martedì 22 gennaio 2019

Chris The Swiss


"Chris The Swiss" di Anja Kofmel. Svizzera, Germania, Croazia, Finlandia 2018 ★★★★½
In concorso nella sezioni documentari del TSFF, mi auguro che ne esca vincitore sia per la qualità del lavoro, investigativo ma non solo, di Anja Kofmel, sia per la sensibilità con cui affronta un argomento inquietante: cosa attrae l'uomo nell'abisso di abiezione che è, comunque, una guerra; in altre parole la parte nascosta che alberga in ognuno di noi. E che in alcune persone, come il giovane reporter svizzero Chris Würtenberg, partito nel settembre del 1991 alla volta di Zagabria e poi Vukovar allo scoppio del conflitto tra Croazia e Serbia e ritrovato cadavere nel gennaio successivo appena fuori Osijek, con ogni probabilità ucciso dai commilitoni del VIP, una formazione paramilitare di mercenari stranieri finanziati dall'Opus Dei per combattere i serbi, dove si era infiltrato per raccontare la guerra dall'interno, prende il sopravvento. Soltanto infiltrato? O si trattava di spirito di avventura che rasentava il limite dell'incoscienza, quando non lo superava (a soli 17 anni era già scappato in Namibia, dove ricevette l'addestramento militare dai sudafricani, quando ancora vigeva l'Apartheid), che l'aveva animato da sempre per la disperazione della famiglia, in particolare del fratello Michael, ancora oggi furibondo con lui per la sua irresponsabilità? A muovere l'autrice, la documentarista e illustratrice svizzera Anja Kofmel, il fatto che Chris, suo cugino primo, fosse una sorta di figura mitica e la sua morte, come essa stessa afferma, un'esperienza cruciale della sua infanzia: ed eccola ripercorrerne le tracce, armata degli appunti di Chris, salendo sullo stesso treno che lo portò da Basilea a Zagabria, in poche ore dalla tranquillità della neutrale Svizzera dritto dentro al "mostro". Ad attenderla, Siniša Juričić, ai tempi fixer di Chris e di altri reporter stranieri, oggi coproduttore, venuto a presentare il film a Trieste domenica scorsa; insieme a lui Anja ripercorre le tracce del giornalista assassinato e intervista i sui colleghi ma soprattutto i commilitoni di allora, e la domanda di fondo rimane: cosa spinge un giovane sensibile in direzione dell'abisso? Oltre a ciò muove ogni guerra, ossia l'interesse di chi vende armi a chiunque abbia intenzione di farla e dunque non si ferma davanti a nulla per fomentarne sempre di nuove, e uno dei propellenti più potenti di ogni conflitto è sempre e comunque il motivo religioso che, per quanto fosse un pretesto così come quello etnico, ebbe un ruolo fondamentale nelle guerre jugoslave, soprattutto per scatenarle. E qui le responsabilità del Vaticano e dell'allora Papa Giovanni Paolo II sono plateali quanto rimosse. A riprova, il fatto che gruppi di veterani e di estrema destra abbiano chiesto alla presidente Kolinda Grabar-Kitarović di impedire che il film, quando fu presentato a Cannes la scorsa primavera, fosse presentato come una coproduzione croata, richiesta immediatamente recepita, e che Siniša Juričić sia considerato in Croazia un traditore della patria per aver indicato le responsabilità dell'Opus Dei, potentissima nel Paese, e il suo appoggio diretto ai gruppi di macellai (tra cui anche estremisti e avventurieri provenienti da tutta Europa attirati dall'odore di sangue e dalla possibilità di ammazzare impunemente, e pure ben pagati) che operavano, a loro dire, in difesa della cattolicità; così come del resto la chiesa ortodossa stava dietro ai cetnici serbi e il clero islamico dietro ai paramilitari bosniaci musulmani. In Siria è comprovato che l'Opus Dei non operi diversamente che negli anni Novanta nei Balcani, e così i loro corrispettivi della Mezzaluna. Quello che poteva essere documentato, Anja Kofmel lo ha filmato; il resto, specie quello che ha immaginato attorno alla figura del cugino, lo ha illustrato con disegni quanto mai efficaci e suggestivi e attraverso l'animazione, per cui Chris The Swiss è senz'altro qualcosa di più di un semplice documentario, pur con qualche ingenuità che le si perdona, come quando nell'incipit, illustrando le origini del conflitto, ne identifica le cause nelle smanie grando-serbe di Milošević e non anche, e soprattutto, nella inopinata scelta secessionista di Slovenia e Croazia dalla Federazione Jugoslava, incoraggiata dal Vaticano e sostenuta dai suoi esecutori, Germania, Austria in primis, seguiti a ruota da Italia, Usa e Francia, ma anche queste erano suggestioni infantili che probabilmente le sue stesse ricerche hanno contribuito a confutare. (TSFF, in concorso, sezione documentari)

Nessun commento:

Posta un commento