martedì 18 luglio 2023

Animali selvatici

"Animali selvatici" (R.M.N.) di Cristian Mungiu. Con Marin Grigore, Judith State, Macrina Barladeanu, Orsolia Moldován, Andrei Finti, Mark Blenyesi, Ovidiu Crisan, Alin Panc, András Hatházy, Zoltán Deák. Romania 2022 ★★★★+

Sempre ben accolto, come tutti i suoi lavori precedenti, al Festival di Cannes dell'anno scorso (si era aggiudicato la Palma d'oro nel 2007 col suo secondo film, 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni), Animali selvatici di Cristian Mungiu esce in Italia in questa estate ancora più magra del solito in quanto a programmazione, nonostante la strombazzata iniziativa del cosiddetto Ministero della Cultura, Cinema Revolution (ma non bisognava evitare termini stranieri?) che, dal 16 giugno al 16 settembre, prevede un costo del biglietto di soli 3,5 € per i film italiani ed europei: ben pochi. Ben tornato, dunque, al regista rumeno, che sa raccontare attraverso storie semplici ma esemplari che coinvolgono persone del tutto comuni sia il suo Paese, contraddittorio, variegato, complesso, in bilico tra Est e Ovest, passato e presente, sia i cortocircuiti che questo fragile equilibrio comporta da un punto di vista individuale e di gruppo. Anche questa volta Mungiu ambienta la vicenda in un villaggio immaginario della Transilvania, luogo emblematico di contrasti: terra di appartenenza instabile, dove da secoli convivono, non sempre senza contrasti, etnie diverse, si incrociano religioni, mentalità e interessi differenti, e si conservano gelosamente le rispettive tradizioni. Un piccolo mondo, dunque dove operano però le stesse dinamiche che si vedono altrove, in un mondo globalizzato che non è capace farvi fronte, perché sfuggono a ogni controllo essendo il risultato dello stesso, rapace meccanismo che sta dietro al liberismo finanziario e alla dittatura del "Mercato". Il protagonista, Matthias, che ha mollato il macello dove lavorava in Germania dopo un alterco con un sorvegliante che lo aveva apostrofato come "zingaro", rientra al paese d'orgine poco prima di Natale e deve affrontare il figlio, Rudi, di 8 anni, diventato afasico dopo aver visto una misteriosa creatura che lo ha terrorizzato aggirarsi nei boschi lungo il percorso che lo porta a scuola e dove non vuole più recarsi da solo; il padre Otto, un anziano pastore di pecore benvoluto da tutti che pare colpito da narcolessi e che viene sottoposto a una TAC (RNM in rumeno, che è però anche l'acronimo di Romania, come nel titolo in lingua originale...), una moglie iperprotettiva nei confronti del figlio con cui non comunica quasi più; un'amante di lungo corso con cui ha un rapporto complesso, Csilla, colta, intelligente, diventata le dirigente di un panificio di successo che per ottenere un finanziamento dall'Unione Europea deve assumere tre lavoratori che vengono dallo Sri Lanka, poiché gli stipendi sono troppo bassi perché la gente del luogo li accetti, e che così va a sua volta a cercare lavoro all'estero ed emigra, mentre chi rimane sfoga le proprie frustrazioni sui tre poveri cristi, peraltro bravissimi lavoratori, benvoluti dai loro colleghi. Niente da fare: il pregiudizio ha la meglio. Dapprima vengono minacciati, poi aggrediti; chi li ospita (i suoceri di Matthias) costretto a sloggiarli dalle stanze che aveva loro affittato; va a finire che li accoglie in casa propria Csilla, suscitando le gelosie dello stesso Matthias; per chiudere in crescendo viene convocata un'assemblea pubblica, ed è la scena magistrale del film, di una dozzina di minuti, in piano sequenza, in cui l'intera popolazione del villaggio esprime il proprio punto di vista, per lo più in base a dei pregiudizi: religiosi (mentre nessuno dei tre è musulmano e uno perfino cattolico praticante), sanitari, di fatto razzisti, cose che si sentono tutti i giorni non solo al bar ma anche in televisione dalle nostre parti. Assioma su cui tutti i gruppi, dagli ungheresi, ai tedeschi ai rumeni concordano è: ma come, dopo essere riusciti a cacciare gli zingari (altra popolazione che da secoli vive in Romania come anche in altri Paesi dell'Europa Orientale), ci dobbiamo tenere questi qua? Il tutto mentre scorre la vita normale del paesino, viene festeggiato il Natale da ognuno secondo le proprie usanze, le famiglie si riuniscono, Matthias gironzola svogliato non sapendo cosa fare del suo futuro e dei suoi rapporti. L'unico lucido appare proprio Rudi che, in mezzo a tanti discorsi assurdi, ha scelto il silenzio dopo avere visto in azione gli "animali selvatici" del titolo, che non sono gli orsi, che un giovane cooperante francese è venuto a censire per conto della sua organizzazione animalista, ma gli abitanti umani del paese... Grande rigore nella regia, racconto lineare ed equilibrato pur procedendo a ritmi alternanti a seconda delle circostanze, interpreti tutti credibili e nella parte, un film molto bello in cui Mungiu, come suo solito, non giudica nessuno ma lascia parlare i fatti che racconta dai protagonisti della storia. 

