simile d’appartenenza. Anche Mourinho è un professionista, una 'puttana', se vuoi, che sa vendersi molto bene, come Jagger del resto, che da bravo ex studente della LSE è quello che segue il lato-affari della band, ed è stato nostro allenatore per sole due stagioni, ma il rapporto che si è creato immediatamente con lui (e che lo lega, ne sono certo, al mondo nerazzurro) va molto oltre alla gratitudine eterna per la magica stagione del 'Triplete'. Fin dal suo: 'Non sono un pirla' pronunciato durante prima intervista appena arrivato a Milano. Sono cose che vanno oltre la comprensione razionale, se vogliamo, ma è così. E non è nemmeno una questione di identificazione: anche tu ti stupivi come uno tutto sommato 'regolare' come me potesse avere come punto di riferimento Keith Richards, eppure ciò che mi ha sempre legato a lui, perfino quando lo conoscevo soltanto in fotografia, è l’affetto che si prova per un fratello maggiore a cui si vuole bene. E non ha mai avuto a che fare con l’infatuazione, l’idolatria, il divismo (lui, introverso e umbratile com’è, è l’antidivo per eccellenza, e non per antipatia ma per timidezza congenita: è migliorato, e molto, imparando a conviverci, con l’età): non mi sono mai messo a urlare vedendolo suonare, per fare un esempio, o come certe fan del suo compare 'Brenda' Jagger, né lo fanno i suoi fan (termine che suona fuori luogo, in questo strano rapporto); quando ho avuto modo, in due occasioni, di trovarmelo davanti di persona e non sul palco, non gli ho nemmeno chiesto un'autografo: una volta, a Venezia, l'ho lasciato pranzare in pace con sua moglie Patti senza sognarmi di importunarlo; l'altra gli ho stretto la mano, ringraziandolo. Riconoscente. Analogamente proprio Gibson ieri mi ha raccontato di avere avuto modo di conoscere di persona Mick Taylor, offrirgli una birra e una sigaretta e di  essersi limitato a dirgli, nel camerino: 'Thank you to be real'. E non credo nemmeno che io in qualche modo abbia delegato a Keith le mie mancate trasgressioni o la realizzazione dei miei sogni. Ne ammiro la tenacia, la passione, il carattere, l’anima, lo spirito, che è qualcosa che hai o non hai. O meglio: sei o non sei capace di trasmettere. C’è l’affetto, la riconoscenza e c’è il rispetto per la persona. Questo è tutto: due ore di libera uscita da noi stessi, come ha icasticamente chiosato Massimo Del Papa proprio da te citato. It's Only Rock and Roll but I Like It, è stato detto e ripetuto fino allo sfinimento, l’eterno panem et circenses, tutto quello che volete, ma quando ci sono di mezzo loro è qualcosa di molto più complesso, un’altra forma di comunicazione, molto meno sofisticata e metafisica di quel che si pensi ma più viscerale, sanguigna, magnetica. Viva anche quando celebra, magari irridendola, la morte,  prossima e inevitabile. Perché, con loro, resterà una traccia anche di noi e di quello che siamo stati”. 

venerdì 20 giugno 2014

E non c'è niente da capire...

      ANSA - ULTIMA ORA


      Delrio assisterà a Italia-Costarica





Sottosegretario presidenza Consiglio con n.1 CONI Malagò



(ANSA) - RECIFE (BRASILE), 19 GIU - Ci sarà anche Graziano Delrio a tifare domani per l'Italia a Recife nella seconda partita degli azzurri al mondiale contro il Costarica. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio (con delega allo sport) è partito da Roma con il presidente del Coni Giovanni Malagò e il segretario generale Roberto Fabbricini. I tre arriveranno in Brasile quando in Italia sarà notte fonda e ripartiranno per Roma subito dopo la partita.

Chi ben comincia è a metà dell'opera


In un Paese di smemorati, ogni tanto è utile ricordare da dove viene tutta questa smania di riformare Costituzione ("la più bella del mondo"),  istituzioni e legge elettorale con il proposito di "dare una scossa" alla nazione e quali sono le idee che la sottendono. Riforme che Matteo Renzi ha concordato con Silvio Berlusconi, tessera P2 1816. Certo, un presidenzialismo come proposto dal pregiudicato, magari a vita, sarebbe la ciliegina sulla torta che nemmeno il Maestro Venerabile aveva l'ardire di proporre...


Testo integrale del "Piano di Rinascita democratica", della Loggia P2, sequestrato a M. Grazia Gelli nel luglio 1982 

PREMESSA
1) L' aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema
2) il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.
3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nell'elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.
4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI
1) Nell'ordine vanno indicati:

a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale)
b) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattuttto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epocaa, Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata.
c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;
d) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualita' degli uomini da proporre ai singoli dicasteri;
e) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi;
f) il Parlamento, la cui efficienza e' subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico finanziario.
La disponibilta' di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.
Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedra' in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione e' la costituzione di un club (di natura rotariana per l'etereogenita' dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonche' pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unita'.
Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onesta' e rigore morale, tali cioe' da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante e' stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.


