mercoledì 30 agosto 2023

Following

"Following" di Christopher Nolan. Con Jeremy Theobald, Alex Haw, Lucy Russell, John Nolan, Dick Bradsell e altri. Gran Bretagna 1998 ★★★★+

In occasione dell'uscita "col botto" di Oppenheimer di Christopher Nolan, grazie alla benemerita casa di distribuzione torinese Movies Inspired è stato riesumato, doppiato in italiano e presentato nelle sale, con 25 anni di ritardo, il film d'esordio del regista londinese, un esemplare thriller condensato in 70 minuti, girato in un elegante e impeccabile bianco e nero con un budget di soli 6000 U$S dell'epoca nell'arco di nove mesi durante i fine settimana, di cui Nolan ha scritto soggetto e scenografia, oltre a dirigerlo, firmare le fotografia, curare il montaggio e coprodurlo: in nuce, vi ritroviamo tutte le caratteristiche e qualità dei suoi futuri successi hollywoodiani, di botteghino oltre che di critica. Raccontato in flashback, è il meccanismo infernale in cui rimane incastrato Bill (Jeremy Theobald), un giovane aspirante scrittore che, a corto di idee, per far scattare l'ispirazione si mette a seguire di nascosto degli sconosciuti, cercando di scoprirne la vita, per dare corpo ai futuri personaggi dei suoi racconti. Tutto bene finché incappa nel misterioso Cobb (Alex Haw), un topo d'appartamenti particolare, che lo "sgama" immediatamente e ne fa il proprio complice e burattino, facendolo invaghire di una tipica dark lady hitchcockiana (Lucy Russell, ovviamente bionda, anche lei all'esordio) e manipolandolo senza che lui riesca a rendersene conto nemmeno a posteriori, quando racconterà la propria assurda vicenda a un poliziotto (John Nolan, che non mi risulta essere parente del regista), salvo rendersi conto di essere rimasto intrappolato, senza alibi e con tutte le prove a carico di un omicidio che non ha compiuto. Suddiviso in brevi quanto significativi episodi, con innumerevoli sbalzi spazio-temporali, però perfettamente sincronizzati, che coinvolgono vieppiù l'attenzione dello spettatore, ha l'andamento circolare dei primi film di Quentin Tarantino ma uno stile del tutto british, e non mancano i richiami a un altro dei suoi evidenti punti di riferimento: Stanley Kubrick. Interpreti eccellenti, anche se semisconosciuti dalle nostre parti, scelti e diretti con grande accuratezza, una colonna sonora eccellente, ritmo implacabile ne fanno un noir emblematico: un esercizio di stile molto riuscito all'interno di un genere molto amato ma non solo: è anche un film sulla solitudine e sulla spersonalizzazione della vita metropolitana, in questo caso di una città come Londra, dipinta in modo lontano dai consueti cliché che ne fanno un polo d'attrazione per turisti, finanzieri e gonzi di vario genere. 

domenica 27 agosto 2023

Kursk

"Kursk" di Thomas Vinterberg. Con Matthias Schoenaerts, Léa Seydoux, Colin Firth, Michael Nyqvist, Peter Simonischek, Max von Sydow, Martin Brambach, Guido De Craene, August Diehl, Zlatko Burić, Magnus Millang e altri. Francia, Belgio, Lussemburgo 2018 ★★★1/2

