"Il campione" di Leonardo D'Agostini. Con Andrea Carapenzano, Stefano Accorsi, Ludovica Martino, Mario Sgueglia, Camilla Semino Favro, Massimo Popolizio, Anita Caprioli e altri. Italia 2019 ★★★½
Un film sportivo che faccia da sfondo a una storia di disadattamento e di crescita non è una novità nemmeno in Italia, e viene subito in mente un altro film in cui Stefano Accorsi era coprotagonista, l'ottimo Veloce come il vento di Matteo Rovere: lì in veste di regista, qui di produttore del film d'esordio di Leonardo D'Agostini; di diverso, in Il campione, c'è che al centro c'è il mondo del calcio, così intoccabile dalle nostre parti da essere tutt'al più oggetto di film farseschi alla Lino Banfi, un crack nascente, forse il successore del Pupone nella Magica, una società vera, l'AS Roma, e una vicenda di fantasia ma estremamente verosilmile. L'astro nascente (il sempre più convincente Andrea Carapenzano) è il ventenne Christian Ferro, anzi CF24, come campeggia su un enorme bassorilievo nella sua villa faraonica, dove ospita, oltre a un corteo di Lamborghini, un codazzo di amici coatti che vivono alle sue spalle per ricordargli sempre la misera borgata da dove viene, la fidanzata influencer, una cerebrolesa da 500 mila follower, un manager avido e invadente e un padre-pappone riapparso soltanto quando il figlio ha raggiunto la notorietà: il perfetto cretino di talento, incapace di gestirsi, sempre sulle prime pagine dei giornali per i suoi comportamenti esagerati in campo e fuori, ma intoccabile come ogni vero idolo dei tempi moderni, specie in una città come Roma e una tifoseria come quella della squadra giallorossa che tutto perdona ai suoi idoli. Tutto bene, si fa per dire, fino a quando il presidente della società, per dargli una regolata responsabilizzandolo, e conseguentemente conservare e possibilmente aumentare il suo valore di mercato, lo obbliga a sostenere la maturità, con una preparazione ad hoc, e verifiche periodiche da superare passo per passo pena rimanere in panchina o, peggio, in tribuna. Per questo assume Valerio, un malinconico professore di liceo che ha mollato la scuola limitandosi a dare ripetizioni, Stefano Accorsi (a sua volta già protagonista di un anomalo film calcisitico di qualche anno fa, L'arbitro) del tutto ignaro di cose di football. Il rapporto tra i due, prima conflittuale, pressoché impossibile per la refrattarietà di Christian a concentrarsi e a mollare le sue abitudini, muta e cresce col tempo attraverso varie vicissitudini e le conoscenza reciproca e dei rispettivi punti deboli: Valerio ha perso un figlio piccolo e il suo matrimonio è andato in crisi mandandolo alla deriva; il giovane campione è rimasto orfano della madre, cui era legatissimo, morta per un tumore al seno, e alla fine si stabilisce una solidarietà forte tra due caratteri solo apparentemente inconciliabili. Tutte cose già viste in film americani o inglesi, ma mai in Italia, tantomeno nell'ambiente calcistico. Critiche se ne potrebbero fare tante, dal romanocentrismo (spesso servirebbero i sottotitoli) a una certa banalizzazione, ma la storia funziona, la sceneggiatura è frizzante, i personaggi credibili e, soprattutto, il giovane Carapenzano estremamente duttile e mai sopra le righe, nonostante un personaggio da interpretare che sopra le righe lo è per definizione. Ben fatto e ben interpretato anche da tutti gli altri componenti di un cast azzeccato.
Un film sportivo che faccia da sfondo a una storia di disadattamento e di crescita non è una novità nemmeno in Italia, e viene subito in mente un altro film in cui Stefano Accorsi era coprotagonista, l'ottimo Veloce come il vento di Matteo Rovere: lì in veste di regista, qui di produttore del film d'esordio di Leonardo D'Agostini; di diverso, in Il campione, c'è che al centro c'è il mondo del calcio, così intoccabile dalle nostre parti da essere tutt'al più oggetto di film farseschi alla Lino Banfi, un crack nascente, forse il successore del Pupone nella Magica, una società vera, l'AS Roma, e una vicenda di fantasia ma estremamente verosilmile. L'astro nascente (il sempre più convincente Andrea Carapenzano) è il ventenne Christian Ferro, anzi CF24, come campeggia su un enorme bassorilievo nella sua villa faraonica, dove ospita, oltre a un corteo di Lamborghini, un codazzo di amici coatti che vivono alle sue spalle per ricordargli sempre la misera borgata da dove viene, la fidanzata influencer, una cerebrolesa da 500 mila follower, un manager avido e invadente e un padre-pappone riapparso soltanto quando il figlio ha raggiunto la notorietà: il perfetto cretino di talento, incapace di gestirsi, sempre sulle prime pagine dei giornali per i suoi comportamenti esagerati in campo e fuori, ma intoccabile come ogni vero idolo dei tempi moderni, specie in una città come Roma e una tifoseria come quella della squadra giallorossa che tutto perdona ai suoi idoli. Tutto bene, si fa per dire, fino a quando il presidente della società, per dargli una regolata responsabilizzandolo, e conseguentemente conservare e possibilmente aumentare il suo valore di mercato, lo obbliga a sostenere la maturità, con una preparazione ad hoc, e verifiche periodiche da superare passo per passo pena rimanere in panchina o, peggio, in tribuna. Per questo assume Valerio, un malinconico professore di liceo che ha mollato la scuola limitandosi a dare ripetizioni, Stefano Accorsi (a sua volta già protagonista di un anomalo film calcisitico di qualche anno fa, L'arbitro) del tutto ignaro di cose di football. Il rapporto tra i due, prima conflittuale, pressoché impossibile per la refrattarietà di Christian a concentrarsi e a mollare le sue abitudini, muta e cresce col tempo attraverso varie vicissitudini e le conoscenza reciproca e dei rispettivi punti deboli: Valerio ha perso un figlio piccolo e il suo matrimonio è andato in crisi mandandolo alla deriva; il giovane campione è rimasto orfano della madre, cui era legatissimo, morta per un tumore al seno, e alla fine si stabilisce una solidarietà forte tra due caratteri solo apparentemente inconciliabili. Tutte cose già viste in film americani o inglesi, ma mai in Italia, tantomeno nell'ambiente calcistico. Critiche se ne potrebbero fare tante, dal romanocentrismo (spesso servirebbero i sottotitoli) a una certa banalizzazione, ma la storia funziona, la sceneggiatura è frizzante, i personaggi credibili e, soprattutto, il giovane Carapenzano estremamente duttile e mai sopra le righe, nonostante un personaggio da interpretare che sopra le righe lo è per definizione. Ben fatto e ben interpretato anche da tutti gli altri componenti di un cast azzeccato.
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