PROCEDIMENTI
1) Nei confronti del mondo politico occorre:

a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali puo' essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciacuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilita' esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti -con i dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti: l'uno, sullasinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della societa' civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale.
Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacita', onesta' e tendenzialmente disponibili per un'azione poltica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione e' da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non puo', in questa fase, essere previsto nominatoivamente. Occorrera' redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovra' essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non piu' di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente.
Ai giornalisti acquisti dovra' essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.
In un secondo tempo occorrera':
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;
d) dissovere la RAI-TV in nome della liberta' di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria e' fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioe' le linee gia' esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell'UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entita' i piu' disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale trimurti.
Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della liberta' individuale, nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica, con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello legittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile snche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della liberta' di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo e' da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entita' inferiori all'altra ipotesi.

4) Governo Magistratura e Parlamento
E' evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti divengono alternativi in varia misura a seconda delle circostanze .
E' comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i tempi brevi sono - salvo che per la Magistratura - da escludere essendo i procedimenti subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa e ai sindacati, con la riserva di una piu'rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti e' facile estendere lo stesso modus operandi gia' previsto per i partiti politici.
Per la Magistratura e' da rilevare che esiste gia' una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass. Naz. Mag.) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate.
E' sufficiente stabilire un accordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, gia' operativo nell'interno del corpo anche al fine di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elementi di equilibrio della societa' e non gia' di eversione.
Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull'ascesa al Governo di un uomo politico (o di un'equipe) gia' in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee "ripresa democratica", e' chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilita' di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all'attuazione dei procedimenti sopra descritti.
In termini di tempo cio' significherebbe la possibilita' di ridurre a 6 mesi e anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilita' dei mezzi finanziari.


PROGRAMMI
Per programmi si intende la scelta, in scala di priorita', delle numerose operazioni in forma di:
a) azioni di comportamento politico ed economico;
b) atti amministrativi (di Governo);
c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in concomitanza con quelli descritti in materia di procedimenti - l'attuale tendenza di sfascimento delle istituzione e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano piu' secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza, di "registrare" - come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascune istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato.
A titolo di esempio, si considerano due fenomeni:
1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduti;
2) l'involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell'area di istruzione pubblica, non accompagnata pero' dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonche' dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione.
Ne e' conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficenze invece nei settori tecnici nonche' la tendenza a individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all'egualitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i piu' meritevoli) e, con la delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell'ideologia dell'eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.
Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersechera' temi e notazioni gia' contenute nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, pero', ad indicare terapie piu' che a formulare nuove analisi.
Detti programmi possono essere esecutivi - occorrendo - con normativa d'urgenza (decreti legge).
a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri provvedimenti istituzionali (rivolti cioe' a "registrare" le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale.
a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche piu' urgenti investono:
- la responsabilita' civile (per colpa) dei magistrati;

- il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;
- la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);
- la modifica delle norme in tema di facolta' liberta' provvisoria in presenza dei reati di
eversione - anche tentatata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonche' di
violazione delle norme sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di
persona e di violenza in generale.
a2) Ordinamento del Governo
1 - legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost. art. 95) per determinare
competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari);
2 - legge sulla programmazuone globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero
dell'economia
che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. - PPSS -
Mediocredito Industria - Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d'incontro delle
forze sociali e sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d'incontro con il
Parlamento e le Regioni;
3 - riforma dell'amministrazione (Cost. artt. 28 -97 - 98) fondato sulla teoria dell'atto
pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilta' politica da
quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero)
e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;
4 - definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla
Costituzione e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie
di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell'ambito delle leggi
cornice.
a3) Ordinamento del Parlamento
1) ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);
2) modifica (gia' in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall'altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica;
3) adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma
governativo
.

b) Provvedimenti economico-sociali
b1) abolizione della validita' legale dei titoli di studio (per sfollare le universita' e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);
b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30' effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i
turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attivita' pubbliche e  private;
b3) eliminazione delle festivita' infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno - Natale
- Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;
b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festivita' - anche per
sorteggio - in tutti i periodi dell'anno, sia per annualizzare l'attivita' dell'industria turistica,
sia per evitare la "sindrome estiva" che blocca le attivita' produttive;
b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:
1 - revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76;
2 - nettizzazione all'origine di tutti gli stipendi e i salari delle P.A. (onde evitare gli enormi
costi delle relative partite di giro);
3 - inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;
4 - abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare l'autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;
5 - alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammotamenti,
investimenti e garanzie, per sollecitare l'autofinanziamento delle aziende produttive;
6 - reciprocita' fra Stato e dichiarante nell'obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed
accertati;
b6) abolizione della nominativita' dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e
sollecitare meglio l'autofinanziamento delle aziende produttive;
b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciprochi che si risolvono - nel gioco degli interessi - in passivita' inutili dello stesso Stato;
b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali
dall'estero
;
b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case - ospedali - scuole
- trasporti) da alimentare con:
1 - sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili - generi di lusso)
2 - proventi dagli inasprimenti ex b5)4;
3 - finanziamenti e prestiti esteri su programma di spesa;
4 - stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;
5 - diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a
L. 7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni.
Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000
miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la
disponibilita' dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi
strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette
nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa
lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto)
Per quanto concerne la realizzabilita' del piano edilizio in presenza della caotica
legislazione esistente, sara'necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi
urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall'intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all'edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che e' da considerare il volano della ripresa economica;
b10) aumentare la redditivita' del risparmio postale elevando il tasso al 7%;
b11) concedere incentivi prioritari ai settori:
I - turistico
II - trasporti marittimi
III - agricolo specializzato (primizie zootecnia)
IV - energetico convenzionale e futuribile (nucleare - geotermico - solare)
V - industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da
sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d'opera ed apportatori di valuta;
b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale e' che oggi ogni attivita'secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e
gestore un Governo deciso ad essere non gia' autoritario bensi' soltanto autorevole e deciso a fare rispettare le leggi esistenti.

