"Mondocane" di Alessandro Celli. Con Dennis Protopapa, Giuliano Soprano, Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Ludovica Nasti, Federica Torchetti, Josafat Vagni e altri. Italia 2021 ★★★½
Lungometraggio d'esordio per Alessandro Celli, finora autore di corti e lavori televisivi di successo, con un film inconsueto nel panorama nostrano e prodotto, non a caso, da Matteo Rovere, regista a sua volta, che nelle sue due vesti professionali ha sicuramente introdotto nuova linfa nell'esausto cinema italiano, affrontando temi non banali, mischiando generi e strumenti narrativi diversi nonché ciò che di meglio fornisce la tecnologia in termini di realizzazione, sprovincializzandolo e adeguandolo al gusto internazionale e, soprattutto, delle generazioni più giovani: mi riferisco alla trilogia iniziata con Smetto quando voglio, a Il campione fino al recente Rose Island in veste di produttore e a Veloce come il vento e Il primo re in quella di regista. Come spesso capita ai film etichettati come distopici, e in questo caso appartentente al "genere" post-apocalittico e proto-cyberpunk, qualsiasi cosa vogliano significare queste definizioni, Mondocane rappresenta uno sviluppo più che plausibile (e in parte già in gestazione) di una situazione ben concreta e reale (e puntualmente rimossa) come le acciaierie ex Ilva di Taranto, immanenti sullo schermo, sfavillanti di luci malate nell'atmosfera spesso tenebrosa di questa pellicola, una parte della città che si ipotizza essere stata evacuata in seguito alle letali esalazioni che per anni hanno avvelenato la zona senza che alcuno muovesse un dito. Nella zona di esclusione, come Chernobyl è diventata terreno di caccia di squadre di stalker, si muove un'umanità disperata, senza futuro, composta da gang che lottano per il controllo del territorio fra cui furoreggia quella delle Formiche, una sorta di mega famiglia formata da ragazzini e guidata da un giovane adulto, Testacalda, interpretata da un "cattivo per eccellenza" come Alessandro Borghi; ad entrare a farne parte è chiamato Christian, che come "prova" d'ammissione aveva incendiato un negozio per animali chiamato per l'appunto Mondocane, da cui titolo del film e soprannome del protagonista, il quale accetta di entrare nel sodalizio soltanto se ne farà parte anche Pietro, il coetaneo con cui vive alla corte, si fa per dire, di un vecchio pescatore che li ha "adottati", in realtà utilizzandoli come bassa manovalanza nella pesca delle cozze. In un primo tempo Pietro, chiamato Pisciasotto a causa delle perdite che ha durante frequenti crisi di epilessia, viene rifiutato proprio in quanto malato: in seguito si rivelerà lui il più fedele a Testacalda nonché un irrinuncialbile tiratore scelto e sarà lui incaricato di giustiziare l'amico, rivelatosi troppo fragile davanti alla prova del fuoco, ossia l'omicidio a sangue freddo. Sarà una lotta senza quartiere con le forze di polizia di una improbabile e del tutto posticcia Nuova Taranto, una sorta di città ideale dove sono stati trasferiti i più abbienti, dove a volte i due amici si avventurano a nuoto, correndo il rischio di essere scoperti: li riconosce infatti una ragazzina originaria pure di Tamburi, evacuata e costretta a lavorare nella nuova città, che promette di non tradirli se la porteranno al cimitero nella zona interdetta dove sono sepolti i suoi genitori. Si intrecciano così le alterne vicende dell'amicizia dei due ragazzini, quelle di una poliziotta (pure lei originaria di Tamburi), la brava e mai abbastanza utilizzata Barbara Ronchi, che cerca di individuare l'esatta posizione del Formicaio, la parabola di Testacalda, il guru e padre-padrone delle Formiche; l'amore adolescenziale; le modalità del film d'azione, del noir, del dramma, sostenuti da una fotografia eccellente. Bravissimi i due interpreti bambini, e riuscirci a lavorarci per un regista è indice di grandi capacità. Bene la prima, dunque, sperando di rivederlo presto all'opera.
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