"Border - Creature di confine" (Gräns) di Ali Abbasi. Con Eva Melander, Eero Milonoff, Jörgen Thorsson, Ann Petrén, Sten Ljunggren, Kjell Wilhelmsen, Rakel Wärmländer e altri. Svesia, Danimarca 2018 ★★★★+
E' piuttosto inconsueto che un film scandinavo risulti, oltre che ben fatto, pure divertente: Border è una lieta eccezione, come lo era stato The Square un paio d'anni fa, e raramente, negli ultimi tempi, mi sono divertito tanto al cinema: sarà che il regista e cosceneggiatore, Ali Abbasi è sì svedese, però d'adozione, essendo nato e cresciuto a Teheran; eppure dalla mitologia scandinava ha attinto, perché di qualcosa di magico si tratta, ma non vado oltre per non rovinare la sorpresa a chi seguisse il mio suggerimento di non perdersi lo spasso, ma anche la riflessione, garantiti da questa pellicola. Che non è mai sguaiata nel raccontare l'incontro del destino fra due inconsueti individui dall'aspetto piuttosto particolare, con lineamenti vagamente neandertaliani e movenze a tratti ferine, ma perfettamente inseriti nella realtà quotidiana. Lei, Tina, fa la doganiera in un porto dove attraccano traghetti dalla Finlandia e ha un fiuto infallibile nell'individuare chi ha qualcosa da nascondere: solo l'espressione che fa quando "snasa" l'aria fa cappottare dal ridere. Semplicemente, "sente l'odore delle emozioni", ma non basta: entra in contatto telepatico con gli animali e anche quelli più diffidenti, come cervi, alci e volpi, le si avvicinano senza alcun timore; inoltre, ama gli insetti, la pioggia e aggirarsi a piedi nudi nel bosco, però è terrorizzata dai fulmini. Tutto bene, tanto che la polizia la aggrega per svolgere delle indagini su una coppia, da lei individuata, sospettata di fare traffici di bambini a scopo pedopornografico (qualcosa di malsano e di torbido in un film nordico ci deve pur essere: mancanza di luce, sensi di colpa latenti, maniacalità diffusa e disagio psichico fanno questi scherzi, come dimostrano anche i noir e le serie TV "venuti dal freddo" che negli ultimi anni "tirano" molto), finché un bel giorno dal traghetto sbarca Vore, che sembra la sua versione maschile: corpulento, trasandato, decisamente brutto, che si presenta con un aggeggio misterioso che a un primo sguardo sembra un ordigno a orologeria mentre invece è un'incubatrice per larve... Con lui il fiuto di Tina non funziona e, insomma, è attrazione fatale e lei scoprirà una parte di sé stessa che non sospettava di avere, e la scelta sarà se darle libero sfogo oppure adattarsi, come ha fatto finora, all'apparente normalità di un'umanità che non è esattamente esemplare... Siamo in un campo a metà fra la fiaba e la favola, portate sullo schermo con molto realismo e dove l'elemento fantasioso si inserisce perfettamente nella quotidianità; di una bravura eccezionale i due interpreti principali, Eva Melander ed Eero Milonoff, e almeno altrettanto i truccatori, che hanno reso il tutto ancora più credibile; il regista si dimostra in gamba e, soprattutto, l'idea è semplicemente geniale.
E' piuttosto inconsueto che un film scandinavo risulti, oltre che ben fatto, pure divertente: Border è una lieta eccezione, come lo era stato The Square un paio d'anni fa, e raramente, negli ultimi tempi, mi sono divertito tanto al cinema: sarà che il regista e cosceneggiatore, Ali Abbasi è sì svedese, però d'adozione, essendo nato e cresciuto a Teheran; eppure dalla mitologia scandinava ha attinto, perché di qualcosa di magico si tratta, ma non vado oltre per non rovinare la sorpresa a chi seguisse il mio suggerimento di non perdersi lo spasso, ma anche la riflessione, garantiti da questa pellicola. Che non è mai sguaiata nel raccontare l'incontro del destino fra due inconsueti individui dall'aspetto piuttosto particolare, con lineamenti vagamente neandertaliani e movenze a tratti ferine, ma perfettamente inseriti nella realtà quotidiana. Lei, Tina, fa la doganiera in un porto dove attraccano traghetti dalla Finlandia e ha un fiuto infallibile nell'individuare chi ha qualcosa da nascondere: solo l'espressione che fa quando "snasa" l'aria fa cappottare dal ridere. Semplicemente, "sente l'odore delle emozioni", ma non basta: entra in contatto telepatico con gli animali e anche quelli più diffidenti, come cervi, alci e volpi, le si avvicinano senza alcun timore; inoltre, ama gli insetti, la pioggia e aggirarsi a piedi nudi nel bosco, però è terrorizzata dai fulmini. Tutto bene, tanto che la polizia la aggrega per svolgere delle indagini su una coppia, da lei individuata, sospettata di fare traffici di bambini a scopo pedopornografico (qualcosa di malsano e di torbido in un film nordico ci deve pur essere: mancanza di luce, sensi di colpa latenti, maniacalità diffusa e disagio psichico fanno questi scherzi, come dimostrano anche i noir e le serie TV "venuti dal freddo" che negli ultimi anni "tirano" molto), finché un bel giorno dal traghetto sbarca Vore, che sembra la sua versione maschile: corpulento, trasandato, decisamente brutto, che si presenta con un aggeggio misterioso che a un primo sguardo sembra un ordigno a orologeria mentre invece è un'incubatrice per larve... Con lui il fiuto di Tina non funziona e, insomma, è attrazione fatale e lei scoprirà una parte di sé stessa che non sospettava di avere, e la scelta sarà se darle libero sfogo oppure adattarsi, come ha fatto finora, all'apparente normalità di un'umanità che non è esattamente esemplare... Siamo in un campo a metà fra la fiaba e la favola, portate sullo schermo con molto realismo e dove l'elemento fantasioso si inserisce perfettamente nella quotidianità; di una bravura eccezionale i due interpreti principali, Eva Melander ed Eero Milonoff, e almeno altrettanto i truccatori, che hanno reso il tutto ancora più credibile; il regista si dimostra in gamba e, soprattutto, l'idea è semplicemente geniale.
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