Cosi' e' evidente che le forze dell'ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai
teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda.
Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facolta' di
interrogatorio d'urgenza degli arrestati
in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell'ordinamento, nonche' di violenza e resistenza alle forze dell'ordine, di violazione della  legge sull'ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.

d) Altro punto chiave e'l'immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della
stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da
impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese.

E' inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso,
Europeo sulla formula viva "Settimanale".

MEDIO E LUNGO TERMINE

Nel presupposto dell'attuazione di un programma a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l'avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali e'possibile fin d'ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, e'necessario rinviare nel tempo l'elencazione di problemi e relativi rimedi.
a) Provvedimenti istituzionali
a1) Ordinnamento Giudiziario
I - unita'del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 ove il P.M.
e' distinto dai giudici);
II - responsabilita' del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del P.M. (modifica
costituzionale);
III - istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte
ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio
con i relativi e connessi
pericoli ed eliminando le attuali due fasi di istruzione;
IV - riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);
V - riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle
promozioni dei magistrati, imporre limiti di eta' per le funzioni di accusa, separare le
carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile;

VI - esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di
funzioni in possesso di particolari requisiti morali;
a2) Ordinamento del Governo
I - modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio e' eletto dalla
Camera all'inizio di ogni legislatura e puo' essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni
del successore;
II - modifica della Costituzione per stabilire che i Ministri perdono la qualita'
di parlamentari;
III - revisione della legge sulla contabilita' dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato
(per modificarne la natura da competenza in cassa);
IV - revisione della legge sulla finanza locale per stabilire - previo consolidamentodel debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni - che Regioni e Comuni possono spendere al di la' delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioe'relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola liberta' di spesa basata sui  debiti;
V - riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le provincie e ridefinire i
i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari;
a3) Ordinamento del Parlamento
I - nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo
il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di
rappresentanza di secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali,
diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di
nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati
- ex funzionari e imprenditori pubblici - ex militari ecc.);

II - modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed alla Senato preponderanza economica (esame del bilancio);
III - stabilire norme per effettuare in uno setesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali,
regionali e comunali (modifica costituzionale);
IV - stabilire che i decreti-legge sono inemendabili;
a4) Ordinamento di altri organi istituzionali
I - Corte Costituzionale: sancire l'incompatibilita' successiva dei giudici a cariche elettive
in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in
organo legislativo di fatto);
II - Presidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilita' ed
eliminare il semestre bianco
(modifica costituzionale);
III - Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini
secondo criteri geoeconomici piu' che storici. Provvedimenti economico sociali.

b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione
di possedere un posto di lavoro e un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi Comuni);
b2) Nuova legslazione urbanistica favorendo le citta' satelliti e trasformando la scienza
urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;
b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignita' del cittadino (sul
modello inglese) e stabilendo l'obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonche' le retribuzioni dei giornalisti;
b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di
sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo
allo scopo di ridurre i costi
attuali;
b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo: il divieto del pagamento di
pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilita'; il controllo rigido sulle pensioni di invalidita'; l'eliminazione del fenomeno del cumulo di piu' pensioni;
b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati
limitando il diritto di sciopero nel senso di:
I - introdurre l'obbligo di preavviso dopo aver espedito il concordato;
II - escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte;
pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;
III - limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la liberta' di lavoro;
b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprieta' azionaria delle
imprese e sulla gestione (modello tedesco);
b8) nuova legislazione sull'assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle
acque, rimboscamento, insediamenti umani);
b9) legislazione antimonopolio (modello USA);
b10) nuova legislazione bancaria (modello francese);
b11) riforma della scuola (selezione meritocratica - borse di studio ai non abbienti - scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese);
b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.

c) Stampa - Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.


* fu redatto da Licio Gelli nel 1972 insieme a Rodolfo Pacciardi su invito di Giovanni Leone, allora presidente della Repubblica, come racconta lui stesso in questa intervista al "Fatto Quotidiano" di un mese fa.

