domenica 29 agosto 2021

Sesso sfortunato o folle porno

"Sesso sfortunato o folle porno" (Babardeala cu buclucsao porno balamuc / Bad Luck Banging or Loony Porn) di Radu Jude con Katia Pascariu, Claudia Ieremia, Olimpia Malai e altri. Romania, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Croazia 2021 ★★★★★

Orso d'Oro alla Berlinale di questa primavera, il film di Radu Jude non è soltanto irriverente, grottesco, provocatorio, una sorta di Hellzapoppin in salsa romena, ma un piccolo capolavoro di narrazione complessa, a più strati, visualmente estremamente suggestiva e, pur utilizzando tecniche cinematografiche elementari, tradotta in un gioiello in fase di montaggio. Il prologo è contundente: una serie di filmati porno amatoriali di una coppia affiatata e godereccia, che vede come protagonista Emi, una professoressa di storia di un prestigioso liceo di Bucarest, riconoscibile nonostante parrucca e mascherine, che disgraziatamente, per un errore, finisce in rete, su PornHub e, quindi, alla velocità di un fulmine, sugli schermi dei computer e degli smartphone dei suoi allievi. Il seguito è suddiviso in tre capitoli, quanti sono a loro volta i tre possibili epiloghi della vicenda, che prende presto una piega esilarante. Nel primo vediamo Emi in une serie di piani-sequenza che la seguono da lontano mentre attraversa la città per recarsi prima a casa della preside dell'istituto per concordare una linea di comportamento e difesa, poi alla scuola, dove l'attende una riunione con gli organi scolastici e i genitori perché venga decisa la sua sorte: con la telecamera che si sofferma su dettagli di vita quotidiana, in una ventina di minuti il regista è capace di confezionare un esemplare trattato di sociologia urbana, immergendo lo spettatore nella vita reale della capitale romena nell'estate, quella del 2020, dell'uscita dalla clausura forzata da Covid senza che vi sia bisogno di alcun commento vocale perché le immagini, e le situazioni immortalate, spesso paradossali, parlano da sole. Il secondo capitolo si intitola Piccolo dizionario di aneddoti, segni e meraviglie ed è un compendio, in ordine rigorosamente alfabetico, di parole a cui sono associate immagini di vario genere: del tutto aderenti oppure subliminalmente evocative, ma che puntualmente colpiscono nel segno e fanno riflettere. Insomma, una sorta di "pausa pubblicità". La terza e ultima parte si svolge nel cortile del liceo ed è quella in cui ha luogo un vero e proprio processo a carico della professoressa, accusata di oscenità: in cosa si concretizzi quest'ultima e su come possa definirsi si innesca un delirante dibattito da parte di una platea genitoriale che rappresenta le varie classi sociali della società romena, o almeno quelle che possono permettersi di mandare i figli a studiare in un liceo rinomato in tutto il Paese, e le varie argomentazioni a favore o contro il sollevamento dall'insegnamento di Emi sono un'altra escursione nell'antropologia sia della società locale sia delle tare e delle ipocrisie globali ai tempi della pandemia e dei social network. I tre finali sono a sorpresa e quest'ultima la lascio a coloro che seguiranno il mio conssiglio di non perdersi questa preziosa e spassosissima chicca. Un applauso e un grazie a Radu Jude, un grande talento che mi auguro di rivedere presto all'opera. 

mercoledì 25 agosto 2021

In Loving Memory of Charlie "My Darling" Watts, London 02.06.1941-24.08.2021


Con Charlie Watts, storico batterista dei Rolling Stones, se n'è andato un vero Signore. Un Signor musicista, a dispetto di una critica affascinata dalla sovrabbondante spettacolarità di tanti suoi colleghi più osannati. Di scuola jazz (genere di cui era appassionato fin da bambino, in particolare aveva un culto per il suo omonimo Charlie "Bird" Parker), dotato di un tocco lieve e chirurgico, gli bastava un set essenziale per costituire assieme a Keith Richards, il membro della banda con cui legava di più e si e completava caratterialmente, la più micidiale sezione ritmica di tutto l'epopea del rock: i due sono sempre stati il motore (e l'anima) della band. Il resto era carrozzeria: di lusso ma pur sempre carrozzeria. E se n'è andato un gentiluomo, una persona per bene ma per niente un perbenista come lo dipinge ora la canea di laudatores fuori tempo massimo che imperversa sui media, garbata, di poche parole ma precise, ironiche, spesso affilate: parlava come suonava, in un modo tutto suo, preciso, senza fronzoli. Rimarrà per sempre nei cuori di chi ama davvero la musica e non solo gli aficonados da sempre dei Rolling Stones. Rest in peace, Charlie. 

domenica 15 agosto 2021

Pozzis, Samarcanda

"Pozzis, Samarcanda" di Stefano Giacomuzzi. Con Alfeo "Cocco" Carnelutti e Stefano Giacomuzzi. Italia 2021 ★★★★★

