"Il collezionista di carte" (The Card Counter) di Paul Schrader. Con Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Defoe, Ekaterina Baker, Marlon Hayes, Billy Slaughter, Joel Michaeli, Judy Baufort, Alexander Babara e altri. USA, GB, Cina 2021 ★★★★½
Da Paul Schrader, regista e soprattutto sceneggiatore (Taxi Driver per tutti), da sempre collaboratore di Martin Scorsese, qui nelle vesti di produttore, era lecito aspettarsi un filmone e così è stato: una pellicola ad alta tensione emotiva, centrata su un personaggio, William Tell (come l'eroe nazionale elvetico), solitario, enigmatico, che ha trascorso 10 anni in prigione dove ha avuto tutto il tempo, oltre dedicarsi alla lettura delle Memorie di Marco Aurelio, per imparare a contare le carte (il titolo italiano, al solito, è idiota e fuorviante), bagaglio essenziale per diventare un giocatore professionista una volta scontata la pena, girando per piccoli casinò accontentandosi di piccole vincite per non farsi notare e sbattere fuori e vivendo in motel di uguale squallore, dove si dedica a rituali ossessivi che sanno di purificazione e alla stesura di un accurato diario. Il suo passato (la prigione era militare e lui a sua volta uno degli addetti alle carceri di Abu Ghraib e Guantanamo, luoghi di tortura non solo psicologica, tra le maggiori vergogne di cui si sono coperti gli USA negli ultimi vent'anni e per la cui denuncia perseguitano tuttora Julian Assange ed Edward Snowden) e i motivi dei suoi comportamenti alquanto sociopatici vengono svelati man mano, dopo l'incontro, non casuale, con Cirk a una conferenza sulla sicurezza tenuta dall'ex ufficiale che l'aveva istruito (ma senza pagare, come William e il padre del ragazzo, suicidatosi, il conto con la giustizia) e quello successivo con La Linda, alla caccia di giocatori d'azzardo da inserire nella sua "scuderia" e in grado di trovargli dei finanziatori per mettersi nel "grande giro": William accetta, ma lo scopo non è il denaro in sé, bensì soltanto un mezzo per mettere fine al suo senso di colpa e redimersi, aiutando Cirk ad abbandonare il suo desiderio di vendetta e riconciliarsi con la madre. Si andrà a un pelo dallo happy end, che però in un film di Shrader non può esistere sic et simpliciter, però il finale sarà comunque, oltre che sorprendente, consolatorio, almeno per un senso di giustizia generale e per la buona coscienza del personaggio principale. Interpretato con grande intensità, nella sua fissità talvolta inespressiva, dal bravissimo Oscar Isaac, così come quelli non secondari di La Linda e Cirk rispettivamente da Tiffany Haddish, perfettamente a suo agio anche in un ruolo non comico, e da Tye Sheridan. Ambienti posticci, solo un paio di volte squarciati da lampi di crudo realismo nei flash back che rivanno ai campi di prigionia e tortura, atmosfere stranianti, alla Edward Hopper, non luoghi, luci livide, una colonna sonora magistrale (Geoff Barrow dei Portishead), fanno de Il collezionista di carte un film notevole, suggestivo, da non perdere.
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