Presentato all'International Film Festival di Toronto nel 2018 e uscito nelle sale francesi nello stesso anno, questo film di Thomas Vinterberg, non l'ultimo arrivato, era inspiegabilmente sparito nel nulla salvo venire riesumato, dopo aver grattato il fondo del barile, in un vano tentativo di salvare Cinema Revolution, la grottesca iniziativa del novello MinCulPop nel velleitario quanto vano sforzo di ridare vita a una stagione cinematograficamente morta come quella estiva. Il regista danese si cimenta questa volta con l'adattamento del romanzo omonimo di Robert Moore che ricostruisce la storia, vera, della vicenda del sottomarino russo K-141 a propulsione nucleare che durante un'esercitazione si inabissò il 10 agosto del 2000 nel Mare di Barents in seguito all'esplosione di un missile che si era surriscaldato e di una successiva, inabissandosi sul fondale, 500 metri sotto la superficie del mare. Dei 118 uomini a bordo se ne salvarono in un primo momento 23, guidati dal capitano Mikhail Averin (Matthias Schoenaerts), che riuscirono a rifugiarsi in un uno dei compartimenti a tenuta stagna dello scafo. Dopo un prologo che familiarizza lo spettatore col gruppo di marinai "inquadrandoli" nella città dove ha sede la base militare a cui appartengono durante la festa di matrimonio di uno di essi, il film ricostruisce i cinque giorni successivi all'incidente, la cui notizia in un primo momento non viene confermata ufficialmente dalle autorità russe, ma di cui è al corrente il commodoro inglese David Russell (il sempre impeccabile Colin Firth) che a bordo di una nave NATO segue da lontano le operazioni dell'eterno nemico e offre alla controparte la (anche interessata) assistenza quando si scopre che qualcuno dell'equipaggio è in vita, perché gli uomini dell'equipaggio, rimasti senza collegamenti radio, a intervalli regolari battevano con un martello sulle pareti metalliche del sottomarino. Il racconto si alterna fra ciò che avviene all'interno e all'esterno del sottomarino: l'angoscia di chi sta a bordo e vede ridursi le speranze di sopravvivenza col venir meno dell'ossigeno, la mancanza di corrente e la progressiva infiltrazione d'acqua, e di chi, a cominciare dai famigliari dei marinai, all'esterno, si scontra col muro di gomma delle autorità russe che prima nascondono l'accaduto, poi si trincerano dietro il segreto militare, per coprire la propria impreparazione e impotenza (dopo il decennio di Eltsin - Putin era salito al potere solo da pochi mesi - l'apparato militare ex sovietico versava in uno stato pietoso), mentre rifiutavano categoricamente l'aiuto straniero (da parte della nave inglese e di una norvegese specializzata nel recupero di sottomarini). Elemento comune è l'attesa dell'inevitabile, dato il protrarsi dello stallo che si instaura. La pellicola è di impianto solido e direi classico, molto "inglese" nonostante sia stata voluta e prodotta da Luc Besson, se si vuole prevedibile (essendo la vicenda nota e viva nei ricordi di chi l'ha seguita su giornali e TV all'epoca) e dà agio a Vinterberg di prodursi in quella introspezione psicologica dei vari personaggi e nella attenta osservazione e svelamento delle dinamiche sia individuali sia di gruppo che caratterizzano tutti i suoi lavori: lo agevola in questo un cast di alto livello dove, oltre a due già citati, brillano Peter Simonischek nei panni dell'ammiraglio Grudinsky, l'imperituro Max von Sidow in quelli del pari grado Vladimir Petrenko, una brava Léa Seydoux e Mikael Nyqvist nella sua ultima interpretazione prima della prematura scomparsa. 

venerdì 18 agosto 2023

I peggiori giorni

"I peggiori giorni" di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo. Con Edoardo Leo, Massimiliano Bruno, Anna Foglietta, Renato Carpentieri, Giuseppe Battiston, Fabrizio Bentivoglio, Anna Ferzetti, Ricky Memphis, Neri Marcorè, Claudia Pandolfi, Antonella Attili, Rocco Papaleo, Giovanni Storti, Marco Bonini, Massimo Wertmüller e altri. Italia 2023 ★★★

