"I cancellati" (Izbrisana) di Miha Mazzini. Con Judita Francković Brdar, Sebatujan Cavazza, Jernej Kogovšek, Dorotea Nadrah, Izudin Bajrović e altri. Slovenia, Croazia, Serbia 2018 ★★★★
Ana è una izbrisana, "cancellata" in sloveno, una delle circa duecentomila persone con regolare cittadinanza e passaporto jugoslavi e in possesso di permesso di residenza permanente ma originari di una delle altre repubbliche della federazione, a cui da un giorno con l'altro, dall'inizio del 1992, non venne più riconosciuta la cittadinanza slovena, considerate alla stregua di immigrati irregolari, per effetto della dichiarazione unilaterale di indipendenza, avvenuta il 25 giugno del 1991, cancellati dal registro di residenza permanente e vittime, in sostanza, di una "pulizia etnica amministrativa", nel totale silenzio dell'UE, e in particolare di Germana e Austria, di cui la Slovenia era di fatto una sorta di protettorato, che negli anni successivi avrebbe accolto il Paese a braccia aperte, così come la maggior parte degli altri dell'ex blocco comunista, fottendosene allegramente di discriminazioni e abusi come questi, nella smania di allargarsi ad Est (e con l'UE, anche prima, la NATO, va da sé). La donna, una giovane madre single, che da anni lavora regolarmente in un asilo statale, se ne accorge quando sta per uscire dall'ospedale dove ha appena partorito: è stata espulsa dal sistema sanitario, le viene tagliata e quindi invalidata la tessera di identità, di cui le rimane in mano un frammento: secondo la legge, dato che è nata a Kragujevać, in Serbia, deve essere deportata in Croazia, che confina direttamente con il suo Paese d'origine, con cui peraltro è in guerra; il tutto, per le norme cervellotiche e passate sotto silenzio, nonché i tempi estremamente ristretti concessi per la richiesta di cittadinanza. Nella stessa situazione si ritroverà anche un ragazzo bosniaco, con cui dividerà l'appartamento dove vice per qualche tempo prima di perdere, in prospettiva, anche questo. Quel che è peggio, la neonata le viene di fatto sequestrata e potrà vederla e allattarla di nascosto soltanto grazie all'aiuto di una studentessa di medicina di cui era stata baby sitter e che viene trasferita, passando diverse rogne, quando viene scoperta. Ana cerca aiuto anche dal padre della bimba, di cui non aveva voluto rivelare l'identità, un uomo influente con entrature nel mondo dell'informazione: alla fine il conduttore anticonformista di un programma di attualità della televisione, disobbedendo ai funzionari, rivela la sua storia e così quella degli altri izbrisani, ma attorno alla faccenda si alza un muro di indifferenza e non le rimane che rivolgersi all'anziano padre, con cui aveva pressoché rotto i rapporti, che si sacrifica per consentirle di rapire la propria figlioletta, mentre a sua volta il giovane bosniaco, che per mesi era riuscito a rendersi pressoché invisibile confondendosi nei luoghi più affollati, secondo la nota teoria per cui il modo più sicuro per nascondersi è mostrarsi, viene scoperto ed espulso dal Paese. Tratto dall'omonimo romanzo di successo dello stesso regista Miha Mazzini, si piazza al secondo posto a pari merito con il kazako La gentile indifferenza del giorno tra le pellicole in concorso nella mia personale graduatoria. (TSFF, in concorso, sezione lungometraggi)
Ana è una izbrisana, "cancellata" in sloveno, una delle circa duecentomila persone con regolare cittadinanza e passaporto jugoslavi e in possesso di permesso di residenza permanente ma originari di una delle altre repubbliche della federazione, a cui da un giorno con l'altro, dall'inizio del 1992, non venne più riconosciuta la cittadinanza slovena, considerate alla stregua di immigrati irregolari, per effetto della dichiarazione unilaterale di indipendenza, avvenuta il 25 giugno del 1991, cancellati dal registro di residenza permanente e vittime, in sostanza, di una "pulizia etnica amministrativa", nel totale silenzio dell'UE, e in particolare di Germana e Austria, di cui la Slovenia era di fatto una sorta di protettorato, che negli anni successivi avrebbe accolto il Paese a braccia aperte, così come la maggior parte degli altri dell'ex blocco comunista, fottendosene allegramente di discriminazioni e abusi come questi, nella smania di allargarsi ad Est (e con l'UE, anche prima, la NATO, va da sé). La donna, una giovane madre single, che da anni lavora regolarmente in un asilo statale, se ne accorge quando sta per uscire dall'ospedale dove ha appena partorito: è stata espulsa dal sistema sanitario, le viene tagliata e quindi invalidata la tessera di identità, di cui le rimane in mano un frammento: secondo la legge, dato che è nata a Kragujevać, in Serbia, deve essere deportata in Croazia, che confina direttamente con il suo Paese d'origine, con cui peraltro è in guerra; il tutto, per le norme cervellotiche e passate sotto silenzio, nonché i tempi estremamente ristretti concessi per la richiesta di cittadinanza. Nella stessa situazione si ritroverà anche un ragazzo bosniaco, con cui dividerà l'appartamento dove vice per qualche tempo prima di perdere, in prospettiva, anche questo. Quel che è peggio, la neonata le viene di fatto sequestrata e potrà vederla e allattarla di nascosto soltanto grazie all'aiuto di una studentessa di medicina di cui era stata baby sitter e che viene trasferita, passando diverse rogne, quando viene scoperta. Ana cerca aiuto anche dal padre della bimba, di cui non aveva voluto rivelare l'identità, un uomo influente con entrature nel mondo dell'informazione: alla fine il conduttore anticonformista di un programma di attualità della televisione, disobbedendo ai funzionari, rivela la sua storia e così quella degli altri izbrisani, ma attorno alla faccenda si alza un muro di indifferenza e non le rimane che rivolgersi all'anziano padre, con cui aveva pressoché rotto i rapporti, che si sacrifica per consentirle di rapire la propria figlioletta, mentre a sua volta il giovane bosniaco, che per mesi era riuscito a rendersi pressoché invisibile confondendosi nei luoghi più affollati, secondo la nota teoria per cui il modo più sicuro per nascondersi è mostrarsi, viene scoperto ed espulso dal Paese. Tratto dall'omonimo romanzo di successo dello stesso regista Miha Mazzini, si piazza al secondo posto a pari merito con il kazako La gentile indifferenza del giorno tra le pellicole in concorso nella mia personale graduatoria. (TSFF, in concorso, sezione lungometraggi)
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