"Sesso sfortunato o folle porno" (Babardeala cu buclucsao porno balamuc / Bad Luck Banging or Loony Porn) di Radu Jude con Katia Pascariu, Claudia Ieremia, Olimpia Malai e altri. Romania, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Croazia 2021 ★★★★★
Orso d'Oro alla Berlinale di questa primavera, il film di Radu Jude non è soltanto irriverente, grottesco, provocatorio, una sorta di Hellzapoppin in salsa romena, ma un piccolo capolavoro di narrazione complessa, a più strati, visualmente estremamente suggestiva e, pur utilizzando tecniche cinematografiche elementari, tradotta in un gioiello in fase di montaggio. Il prologo è contundente: una serie di filmati porno amatoriali di una coppia affiatata e godereccia, che vede come protagonista Emi, una professoressa di storia di un prestigioso liceo di Bucarest, riconoscibile nonostante parrucca e mascherine, che disgraziatamente, per un errore, finisce in rete, su PornHub e, quindi, alla velocità di un fulmine, sugli schermi dei computer e degli smartphone dei suoi allievi. Il seguito è suddiviso in tre capitoli, quanti sono a loro volta i tre possibili epiloghi della vicenda, che prende presto una piega esilarante. Nel primo vediamo Emi in une serie di piani-sequenza che la seguono da lontano mentre attraversa la città per recarsi prima a casa della preside dell'istituto per concordare una linea di comportamento e difesa, poi alla scuola, dove l'attende una riunione con gli organi scolastici e i genitori perché venga decisa la sua sorte: con la telecamera che si sofferma su dettagli di vita quotidiana, in una ventina di minuti il regista è capace di confezionare un esemplare trattato di sociologia urbana, immergendo lo spettatore nella vita reale della capitale romena nell'estate, quella del 2020, dell'uscita dalla clausura forzata da Covid senza che vi sia bisogno di alcun commento vocale perché le immagini, e le situazioni immortalate, spesso paradossali, parlano da sole. Il secondo capitolo si intitola Piccolo dizionario di aneddoti, segni e meraviglie ed è un compendio, in ordine rigorosamente alfabetico, di parole a cui sono associate immagini di vario genere: del tutto aderenti oppure subliminalmente evocative, ma che puntualmente colpiscono nel segno e fanno riflettere. Insomma, una sorta di "pausa pubblicità". La terza e ultima parte si svolge nel cortile del liceo ed è quella in cui ha luogo un vero e proprio processo a carico della professoressa, accusata di oscenità: in cosa si concretizzi quest'ultima e su come possa definirsi si innesca un delirante dibattito da parte di una platea genitoriale che rappresenta le varie classi sociali della società romena, o almeno quelle che possono permettersi di mandare i figli a studiare in un liceo rinomato in tutto il Paese, e le varie argomentazioni a favore o contro il sollevamento dall'insegnamento di Emi sono un'altra escursione nell'antropologia sia della società locale sia delle tare e delle ipocrisie globali ai tempi della pandemia e dei social network. I tre finali sono a sorpresa e quest'ultima la lascio a coloro che seguiranno il mio conssiglio di non perdersi questa preziosa e spassosissima chicca. Un applauso e un grazie a Radu Jude, un grande talento che mi auguro di rivedere presto all'opera.
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