Uscito come programmato per Ferragosto (e già per questo benemerito, in considerazione di una stagione estiva più infausta del solito) I peggiori giorni conclude una carrellata iniziata con I migliori giorni tra i vizi, le contraddizioni e le miserie nazionali attraverso una serie di istantanee scattate durante le festività più significative che costellano il calendario. Vale per questa seconda parte del trattatello per immagini quanto detto per la prima: un déja vu della commedia all'italiana anni Sessanta e Settanta, per giunta a episodi, debitamente attualizzata, che centra sì il bersaglio ma non affonda il colpo come pure dovrebbe e potrebbe, considerato l'abbrutimento generale che ne offrirebbe ottime ragioni, e che ha il suo forte nelle ottime prove degli interpreti, tutti conosciuti e di livello accettabile, alcuni decisamente eccellenti, come Carpentieri, il duo Bentivoglio-Battiston, Marcorè e Anna Ferzetti, un'attrice poliedrica quanto talentuosa, a mio parere troppo poco e male utilizzata dal cinema nostrano. Natale, l'episodio con cui inizia il film, chiude il cerchio con quello che lo precede, con protagonisti gli stessi tre fratelli, Bruno, Leo e Foglietta, che si ritrovano a festeggiare la ricorrenza un anno dopo però a casa dell'anziano padre (Carpentieri), che li spiazza chiedendo loro come regalo la donazione di un rene... Segue il Primo Maggio, con un esilarante duetto tra Bentivoglio e Battiston, in veneto, che vede il proprietario di una grossa stamperia sull'orlo del fallimento e aspirante suicida sequestrato da un suo operaio, che è anche suo cugino, licenziato in tronco e che pretende la sua liquidazione; si passa dunque a Ferragosto, con il tipico luogo comune della contrapposizione fra due coppie, buzzurri e radical chic, vicini di villa al mare ma che vivono su due pianeti diversi: si parte da un tema altrettanto ritrito al giorno d'oggi, la molestia sessuale, e il modo di intendere tutto lo squello sul Me Too all'italiana: un bel po' di banalità risollevate dalla prestazione della Ferzetti nella parte di madre e giornalista televisiva isterica e arrogante, ma su cui cade il giudizio tombale della vecchia nonna sussurrata alle orecchie della presunta vittima della molestia, che tutto vuole tranne che essere difesa dai genitori, ossia che un meteorite che l'annientasse sarebbe ciò che l'umanità attuale si merita; per chiudere, l'episodio a mio avviso più debole, Halloween, una tra le più grottesche usanze d'importazione, che vede l'incontro (con relativa la vendetta reciproca) tra due vecchi compagni di università (l'esecrabile Bocconi di Milano) ed ex rivali in amore che hanno avuto percorsi di vita opposti: Storti il comendatur imprenditore di successo, Papaleo l'intellettuale depresso che si presta a fare il mago in una festa di bambini per dare una mano alla figlia, il tutto con un po' troppo moralismo e quel tanto di lacrimevole che in una pellicola di questo genere stona. La prima impressione, rispetto a I migliori giorni, è un abbassamento del tono e una maggiore tristezza, forse dovuti alla crescente consapevolezza che siamo messi davvero male, come dimostra lo squallido campionario umano rappresentato, e da cui ciascuno di noi si sente sempre più fagocitato, e che al peggio non c'è limite: insomma una sorta di rassegnazione che rende questa seconda parte più cupa, ma ci sta; quindi il giudizio rimane grosso modo lo stesso: discreto, guardabile, si poteva però fare di più e meglio.

mercoledì 9 agosto 2023

Le mie ragazze di carta

"Le mie ragazze di carta" di Luca Lucini. Con Andrea Pennacchi, Maya Sansa, Alvise Marascalchi, Cristiano Caccamo, Christian Mancin, Marta Guerrini, Giuseppe Zeno, Neri Marcorè e altri. Italia 2023 ★★★+