martedì 17 giugno 2014

Quando c'era Berlinguer

"Quando c'era Berlinguer" di Walter Velroni. Documentario, Italia 2014 ★★★½
Mi ero ripromesso di separare il giudizio sulla pellicola di Veltroni da quello sulla canonizzazione di Berlinguer (la beatificazione coram populo era già avvenuta ai suoi funerali in Piazza San Giovanni a Roma il 13 giugno del 1984), che aveva avuto luogo in occasione della presentazione ufficiale del film alla presenza della sedicente intellighenzia luogocomunista avvenuta sempre nella capitale nel marzo scorso e dal giudizio politico sull'ultimo vero, nonché giù carismatico, segretario di un PCI che, anche a parere dei vari intervistati, di fatto scomparve con la sua morte. Mi ero altresì impegnato a non cedere alla tentazione di andare a vedere il film in sala ma di attendere che venisse trasmesso da SKY, che l'ha comprodotto, dato che sono abbonato e ho quindi contribuito al suo finanziamento. E devo concordare con quanto scrisse Andrea Scanzi alla sua uscita, ossia che Veltroni è certamente più convincente come regista che come politico: il ritratto che ne fa non eccede in buonismo, come ci si potrebbe aspettare né cade nell'agiografia; è affettuoso, ricostruisce con buona cura la personalità e la storia umana e politica di Enrico Berlinguer, collocandone la figura negli eventi della seconda metà dello scorso secolo. Dopo un agghiacciante prologo costituito da una serie di brevi interviste a giovani di oggi sul personaggio in questione, di cui ben pochi conoscono l'esistenza e il ruolo, il documentario si apre con una suggestiva sequenza in bianco e nero sulla Piazza San Giovanni di oggi, su cui svolazzano fogli de l'Unità di ieri, cui si sovrappongono le immagini del gigantesco corteo che accompagnò il feretro di Berlinguer giusto trent'anni fa, e prosegue con il racconto di Veltroni stesso che sottotitola le immagini e gli spezzoni d'epoca, intervallati da interviste a personaggi che l'avevano conosciuto o gli erano stati vicini, dalla figlia Bianca a Emanuele Macaluso, da Eugenio Scalfari, avvolto in una improbabile camicia alla coreana dai colori sgargianti ad Aldo Tortorella, dall'ex caposcorta che visse con lui per 15 anni all'operaio che fu con lui a Padova durante il giorno dell'ictus che lo colpì, da Claudio Signorile ad Alberto Franceschini, fondatore delle BR, a Napolitano, il più filocraxiano e antiberlingueriano dei dirigenti dell'ex PCI che, per colmo dell'ipocrisia, non ci risparmia la lacrima, all'illuminato e indispensabile parere del rapper con la zeppola, Jovanotti, eletto a intellettuale (indicativo che la maggior parte delle interviste a questi testimoni avviene in una di quelle tipiche terrazza romane evocate da "La grande bellezza" da cui Berlinguer si teneva accuratamente a distanza). Certo, la ricostruzione è di parte: così  la vittoria al referendum sul divorzio del maggio 1974, che aprì la breve stagione dei trionfi elettorali della sinistra italiana, viene spacciata per opera sua e del suo partito, mentre chi c'era si ricorda della fatica improba che fu convincere i dirigenti del "partitone" a impegnarsi nella campagna per il no (decisivi furono il "destro" Amendola e Giancarlo Pajetta), così come si liquida la nascita del movimento del '77 come reazione delusa al monocolore DC che seguì il maggiore successo elettorale nella storia del PCI, nel 1976, invece di portare quest'ultimo direttamente al governo, il che è comprensibile da parte di un uomo che apparteneva già ai tempi all'apparato del partito per diventare segretario della formazione che gli succedette; ciò non toglie che il documentario sia ben girato, il commento musicale, quando c'è, appropriato, il racconto fluido, belle le immagini. Non so quanto questo film possa parlare a un giovane di questo inizio millennio, sicuramente a chi era giovane negli anni Sessanta e Settanta ricorda quanto questo Paese fosse anche antropologicamente diverso da quello che è diventato dai tanto decantati e invece fatali anni Ottanta in poi. Mi sento di consigliarlo sia come documento sia come uno stimolo a riflettere su come ci siamo ridotti a chi ai tempi di Berlinguer c'era.

