"Rose Island - L'incredibile storia dell'Isola delle Rose" di Sidney Sibilia. Con Elio Germano, Matilde De Angelis, Leonardo Lidi, Tom Wlaschiha, Fabrizio Bentivoglio, Luca Zingaretti, Violetta Zironi, François Cluzet, Andrea Pennacchi e altri. Italia 2020 ★½
Ho lasciato sedimentare per qualche giorno le prime impressioni su questo nuovo film di Sidney Sibilia, i cui scoppiettanti e irriverenti precedenti della "trilogia" iniziata con Smetto quando voglio lasciavano ben sperare. In premessa, il film afferma di ispirarsi a una storia vera, quella della Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose, proclamata il 1° maggio del 1968 dalla micronazione istituita su una piattaforma di 400 metri quadrati costruita appena fuori dalle acque territoriali, ai tempi stabilite in 6 miglia nautiche, al largo di Rimini su un progetto dell'ingegnere bolognese Giorgio Rosa, oggetto di una controversia con lo Stato Italiano che la riteneva uno stratagemma per non pagare le tasse sui profitti tratti dalle attività turistiche che vi avevano luogo senza essere sottoposte a controlli e, soprattutto, alla bigotteria imperante; in realtà il regista insieme alla cosceneggiatrice Manieri e al produttore Matteo Rovere (di cui avevo molto apprezzato Veloce come il vento, ambientato sempre nei paraggi e con la medesima attrice protagonista, la pur brava Matilde De Angelis, che qui risulta imbalsamata in un ruolo che le è completamente estraneo) ne prende spunto per imbastire una commediola che rievoca l'atmosfera di quegli anni spensierati dove anche iniziative del tutto apolitiche risultavano (col senno di poi) fare parte di quell'onda ispirata ai "tempi che cambiano" nell'anno di grazia 1968 riproponendo, in salsa nostrana e molto provinciale, le stesse atmosfere del fortunato I Love Radio Rock di Richard Curtis del 2009 e il risultato lascia molto a desiderare. Il maturo ingegner Giorgio Rosa, che aveva cominciato a lavorare all'idea già a metà degli anni Cinquanta, diventa un neolaureato Elio Germano (che assieme a Bentivoglio nella parte del ministro Restivo e dell'irriconoscibile Luca Zingaretti in quella di Giovanni Leone, a capo di uno dei classici governi "balneari" in voga nelle estati di allora, salva almeno in parte il film) che, per un suo desiderio di libertà, assieme a un suo collega progetta e realizza tutta l'operazione nell'arco di pochi mesi in sostanza per riconquistare la sua ex fidanzata, un tipo che gira per Bologna con una macchina di sua costruzione e non omologata e senza targa (ne esisteva una pressoché uguale a quella che si vede nel film, in quegli anni o poco dopo, una monoposto con 50 cc di cilindrata che si chiamava Sulky) e poi con essa si reca a Strasburgo, al Consiglio Europeo, per perorare la causa della neonata repubblica contro le prepotenze dello Stato italiano che arriva al punto di operare un vero e proprio blocco navale attorno alla piattaforma mobilitando la flotta fino a farla saltare in area e mettere la parola fine alla favola. Insomma, il racconto perde presto qualsiasi credibilità man mano che si sviluppa, con l'introduzione di personaggi e vicende vieppiù improbabili. Intendiamoci: è lecito (per quanto discutibile, in questo caso) limitarsi a prendere una vicenda realmente accaduta come spunto, ma allora tanto vale non citarla e comunque non ha senso stravolgerla per adeguarla a una storiella dolciastra e a lieto fine anche di fronte al fallimento dell'originale idea del Rosa (sia quello vero, sia quello del film). Qualche battuta e qualche situazione divertente, ma i dialoghi risultano troppo spesso fiacchi; domina il lato caricaturale, mancano del tutto la cattiveria e il mordente degli altri film di Silbilia: quella più riuscita è la parte che si svolge nei palazzi del potere romano, con la presa per i fondelli di politici e militari, ma è troppo poco per rendere appena discreta ia pellicola. Peccato.
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