"Il matrimonio di Rosa" (La boda de Rosa) di Icíar Bollaín. Con Candela Peña, Sergi López, Nathalie Poza, Ramón Barea, Paula Usero e altri. Spagna, Francia 2020 ★★=
Rosa ha quasi 45 anni, vive a Valencia e fa la costumista per una casa di produzione cinematografica: un lavoro stressante, fra aiuto registi isterici e comparse inebetite, ma non è niente rispetto a una situazione famigliare fuori controllo, fra un padre vedovo che vuole accasarsi da lei; un fratello inattendibile in rotta con la moglie che le delega la cura dei due figli; una figlia che ha avuto due gemelli e si è trasferita a Manchester; dove le cose non funzionano come aveva sperato; una sorella interprete che viene licenziata senza liquidazione per alcolismo e nessuno di questa banda di squinternati che tenga vagamente presente le sue esigenze, dando per scontata la sua disponibilità, perché lei è la figlia favorita, la migliore, la più affidabile. Un malinteso che nasce anche se non soprattutto dalla sua incapacità di dire no e di farsi ascoltare da persone che, peraltro, sono abituate a farsi domande dandosi al contempo le risposte da soli. Finché non ne può più, "scoppia", e li pianta in asso, mollando d'un colpo lavoro, l'appartamento semifatiscente in cui le tocca vivere (e dove la sua solitudine viene minacciata), la grande città e torna nella natìa Benicàssim, sulla strada costiera per Barcellona, dove decide di riaprire e riavviare la vecchia sartoria della madre, chiusa dalla sua scomparsa, due anni prima, e decide di convocare la famiglia tutta per delle nozze speciali: con sé stessa. Che si tratti di un "automatrimonio" i parenti serpenti verranno a saperlo soltanto all'ultimo, dopo aver perfino organizzato una cerimonia a tutti gli effetti in municipio, con tanto presenza della banda e un buffet, che invece Rosa vorrà celebrare sulla spiaggia della Caleta, in occasione della quale tutti i presenti ascolteranno finalmente sul serio le sue parole e, quindi, i suoi desideri. Tutto qui. L'idea era anche simpatica e originale, ma il risultato mi ha ricordato le commediole italiane anni Settanta, cosa smentita solo dalla presenza dei cellulari, dei relativi Whatsapp che comparivano sullo schermo e dei computer con le videochiamate su Skype, mentre da un film spagnolo con un argomento del genere mi sarei aspettato la giusta dose di sarcasmo, irriverenza e imprevedibilità, mentre qui tutto è risaputo fin dall'inizio, scontato come la presenza di Rosa per i suoi famigliari, tutti felicemente riuniti e ravveduti all'ultimo momento. Leggerino, troppo, e per fortuna sotto i 100' di durata. Non ci siamo, nonostante l'impegno degli interpreti: peccato.
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