sabato 14 giugno 2014

Il mondo fino in fondo

"Il mondo fino in fondo" di Alessandro Lunardelli. Con Luca Marinelli, Filippo Scicchitano, Barbora Bobulova, Alfredo Castro, Camilla Filippi, Cesare Serra, Manuela Martelli e altri. Italia, Spagna, Cile 2013 ★-
Tendo a essere ben disposto e comprensivo con i nuovi registi italiani all'esordio, ma non è davvero questo il caso, e sono furibondo con certi critici che hanno incensato questo film e  il suo autore come la rivelazione dell'anno. L'originalità de "Il mondo fin in fondo" sta nel riuscire a condensare in una pellicola di soli 95', che però sembrano 150', tutti i filoni più battuti del Nuovo Cinema Italiota: la presunta attenzione alla provincia e alla crisi del mondo del lavoro; la commedia generazionale e familista; l'ossessione gay (ché questa è ormai diventata, e non ha nulla a che vedere con la rivendicazione dei diritti civili); il "nuovo" e più accettabile rapporto col mondo femminile del maschio-fuco, ormai sbalestrato da una insuperabile crisi di identità; il racconto di "formazione" (ma de che?); il viaggio come esperienza esistenziale. Per riuscire a cucinare questo minestrone immangiabile, il regista trasporta una coppia di fratelli (figli di un industrialotto piemontese di passamaneria, a sua volta separato dalla moglie "sognatrice" e quindi considerata una pazza nella sua logica produttivista, che lavorano nell'azienda di famiglia e già non si capisce perché, essendo nati e vivendo ad Agro, immaginaria cittadina presso Torino, si esprimano, a differenza del genitore, in romanesco); diversi per età, interessi, mentalità, tendenze sessuali (uno è in attesa che la moglie perfino più nevrotica di lui gli scodelli un figlio e l'altro, più giovane, è un gay non - ancora - dichiarato) prima a Barcellona, dove Davide, il minore, segue Loris a vedere la semifinale di Champions League del 2010 tra i blaugrana e l'Inter, grande passione del secondo, e lì incontra Andy, un giovane cileno in fuga da sé stesso ma soprattutto da ogni responsabilità, che se la tira da ecologista impegnato, e lo segue, convinto di aver trovato l'amore della sua vita, a Santiago, il giorno dopo, anzi; proprio nel mentre al Camp Nou si giocherebbe l'incontro (a metà del pomeriggio, prima di una serie infinita di incongruenze). Una volta giunto nella capitale cilena, dove in pieno autunno australe e ai piedi delle Ande si gira in T-shirt e braghette, viene accolto in una improbabile comune di aderenti a Green Peace (assai più odiosi che "equosolidali"), si avvede che il bell'Andy ha una fidanzata, Ana, che aveva piantato in asso andandosene in Europa senza fare un plissé a fare l'alternativo figo, non si capisce con quali soldi, e il giorno successivo già prende parte a un'azione sul mare (verosimilmente a Valparaíso, ma questo il film non lo dice), che pure dista un centinaio di chilometri e tornando alla base un attimo dopo. Dai prelievi sulla carta di credito aziendale Loris arguisce la meta di Davide e lo raggiunge immantinente, con lo scopo di recuperarlo e, finalmente, "comunicare" con lui. Una volta a Santiago si affida a Lucho, un tassista che è il solo personaggio plausibile (e pertanto non sviluppato) del film, interpretato dall'unico attore degno di questo nome di tutto il cast, e ha inizio un improbabile doppio inseguimento, di Davide e Ana ad Andy, di cui si sospettano intenzioni suicide, e di Loris e Lucho a loro, fino in Patagonia, non fino in fondo, come dice il titolo, ma limitatamente al Glaciar de San Rafael, nel Chile Chico a ridosso del confine argentino, sul Lago Buenos Aires. Il gruppo diventa di quattro, a cui si aggiunge un'improbabile coppia di statunitensi di mezza età che va in pellegrinaggio nel parco nazionale a commemorare il figlio lì scomparso. Tra le varie perle inesorabilmente infilzate da une sceneggiatura demenziale, il tango come tipica musica di sottofondo che si ascolterebbe nei bar di Santiago; cileni che parlano con accento porteño (però Andy lo fanno parlare come un cileno vero, che si divora pezzi di parola col risultato di essere inintelligibile); un incontro vis à vis sulla Carretera Austral con un guanaco, animale notoriamente timidissimo, che rimane impalato come una sfinge a farsi immortalare senza darsela a gambe; la finale di Champions League trasmessa in diretta al mattino in Cile quando a Madrid sarebbero state le tre del pomeriggio (ed erano invece le 21 quando si giocò realmente); un forno da cucina usato come incubatrice per resuscitare un pulcino che risultava stecchito; l'outing di Davide nel momento stesso del primo gol di Milito: troppo anche per un "beneamante" come me che vede con occhio benevolo ogni tentativo del cinema nostrano di sprovincializzarsi un po'. In sostanza, una rara fusione tra luogocomunismo tipico delle nostre produzioni e ciarlataneria. Unico aspetto positivo del film la fotografia, affidata a mani esperte e a cui contribuiscono i paesaggi mozzafiato della Patagonia, mentre il montaggio sembra curato da uno schizzato in preda a delirio anfetaminico, e il ritratto di un Paese infelice e, questo sì, di gente che ha ancora paura della propria ombra anche anni dopo la morte di Pinochet, mai nominato nemmeno di striscio (la produzione è anche cilena, non a caso...) A Lunardelli suggerirei amichevolmente di tornare ai documentari, in cui pare sia davvero bravo, e di affidarsi, in un eventuale prossimo tentativo registico, a uno sceneggiatore che abbia una vaga idea di quel che sta facendo. Scoraggiante: di peggio, in questi ultimi anni, ho visto solo questa boiata.

mercoledì 11 giugno 2014

Nec Recisa Recedit

INCHIESTA DELLA PROCURA DI NAPOLI

Gdf, indagato per corruzione il comandante in seconda Bardi

L’inchiesta della Procura di Napoli ha portato anche all’arresto del comandante di Livorno Mendella per presunte verifiche fiscali «pilotate» nel capoluogo partenopeo

lunedì 9 giugno 2014

Walesa - L'uomo della speranza

"Walesa - L'uomo della speranza" (Walesa. Czloviek z nadziei) di Anrzej Wajda, Ewa Brodzka. Con Robert Wieckiewicz, Agnieszska Grochowska, Zbigniew Zemachowski, Cezary Kosinski, Maria Rosaria Omaggio, Miroslav Baka, Maciej Stuhr, Polonia 2013 ★★★★
Wajda (qui in collaborazione con la collega Ewa Borodzka) è un maestro, il più grande regista polacco, Paese dalle solide tradizioni cinematografiche, e per quanto questo non sia un capolavoro assoluto, è un film che è doveroso vedere da un lato come documentazione, per capire un personaggio della storia contemporanea che ha contribuito forse ancor più di Gorbaciov e dell'altro polacco, Govanni Paolo II, alla chiusura di quello che Hobsbawm ha felicemente battezzato il "secolo breve", il Novecento. Lech Walesa; dall'altro per le straordinarie interpretazioni di tutti gli attori - e la loro incredibile somiglianza con gli "originali" -, in particolare quelle dei personaggi principali: l'elettricista dei cantieri navali di Danzica, sua moglie Donuta e Maria Rosaria Omaggio nei panni dell'odiosa quanto brava (tocca ammetterlo) Oriana Fallaci, che va a intervistarlo una seconda volta nella sua casa di Danzica per cercare di capire fino a fondo l'uomo. E' questo l'espediente usato da Wajda, l'intervista che un Walesa all'inizio recalcitrante concede alla giornalista più famosa al mondo: i due, di carattere altrettanto fumantino e provvisti entrambi di un ego smisurato, due autentici galli in un pollaio, si beccano in continuazione ma sono schietti e sinceri e alla fine si trovano e procedono di conserva, tra ricordi, battute, in una gara a chi è più bravo a smascherare l'altro: entrambi usciranno vincitori. Nel corso di questo duello dialettico si inseriscono i ricordi della prima insurrezione di Danzica, nel 1970, dei ripetuti arresti di Walesa (che, padre di sei figli, firma un foglio che potrebbe suonare come promessa di collaborazione con la polizia politica per essere rilasciato), della ripresa delle lotte fino alla nascita del sindacato libero Solidarnosc e della seconda rivolta della città anseatica nel 1980, con sempre al centro i suo celebri cantieri navali, e il conseguente colpo di stato di Jaruzelski dell'anno successivo (che evitò quantomeno il diretto intervento sovietico) e dei rapporti con Karol Wojtyla, divenuto pontefice nel 1978. La ricostruzione dei fatti, frammischiata a immagini di repertorio, è così  credibile e realizzata con un'attenzione particolare ai dettagli così precisa che si fatica a distinguerle tra loro. Tutto questo ne fa un documento eccezionale firmato da un regista che conosce come pochi il suo Paese (peraltro centrale nelle vicende europee) e i fatti che vi sono accaduti, da renderne la visione un obbligo per chi è minimamente interessato alla storia recente del nostro Continente, e altamente consigliato in Italia dove la memoria storica fa difetto. 

