"Il gioco del destino e della fantasia" (Gozo to soso - Wheel of Fortune and Fantasy) di Ryûsuke Hamaguchi. Con Kotone Furokawa, Fusako Urabe, Ayumo Nakajima, Hyunri, Mori Katsuki, Kai Shouma, Kawai Aoba. Giappone 2021 ★★★★
Film raffinato, lieve, tutto o quasi al femminile, basato sul piacere del narrare e sulla casualità che domina gli incontri e, alla fine, sui rapporti umani e, al tempo stesso, l'occasione per lo spettatore occidentale di gettare un'occhiata sulla realtà giapponese e, in particolare, sul ruolo della donna in quella società, intrisa di una cultura così diversa dalla nostra ma altrettanto condizionata e resa traballante dalla dipendenza da tecnologie sempre più invasive e disumanizzanti. Tre sono gli episodi in cui è suddiviso il lungometraggio: nel primo, dopo uno shooting fotografico, due modelle e amiche si trovano su un taxi e una confida all'altra di aver trascorso un'intera giornata con un giovane imprenditore con cui è probabilmente scoccata la scintilla e che le ha confessato che quelle passate insieme sono state le più belle ore della sua vita, in particolare dalla fine della sua relazione più importante. Peccato di tratti proprio dell'ex fidanzato della ragazza che, per tutto il tempo, era rimasta ascoltando, partecipe e complice, alla nascita di un nuovo amore la quale, rimasta sola, lo raggiunge per mettere nuovamente alla prova i sentimenti di entrambi. Nel secondo una studentessa, già madre, si fa convincere dal suo più giovane amante a farsi strumento di una vendetta architettata da quest'ultimo nei confronti di un professore di francese, appena reduce dall'aver ricevuto un prestigioso premio letterario per un romanzo in parte autobiografico, che gli avrebbe rovinato la carriera universitaria: la donna si reca nel suo studio, che il docente vuole, a scanso di equivoci, rigorosamente con la porta aperta, e cerca di intortarlo leggendogli (e registrando il tutto) le parti più erotiche del suo libro, ma finisce per confessargli il tranello dopo la piega sincera che ha preso il loro colloquio. Nell'ultimo episodio una donna ritorna nella città natale, Sendai, per partecipare a un ritrovo di ex liceali con la speranza di incontrare la ragazza che è stata il suo primo, indimenticato amore: il regista ipotizza (siamo pur sempre in epoca di pandemia globale) che un virus informatico abbia fatto tornare la comunicazione all'epoca delle lettere e della parola. L'ex compagna di scuola non era tra i presenti ma, tornando alla stazione per rientrare a Tokio, dove vive, la protagonista crede di riconoscerla in una donna coetanea che incrocia casualmente sulle scale mobili: entrambe cadono nell'equivoco ma, anche dopo che sarà stato chiarito, già si è instaurato fra loro un rapporto di complice e sincera amicizia, come se davvero si fossero conosciute e state intime amiche vent'anni prima. Un racconto garbato, dicevo, mai lezioso, a tratti ironico nonostante alcuni momenti drammatici e tesi; realistico per quanto avvolto in un'atmosfera a momenti trasognata e atemporale ma al contempo assai concreta e realistica; molti elementi simbolici, fra un'inquadratura e l'altra, mai casuali ma senza cadere nella citazione pedante e fastidiosa. Tre novelle contemporanee che fanno un bel film, girato con bravura e senza bisogno di alcun effetto speciale: bastano le sei bravissime interpreti, quelli maschili sono puramente di contorno.
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