martedì 11 luglio 2023

Indiana Jones e il quadrante del destino

"Indiana Jones e il quadrante del destino" (Indiana Jones and the Dial of Destiny) di James Mangold. Con Harrison Ford, Phoebe Waller Bridge, Mads Mikkelsen, Toby Jones, Ethan Isidore, Boyd Holbrook, Antonio Banderas, John Rhys-Davies e altri. USA 2023 ★★★★

Dopo quasi un mese di duro digiuno cinematografico, nulla di meglio dell'"usato sicuro", e tale è il quinto capitolo della saga di Indiana Jones, sempre interpretato, come i precedenti, da Harrison Ford, che non perde quell'aria un po' così e la sua affabile simpatia nemmeno alla bell'età di ottant'anni suonati. E il tempo che passa, o ritorna, in avanti e indietro, con relativa nostalgia, è anche il tema di questa nuova avventura, che ha il suo prologo nel 1944 quando Indy, un Harrison Ford mirabilmente ringiovanito grazie alle magie del digitale, e il suo collega e amico Basil Shaw, riescono a sottrarre, nel corso di una rocambolesca caccia al tesoro su un treno carico di nazisti in fuga con un carico di reperti archeologici, una metà dell'anticitera, un congegno inventato nientemeno che da Archimede da Siracusa quando la città era sotto l'assedio dei romani, che permette di individuare i buchi spazio-temporali e quindi viaggiare nel tempo. Lo ritroviamo nell'agosto del 1969, a New York, alla vigilia della parata che festeggia i tre astronauti reduci dalla prima missione sulla Luna con relativo sbarco, avvenuto un mese prima, all'ultimo giorno di lezione di archeologia prima di andare in pensione, immalinconito per l'imminente divorzio dalla amata moglie, rapporto andato in crisi dopo la morte del figlio; dove viene raggiunto da Helena Shaw, una bravissima e frizzante Phoebe Waller Bridge, figlia di Basil (Toby Jones, un altro grande), morto proprio a causa della fissazione per il marchingegno di Archimede, erede delle conoscenze del padre e anche della sua fissazione, però per motivi più prosaici: fare soldi vendendo reperti archeologici in aste "esclusive" e semicladestine. Aspetto che verrà alla luce solo dopo che sarà riuscita a convincere Indy a tornare all'avventura per rintracciare l'altra metà del dispositivo: e non ci vorrà molto, perché sulle sue tracce si è messo anche il Dottor Voller (Mads Mikkelsen: dire pefrtetto nella parte è poco), lo stesso con cui si era scontrato sul treno nelle Alpi 25 anni prima, il quale si trova negli USA, peraltro protetto dalla CIA, dove aveva partecipato, sotto falso nome, al  progetto Apollo grazie alle sue esperienze come progettista delle micidiali V1 e V2. Dopo un primo scontro in mezzo alla parata e poi nei meandri della metropolitana (dove Indy è protagonista di un mirabolante inseguimento a cavallo nelle gallerie e sulle banchine) la vicenda si sposta prima a Tangeri (dove Helena tiene le sue aste e dove viene inglobato nello staff di supporto anche il suo socio, il dodicenne Teddy, provvidenziale per combattere efficacemente la banda di nazisti), poi in Grecia, dove a recuperare tra i relitti di una triremi romana l'altra metà di anticitera li aiuterà Renaldo (Antonio Banderas nelle vesti di sommozzatore), vecchia conoscenza di Indy, infine a Siracusa, dove nei meandri dell'Orecchio di Dioniso il trio dovrà rinvenire la tavoletta che Indy e Helena dovranno decodificare per attivare il diabolico apparecchio, di cui necessita anche Doktor Voller per cambiare il corso della storia: nel senso però di evitare gli errori a suo giudizio fatti da Hitler, che ha fatto di tutto per perderla. Ma non torneranno nel 1944... Non rivelo la sorpresa finale, ma posso solo consigliarvi di andare a vedere anche quest'ultimo episodio, deliziosamente rétro, sapientemente diretto, raccontato e ambientato da Mangold, che non fa rimpiangere i precedenti: divertimento e quasi due ore e mezzo di relax assicurati.