sabato 7 giugno 2014

In ordine di sparizione

"In ordine di sparizione" (Kraftidioten) di Hans Petter Moland. Con Stellan Skarsgard, Bruno Ganz, Pal Sverre Hagen, Jakob Ofterbro, Tobias Santelmann, Brigitte Hjort Sorensen e altri. Norvegia, Svezia 2014 ★★★¾
In ordine di sparizione, con una bella epigrafe con tanto di croce, normale od ortodossa, mezzaluna o stella di Davide a seconda della religione di appartenenza: così vengono tolti man mano dal cast i vari personaggi che vengono eliminati dalla sete di vendetta di Nils, un  tranquillo uomo di mezza età che vive in una regione isolata della Norvegia che tiene collegata al mondo sgombrando l'unica strada d'accesso con un enorme spazzaneve, la cui vita viene sconvolta dalla morte del giovane figlio. Secondo la polizia locale (gli spaesati agenti sembrano presi di peso da "Fargo" dei Coen) a causa di un'overdose ma, a differenza della madre, Nils non ci crede e scopre che è stato eliminato per sbaglio in una resa dei conti per uno sgarro tra spacciatori di droga. Nils si scatena e risale la filiera fino a giungere al capo della gang, un individuo schizzato e paranoico, amante e vegano fanatico, feroce sul "lavoro" quanto inadeguato e nevrotico come padre ed ex marito. Oltre a questa banda di delinquenti locali, a cui per un certo tempo apparteneva anche il fratello di Nils, che cerca di dargli una mano procurandogli un improbabile killer sino-danese, nel gioco si innesta anche una ruspante mafia serba, capitanata da "baba", interpretato splendidamente da Bruno Ganz, in una serie di vendette incrociate  che si conclude, dopo un tuorbillon indiavolato, letteralmente col botto. Rimarranno i due "veci", Stellan Skardgard e Bruno Ganz, degni interpreti di un film divertente, ispirato dichiaratamente a Tarantino, Kitano e ai Coen prima maniera, com'è stato notato da più parti, ma io ci aggiungo anche, senza andare troppo lontano, nella vicina Finlandia, un tocco del grande Aki Kaurismäki. Perché anche gli scandinavi sanno fare ottimi film d'azione ed essere divertenti e dissacranti. Belle riprese, ottima fotografia, due ore passate in maniera godibile per chi, come me, ama il genere. 

