mercoledì 9 agosto 2023

Le mie ragazze di carta

"Le mie ragazze di carta" di Luca Lucini. Con Andrea Pennacchi, Maya Sansa, Alvise Marascalchi, Cristiano Caccamo, Christian Mancin, Marta Guerrini, Giuseppe Zeno, Neri Marcorè e altri. Italia 2023 ★★★+

A quasi due mesi dal lancio di Cinema Revolution, la ridicola trovata promozionale per rilanciare il cinema nelle sale nel deserto della programmazione estiva con biglietti a 3,5 €, è il secondo film accettabile che riesco a vedere (mi rifiuto solo di considerare tali turbo-americanate come Barbie o il più recente episodio della saga Mission Impossible), ed è pure una produzione italiana: un piccolo film senza grandi pretese, che apparentemente racconta una storia di formazione, quella dell'adolescente Tiberio Bottacin, trasferitosi a Treviso dalla campagna alla fine degli anni Settanta, e il relativo trauma da inurbamento di tutto il nucleo famigliare. In realtà coglie in un'ottica particolare, quella della provincia del NordEst, un momento cruciale nel cambiamento anche antropologico dell'intero Paese in quello che fu un anno di svolta: il 1978, lo stesso che vide il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro, l'elezione a presidente della Repubblica di Sandro Pertini, ma anche l'entrata in una nuova dimensione, quella televisiva (a colori), il "riflusso" dopo gli "anni di piombo" e il trionfo del privato sul pubblico, i prodromi dei "Favolosi Anni Ottanta", quelli dell'Edonismo Reaganiano (qui da noi Berlusconismo), che avrebbero prodotto quegli effetti devastanti da un punto di vista non solo economico, ma ancor di più culturale, di cui vediamo il risultato al giorno d'oggi. Tornando alla trama, Primo Bottacin da Orsago, che l'ottimo Andrea Pennacchi rende con estrema naturalezza, vince un concorso per diventare postino nel capoluogo dopo aver conseguito a stento la licenza di Terza Media soltanto grazie alla tessera della DC, e quindi vi si trasferisce con la apprensiva moglie Anna (Maya Sansa, sempre un piacere rivederla sullo schermo) e il quattordicenne, timidissimo Tiberio, che andrà a studiare all'istituto tecnico per diplomarsi ragioniere, il primo di tutta la genià contadina dei Bottacin. Per tutti e tre i componenti della famiglia si apre una dimensione nuova e completamente estranea, in particolare Primo, durante le sue perlustrazioni per lavoro di tutta la città, entrerà in contatto con situazioni che, da bravo cattolico, non sognava neppure esistessero, che lo porteranno a stringere un'amicizia profonda e rispettosa con una persona che più lontana dai suoi parametri non potrebbe essere, mentre Tiberio nel frattempo viene preso sotto l'ala protettrice dal suo sgamato compagno di scuola e coetaneo Giacomo, che è figlio del proprietario del cinema di fronte a casa sua (né lui né sua madre erano mai entrati in una sala). Il cinema però è in crisi, perché la gente preferisce ormai farsi rincoglionire a domicilio dalla TV, e si converte a una programmazione a luci rosse: grazie a Giacomo, Tiberio vi avrà accesso e finirà per innamorarsi perdutamente della pornostar Milly d'Italia. Un amore vero, che lo metterà in crisi rispetto all'altra sua passione, il rugby, a cui si dedica sotto la guida di un prete da oratorio di quelli di una volta, impersonato da Neri Marcorè, e lo porterà a ignorare le ragazze che gli girano attorno a scuola, e Marika in particolare. Eppure tutto, in qualche modo finisce bene, a parte Giacomo e suo padre, costretti a trasferirsi a Padova per traslocare là l'attività di famiglia, perché i bacchettoni ipocriti dell'eterna provincia (che è pur sempre quella di Signore & signori di Pietro Germi, 12 anni dopo), che pure affollavano in incognito il loro cinema, gliel'hanno fatto chiudere dalle Autorità. Al di là di qualche forzatura e di alcuni luoghi comuni, una ricostruzione del tutto plausibile di un'epoca di transizione che, per motivi anagrafici, conosco molto bene: oggi potrebbe sembrare incredibile, ma l'Italia di 45 anni fa era proprio così. Un film lieve, gradevole, divertente ma mai sguaiato e volgare, e con buoni spunti per ricostruire il ricordo un mondo non poi così lontano ma ormai irrimediabilmente perduto. 

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