A quasi due mesi dal lancio di Cinema Revolution, la ridicola trovata promozionale per rilanciare il cinema nelle sale nel deserto della programmazione estiva con biglietti a 3,5 €, è il secondo film accettabile che riesco a vedere (mi rifiuto solo di considerare tali turbo-americanate come Barbie o il più recente episodio della saga Mission Impossible), ed è pure una produzione italiana: un piccolo film senza grandi pretese, che apparentemente racconta una storia di formazione, quella dell'adolescente Tiberio Bottacin, trasferitosi a Treviso dalla campagna alla fine degli anni Settanta, e il relativo trauma da inurbamento di tutto il nucleo famigliare. In realtà coglie in un'ottica particolare, quella della provincia del NordEst, un momento cruciale nel cambiamento anche antropologico dell'intero Paese in quello che fu un anno di svolta: il 1978, lo stesso che vide il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro, l'elezione a presidente della Repubblica di Sandro Pertini, ma anche l'entrata in una nuova dimensione, quella televisiva (a colori), il "riflusso" dopo gli "anni di piombo" e il trionfo del privato sul pubblico, i prodromi dei "Favolosi Anni Ottanta", quelli dell'Edonismo Reaganiano (qui da noi Berlusconismo), che avrebbero prodotto quegli effetti devastanti da un punto di vista non solo economico, ma ancor di più culturale, di cui vediamo il risultato al giorno d'oggi. Tornando alla trama, Primo Bottacin da Orsago, che l'ottimo Andrea Pennacchi rende con estrema naturalezza, vince un concorso per diventare postino nel capoluogo dopo aver conseguito a stento la licenza di Terza Media soltanto grazie alla tessera della DC, e quindi vi si trasferisce con la apprensiva moglie Anna (Maya Sansa, sempre un piacere rivederla sullo schermo) e il quattordicenne, timidissimo Tiberio, che andrà a studiare all'istituto tecnico per diplomarsi ragioniere, il primo di tutta la genià contadina dei Bottacin. Per tutti e tre i componenti della famiglia si apre una dimensione nuova e completamente estranea, in particolare Primo, durante le sue perlustrazioni per lavoro di tutta la città, entrerà in contatto con situazioni che, da bravo cattolico, non sognava neppure esistessero, che lo porteranno a stringere un'amicizia profonda e rispettosa con una persona che più lontana dai suoi parametri non potrebbe essere, mentre Tiberio nel frattempo viene preso sotto l'ala protettrice dal suo sgamato compagno di scuola e coetaneo Giacomo, che è figlio del proprietario del cinema di fronte a casa sua (né lui né sua madre erano mai entrati in una sala). Il cinema però è in crisi, perché la gente preferisce ormai farsi rincoglionire a domicilio dalla TV, e si converte a una programmazione a luci rosse: grazie a Giacomo, Tiberio vi avrà accesso e finirà per innamorarsi perdutamente della pornostar Milly d'Italia. Un amore vero, che lo metterà in crisi rispetto all'altra sua passione, il rugby, a cui si dedica sotto la guida di un prete da oratorio di quelli di una volta, impersonato da Neri Marcorè, e lo porterà a ignorare le ragazze che gli girano attorno a scuola, e Marika in particolare. Eppure tutto, in qualche modo finisce bene, a parte Giacomo e suo padre, costretti a trasferirsi a Padova per traslocare là l'attività di famiglia, perché i bacchettoni ipocriti dell'eterna provincia (che è pur sempre quella di Signore & signori di Pietro Germi, 12 anni dopo), che pure affollavano in incognito il loro cinema, gliel'hanno fatto chiudere dalle Autorità. Al di là di qualche forzatura e di alcuni luoghi comuni, una ricostruzione del tutto plausibile di un'epoca di transizione che, per motivi anagrafici, conosco molto bene: oggi potrebbe sembrare incredibile, ma l'Italia di 45 anni fa era proprio così. Un film lieve, gradevole, divertente ma mai sguaiato e volgare, e con buoni spunti per ricostruire il ricordo un mondo non poi così lontano ma ormai irrimediabilmente perduto.