giovedì 5 giugno 2014

Venezia, il Mose e un suicidio assistito


Ripropongo di seguito, e mi auguro non me ne vogliano né l'autore né gli amici del "Fatto Quotidiano", a cui sono abbonato dalla nascita del giornale, un articolo uscito stamattina sullo stesso, che riassume quanto c'è da dire sul Mose e sulla volontà di uccidere definitivamente Venezia da parte della maggioranza dei suoi stessi abitanti e di coloro che, in pura teoria, sono incaricati di preservarla. Aggiungo una considerazione personale. Ciò che è scritto in sostanza nell'articolo, e in particolare che il collasso dell'equilibrio lagunare, il cui governo attentissimo fu alla base della storia e della ricchezza di una Città che fu anche una Repubblica e un Impero (parafraso il titolo di un ottimo libro dello storico veneziano Alvise Zorzi) avvenne con la sciagurata scelta di dragare la Laguna per scavare, negli anni Sessanta, il Canale dei Petroli e poi gli altri che permettono l'entrata delle oscene navi da crociera cui è criminalmente consentito un ulteriore sfregio in tutti i sensi della città, ricordo che lo scrissi a 12 anni, nel 1967, in prima media, nell'unico tema in cui, in quel disgraziato triennio frequentato in una pessima scuola milanese, fui "premiato" con un sette e in cui non mi fu rinfacciato dI non aver rispettato la traccia, e il commento dell'insegnante di italiano fu, me lo ricordo bene, "Quando il tema ti interessa sai scrivere anche tu, venesiàn!". Era passato qualche mese dall'alluvione del novembre 1966 che si abbattè con effetti disastrosi sulle due maggiori città d'arte italiane (e mondiali): Firenze e, per l'appunto, Venezia; Indro Montanelli aveva lanciato sulle pagine del "Corriere della Sera" la prima vera battaglia ecologista fatta in Italia e il tema era d'attualità e filtrava perfino nelle scuole più retrive come quella che frequentavo io. Per dire che bastava conoscere il Principio di Archimede, quello che tutti abbiamo sperimentato empiricamente immergendoci in una vasca da bagno, e che sta alla base dell'idraulica, per capire la portata della decisione demenziale di dare vita a quell'opera. Il Mose, classico esempio di "pezo el tacòn del buso", (Mosè cui il sistema ingegneristico delle paratie mobili rimanda, dividendo le acque per far passare gli ebrei alzò il livello di quelle "spartite") non è che l'inevitabile conseguenza di scelte di una miopia che rasenta la cecità, fatte con intenti puramente speculativi e contrabbandate come necessarie per uno sviluppo che si rivelerà presto immancabilmente insostenibile, foriero di lavoro (sfruttato e che produce morte: vedi Petrolchimico di Marghera e, oggi, Ilva di Taranto) e benessere (dei bottegai avidi e altrettanto cancerogeni, di cui è esponente perfetto Renato Brunetta), grazie alla definitiva disneyificazione di Venezia. Tutte cose che vedeva ed era in grado di capire e spiegare allora un ragazzino di 12 anni, nemmeno particolarmente brillante, almeno non nella valutazione dei suoi insegnanti, visto le insufficienze di cui ero caricato e il fatto che sono uscito dalle medie inferiori col "minimo sindacale". Ovviamente Montanari sviluppa in questo rapido pezzo il tema in modo attualizzato e con altra penna. Buona lettura


LAGUNA AL COLLASSO

Venezia, storia di un suicidio

di Tomaso Montanari

   Massimo Cacciari – tra i cui non molti meriti di sindaco di Venezia c’è quello di essersi sempre opposto al Mose – ha detto che le radici della corruzione vanno cercate nell’urgenza. Vero, ma il Mose sarebbe criminogeno anche se i suoi lavori andassero lentissimi. Perché è un progetto sbagliato in sé: frutto di quella vocazione al suicidio da cui Venezia non sembra capace di liberarsi.

   Per mille anni la Repubblica Serenissima ha vegliato sul delicato equilibrio della Laguna, che è la particolarissima “campagna” che circonda Venezia. In natura, una laguna ha una vita limitata nel tempo: o vincono i fiumi che portano materiali solidi verso il mare, e la laguna si trasforma in palude e piano piano si interra, oppure vincono le correnti marine, che tendono a renderla un golfo o una baia.

   I veneziani capirono subito che tenere in vita la Laguna salmastra voleva dire assicurarsi uno scudo naturale sia verso la terra che verso il mare. Non mancarono le discussioni: celeberrima quella cinquecentesca tra Alvise Cornaro, che avrebbe voluto bonificare la Laguna, e Cristoforo Sabbadino, che ne difese vittoriosamente la manutenzione continua. Così la storia di Venezia – ha scritto Piero Bevilacqua – è stata “la storia di un successo nel governo dell’ambiente”.

   Una storia che, con l’avvento dell’Italia unita si è, però, interrotta, ed è definitivamente collassata negli ultimi quarant’anni di malgoverno veneziano. Per fare entrare le Grandi Navi (turistiche, industriali e commerciali) si sono dragati e approfonditi i canali d’accesso in Laguna, e contemporaneamente se ne è abbandonata la secolare manutenzione .

   IL RISULTATO è stato un abnorme aumento dell’acqua alta, culminato nella vera e propria alluvione del 1966. Fu proprio quell’enorme choc che mise Venezia di fronte all’alternativa: o riprendere il governo della Laguna e mantenere l’equilibrio, o essere mangiata dall’Adriatico.

   Fu allora che emerse la terza via: il Mose, che permise di eludere la scelta tra responsabilità e consumo. L’idea era di continuare indefinitamente a violentare la Laguna e poi rimediare meccanicamente, con una gigantesca valvola che chiudesse le porte al mare. È come se un paziente ad altissimo rischio di infarto venisse persuaso dai medici a non sottoporsi ad alcuna dieta né ad alcun esercizio fisico, e a scommettere invece tutto su una costosissima e complicata operazione di angioplastica. Non verrebbe da pensare solo che i medici sono incompetenti : ma anche che hanno qualche interesse occulto nell’operazione. E se poi quei medici finissero in galera, chi potrebbe stupirsi?

   Follemente, la scelta della terapia è stata affidata direttamente ai chirurghi. Fuor di metafora: la salvezza di Venezia e del suo territorio è stata affidata a un consorzio di imprese private (il Consorzio Venezia Nuova) interessate a realizzare il costosissimo meccanismo di riparazione del danno , il Mose appunto. E tutto è stato asservito a questo ente: anche il controllo del Magistrato delle Acque, che si è trovato a ratificare (invece che a sorvegliare) scelte operate in base all'interesse privato.

