domenica 15 agosto 2021

Pozzis, Samarcanda

"Pozzis, Samarcanda" di Stefano Giacomuzzi. Con Alfeo "Cocco" Carnelutti e Stefano Giacomuzzi. Italia 2021 ★★★★★

Presentato al Visionario di Udine il 20 luglio scorso, in occasione di una proiezione da "tutto esaurito" e visto un paio di settimane fa, ho atteso la ricorrenza ferragostana per parlare brevemente di questo gioiellino del tutto inconsueto e segnalarlo, in particolare ai friulani, visto che è parlato in lingua indigena, ma anche per i foresti che avessero la fortuna che capiti dalle loro parti (anche la versione originale è opportunamente sottotitolata: io che sono originario da queste parti e ci vivo da vent'anni capivo, e vagamente, al massimo la metà di quel che vi veniva detto). Formalmente incasellato nella categoria dei documentari, è in realtà un film di viaggio esemplare, primo lungometraggio del 22 enne regista Stefano Giacomuzzi, che per il suo esordio ha reso possibile il sogno del 73enne Alfeo "Cocco" Carnelutti, ex corridore motociclistico, unico abitante di Pozzi, frazione di Verzegnis, paese sperso sulle montagne della Carnia, una vita complicata da un grave incidente, lunghi ricoveri per trattare la malattia Crohn da cui è affetto, una condanna, scontata, a 10 anni per omicidio alle spalle (riguardo al quale esistono molti dubbi che sia in vero responsabile, ma lui non vuol parlarne), ossia di andare in Oriente a bordo di una Harley Davidson del 1939 da lui restaurata: la sua méta sarebbe stata la fu Stalingrado, poi col suo giovane amico si accordano su un traguardo più evocativo e suggestivo: Samarcanda, città millenaria, incrocio di civiltà e culture diverse. Il film racconta questo viaggio, con le sue complicazioni (giunti nel Caucaso, Cocco avrà un serio problema sanitario che gli impedirà di risalire in sella per qualche tempo, per cui la moto verrà caricata sul furgone che il regista usa per le apparecchiature, la piccola troupe che l'accompagna e l'assistenza all'indomito centauro), le situazioni che si presentano, i paesaggi, soprattutto il rapporto con il prossimo: dappertutto, nonostante le (apparenti) barriere linguistiche, Cocco riesce a farsi capire perfettamente (come ben sa chi intende il viaggio come esperienza di vita e occasione soprattutto di incontri in primis con sé stesso, e non come turismo), intendersi e benvolere; tema parallelo è la complicità e amicizia, anch'esse apparentemente improbabili, che si sviluppano tra i due protagonisti, che hanno mezzo secolo di differenza d'età, e che in realtà si integrano alla perfezione dandosi reciprocamente la forza di realizzare il loro sogno, rispettivamente il viaggio della vita, 8000 chilometri che separano due realtà agli opposti per Cocco, e quello del primo vero film per Stefano Giacomuzzi. Una perla. 

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