Presentato al Visionario di Udine il 20 luglio scorso, in occasione di una proiezione da "tutto esaurito" e visto un paio di settimane fa, ho atteso la ricorrenza ferragostana per parlare brevemente di questo gioiellino del tutto inconsueto e segnalarlo, in particolare ai friulani, visto che è parlato in lingua indigena, ma anche per i foresti che avessero la fortuna che capiti dalle loro parti (anche la versione originale è opportunamente sottotitolata: io che sono originario da queste parti e ci vivo da vent'anni capivo, e vagamente, al massimo la metà di quel che vi veniva detto). Formalmente incasellato nella categoria dei documentari, è in realtà un film di viaggio esemplare, primo lungometraggio del 22 enne regista Stefano Giacomuzzi, che per il suo esordio ha reso possibile il sogno del 73enne Alfeo "Cocco" Carnelutti, ex corridore motociclistico, unico abitante di Pozzi, frazione di Verzegnis, paese sperso sulle montagne della Carnia, una vita complicata da un grave incidente, lunghi ricoveri per trattare la malattia Crohn da cui è affetto, una condanna, scontata, a 10 anni per omicidio alle spalle (riguardo al quale esistono molti dubbi che sia in vero responsabile, ma lui non vuol parlarne), ossia di andare in Oriente a bordo di una Harley Davidson del 1939 da lui restaurata: la sua méta sarebbe stata la fu Stalingrado, poi col suo giovane amico si accordano su un traguardo più evocativo e suggestivo: Samarcanda, città millenaria, incrocio di civiltà e culture diverse. Il film racconta questo viaggio, con le sue complicazioni (giunti nel Caucaso, Cocco avrà un serio problema sanitario che gli impedirà di risalire in sella per qualche tempo, per cui la moto verrà caricata sul furgone che il regista usa per le apparecchiature, la piccola troupe che l'accompagna e l'assistenza all'indomito centauro), le situazioni che si presentano, i paesaggi, soprattutto il rapporto con il prossimo: dappertutto, nonostante le (apparenti) barriere linguistiche, Cocco riesce a farsi capire perfettamente (come ben sa chi intende il viaggio come esperienza di vita e occasione soprattutto di incontri in primis con sé stesso, e non come turismo), intendersi e benvolere; tema parallelo è la complicità e amicizia, anch'esse apparentemente improbabili, che si sviluppano tra i due protagonisti, che hanno mezzo secolo di differenza d'età, e che in realtà si integrano alla perfezione dandosi reciprocamente la forza di realizzare il loro sogno, rispettivamente il viaggio della vita, 8000 chilometri che separano due realtà agli opposti per Cocco, e quello del primo vero film per Stefano Giacomuzzi. Una perla. 

sabato 7 agosto 2021

Genius loci

 

     

    La lettura giusta (attuale più che mai) nel posto giusto

mercoledì 4 agosto 2021

Il giorno e la notte

"Il giorno e la notte" di Daniele Vicari. Con Isabella Ragonese, Matteo Martari, Francesco Acquaroli, Barbara Esposito, Elena Gigliotti, Dario Aita, Giordano Del Piano, Milena Mancini, Vinicio Marchioni, Italia 2021 ★★★-

Mah: per essere un film girato in condizioni decisamente particolari, "a distanza", durante il lockdown "duro" della primavera scorsa, peraltro disponibile su RaiPlay (quindi gratuitamente su una - meritoria - piattaforma accessibile a tutti e che offre quel che di meglio passa il "convento" RAI o è di sua produzione) merita la sufficienza, ma è anche vero che da Daniele Vicari, regista di Diaz sul massacro del G8 genovese del 2001, ma anche di une delle migliori serie che girano in TV, quella dell'Alligatore, personaggio creato da Massimo Carlotto, mi aspettavo di più. Qui per l 'occasione ha utilizzato l'Alligatore in persona, il veronese Matteo Martari, l'unico dei personaggi del film che non è bloccato a Roma, dove vige un divieto di uscire dalle proprie abitazioni a causa dell'allarme per un attacco terroristico con armi chimiche, che dura appunto un giorno e una notte: si trova in un'azienda agricola del Veronese, appunto, e colloquia via smartphone  con la nuova fiamma, Isabella Ragonese, che stava per raggiungerlo ma è costretta a fare dietro front quando non era nemmeno salita sulla metropolitana per Termini: i classici bisticci per saggiare l'altro e i tira-e-molla di una coppia in formazione; un'altra coppia, afflitta dal lutto per la morte del figlio, è separata in casa (Francesco Acquaroli-Barbara Esposito); un'ulteriore coppia di sceneggiatori e attori (anche nella vita: Elena Gigliotti e Dario Aita) litiga per motivi professionali ma non solo, mischiando lavoro, sentimenti, finzione e realtà; infine la moglie del migliore amico di un restauratore (rispettivamente Giordano Del Piano, Milena Mancini e Vinicio Marchioni), si rifugia proprio da quest'ultimo malcapitato, segretamente innamorato della donna da sempre, per cercare conforto e comprensione. Le situazioni che si creano le avranno vissute milioni di famiglie nel corso dell'ultimo anno "covidoso" e non sto a entrare nei dettagli, noto però che siamo sempre nell'ambito della commedia, per quanto garbata, dell'ambiente cinematografaro e romanesco, e quindi dello stravisto, in cui l'elemento originale si limita al motivo per cui si è obbligati a restare tappati nelle proprie case, all'interno delle quali, come ben si sa, si scatenano mostri, solitamente ben peggiori di quelli che con sottile ironia sono evocati in questo film. Che comunque si fa vedere, benché girato, come ricordato, in "emergenza" e in assenza, perché gli attori sono tutti bravi e credibili e Vicari ci sa fare.