  SAREBBE difficile spiegare un simile suicidio se non vedessimo che Venezia si distrugge ogni giorno in mille altri modi, prostituendosi, fino alla morte, a un turismo cannibale. Ma mentre gli abitanti continuano a scendere (sono ora 59.000: un terzo della popolazione del 1950, la metà di quella del 1510) e le Grandi Navi sembrano inarrestabili, c’è ancora chi resiste, tra mille difficoltà. Esemplare il caso di Italia Nostra, cui appartiene la voce più ferma e coraggiosa contro la morte di Venezia, una voce che un anno fa aveva documentato pubblicamente proprio la corruzione del Mose: ebbene, la soprintendente architettonica veneziana Renata Codello ha querelato l’associazione, che le rimproverava pubblicamente la difesa delle Grandi Navi, e l’autorizzazione allo scempio (futuro) del Fondaco dei Tedeschi e al raddoppio (in corso) dell’Hotel Santa Chiara sul Canal Grande (quello dove, secondo i pm, la segretaria di Giancarlo Galan avrebbe ricevuto le mazzette!). E che avvocato ha scelto la Co-dello? Ma quello del Consorzio Nuova Venezia, che controlla il Mose. Pulire la Laguna, insomma, sarà un’impresa lunga.

mercoledì 4 giugno 2014

Orsoni in gabbia


Tangenti Mose, 35 arresti: in carcere anche sindaco di Venezia

Chiesta la custodia cautelare anche per l'ex ministro e governatore Giancarlo Galan, gli atti adesso passeranno al Senato. In tutto gli indagati sono un centinaio. L'inchiesta è nata tre anni fa su un giro di fondi neri.

lunedì 2 giugno 2014

Doviđenja Beograd!

Zemun, Novo Beograd e Stari Grad viste dal colle di Gradoš
BELGRADO - L'ultima giornata del mio soggiorno belgradese l'ho trascorsa a Zemun, il più popoloso (160 mila abitanti circa) dei 17 municipi in cui è suddivisa la capitale serba. Sorge sulla sponda occidentale della foce della Sava nel suo punto di confluenza con il Danubio, di fronte a Stari Grad, la città vecchia, cui è collegata dal ponte di Branko, e a cui fu unita amministrativamente una prima volta nel 1934 e poi definitivamente nel 1945. Per lungo tempo, dalla vittoria degli austriaci sui turchi nella battaglia di Petrovaradin nel 1716 e dalla successiva Pace di Belgrado del 1739 che fissò i confini dell'Impero Austroungarico con quello Ottomano, fu l'avamposto militare nonché commerciale absburgico, e di questa impronta sono testimonianza i suoi edifici d'epoca, le sue chiese e monumenti e tutta l'atmosfera di questa che di fatto è un aggolmerato urbano autonomo che, come Stari Grad, cui fu da sempre collegata da fitta una rete di scambi e destini comuni, a volte alterni, ha una storia vecchi di quasi tremila anni, che risale al neolitico e che vide la fondazione dei due insediamenti da parte di tribù celtiche e galliche. Zemun, col nome di Taurunum, divenuta caposaldo difensivo della frontiera settentrionale dell'Impero Romano dopo che Augusto fondò la provincia della Pannonia, fu espugnata dagli unni cui seguirono altre tribù barbariche per passare al dominio ungherese ed essere al centro di dispute con l'Impero Bizantino prima ed Ottomano poi; nel secolo scorso non fu oggetto, nella Seconda Guerra Mondiale, di bombardamenti così intensi come quelli del 1941 e 1944 che distrussero definitivamente quanto era rimasto in piedi dalle distruzioni causate alla città vecchia durante la Grande Guerra, così che una sua visita rende l'idea di quale potesse essere l'aspetto della Belgrado propriamente detta tra la metà e la fine dell'Ottocento. La giornata, grigia, nuvolosa e umida, non era l'ideale ma è valsa la pena percorrerne le stradine in ciottoli su cui si affacciano le caratteristiche casette a un piano e salire in cima alla collina di Gardoš, dominata dalla Torre del Millennio eretta dagli ungheresi nel 1896 per commemorare la durata della loro presenza in Pannonia, da cui si gode una vista mozzafiato sulla confluenza dei due fiumi, Zemun, i quartieri di Novo Beograd e infine la città vecchia, dall'altro lato della Sava. 


Un tipico splavoi sul Danubio
Per concludere degnamente la serata e il viaggio, non poteva mancare una visita a un paio di splavovi, le caratteristiche chiatte o barche ancorate sulla riva del Danubio e della Sava adibite a ristoranti, ritrovi, club e discoteche, ma anche semplicissime kafane. In una di esse, tra le più isolate, e utilizzate dai pescatori locali, ho concluso la serata gustando una delle migliori zuppe di pesce (per di più d'acqua dolce: chi l'avrebbe detto?) che mi sia mai capitato di assaggiare. Per l'occasione non ho potuto che levare in alto i boccali, rigorosamente di Jelen, la migliore birra serba, e poi i bicchierini di una strepitosa domace slivovica di produzione casalinga, con un gruppo eterogeneo di avventori locali, tutti rigorosamente tifosissimi della gloriosa Crvena Zvezda, Polisportiva la cui squadra di calcio è la più titolata della ex Jugoslavia nonché già campione d'Europa e del Mondo, in onore del grande Dejan Stankovic, già capitano dei biancorossi in gioventù prima di approdare in Italia, prima alla Lazio (con cui vinse lo storico scudetto nel 2000 oltre a coppe varie) e poi per nove anni e mezzo all'Inter, con cui ne vinse altri cinque e fu tra gli indimenticabili protagonisti del "Triplete" nella stagione 2009/2010, a cui Zemun diede i natali. Ancora una volta, zdravljie e grazie, Deki!
Dejan Stanković, nato a Zemun (Belgrado) l'11 settembre del 1978