"Donbass" di Sergej Lóznica. Con Tamara Jacenko, Ljudmila Smorodina, Olesya Zurakovskaja, Boris Kamorzin, Sergej Russkin, Petro Pančuk, Irina Plesnjaeva, Zana Lubgane, Vadim Dubovskij, Aleksandr Zamurajev, Georgij Deliev, Valeriu Andriuta, Konstantin Itunin, Valery Antoniuk, Nina Antonova, Natalia Buzko, Sergej Kolesov, Svetlana Kolesova, Sergej Smejan e altri. Germania, Ucraina, Francia, Paesi Bassi, Romania 2018 ★★★-
Partito come probabile vincitore della categoria lungometraggi del Trieste Film Festival anche per la notorietà del prolifico regista Sergej Lóznica, già premiato a Cannes 2018 come miglior regista nella sezione Un Certain Regard) gli è stato preferito dal pubblico votante il film franco-albanese di Bujar Alimani La delegazione, che purtroppo mi sono perso e mi auguro venga presto distribuito nelle sale italiane e questo mi fa piacere perché, pur essendo un buon film, mi è sembrato decisamente troppo di parte, e benché sia dichiaratamente votato al grottesco, puntando l'attenzione sulle assurdità di una situazione che ha superato i confini della surrealtà, come quella che da quasi cinque anni si è determinata nelle regioni orientali dell'Ucraina, a uscirne sbertucciati e fatti passare come burattini, idioti e pervertiti sono soltanto i russi, e un primo, sicuro indizio in proposito si ha già scorrendo la lista dei Paesi che hanno contribuito alla sua produzione. Lóznica, che l'ha presentato di persona lunedì sera, ha raccontato di essersi ispirato a sette diversi video trovati su You Tube, e averli rielaborati, e il risultato è un collage di situazioni e personaggi assurdi, che si muovono ai diversi livelli di una realtà che definire orwelliana è poco, dove tutta una società ha fatto corto circuito e, al di là della situazione di conflitto, tutto è falso, dominato dalla corruzione e dalla propaganda, e la mia obiezione principale è proprio che anche pellicole come questa ne fanno parte. Perché un conto è fare un film sull'idiozia umana che provoca la guerra che a sua volta produce la follia, sottolineandone i lati assurdi e perfino comici, senza prendere le parti di nessuno e dare giudizi come fecero Kusturica in Undeground, Paskaljević in La polveriera e Tanović in No Man's Land, questi ultimi due proposti nella retrospettiva che ha avuto luogo giovedì al Teatro Miela, e allora ne escono dei capolavori universali, e un alto è buttarla in vacca, come sembra fare invece in un crescendo rossiniano il regista bielorusso e ucraino di adozione Lóznica, e questo mi sta meno bene. Con questa avvertenza, rimane un buon prodotto ma, a mio avviso, non all'altezza delle aspettative. Il parere del pubblico mi ha dato conforto in questa mia opinione. (TSFF, in concorso, sezione lungometraggi)
Partito come probabile vincitore della categoria lungometraggi del Trieste Film Festival anche per la notorietà del prolifico regista Sergej Lóznica, già premiato a Cannes 2018 come miglior regista nella sezione Un Certain Regard) gli è stato preferito dal pubblico votante il film franco-albanese di Bujar Alimani La delegazione, che purtroppo mi sono perso e mi auguro venga presto distribuito nelle sale italiane e questo mi fa piacere perché, pur essendo un buon film, mi è sembrato decisamente troppo di parte, e benché sia dichiaratamente votato al grottesco, puntando l'attenzione sulle assurdità di una situazione che ha superato i confini della surrealtà, come quella che da quasi cinque anni si è determinata nelle regioni orientali dell'Ucraina, a uscirne sbertucciati e fatti passare come burattini, idioti e pervertiti sono soltanto i russi, e un primo, sicuro indizio in proposito si ha già scorrendo la lista dei Paesi che hanno contribuito alla sua produzione. Lóznica, che l'ha presentato di persona lunedì sera, ha raccontato di essersi ispirato a sette diversi video trovati su You Tube, e averli rielaborati, e il risultato è un collage di situazioni e personaggi assurdi, che si muovono ai diversi livelli di una realtà che definire orwelliana è poco, dove tutta una società ha fatto corto circuito e, al di là della situazione di conflitto, tutto è falso, dominato dalla corruzione e dalla propaganda, e la mia obiezione principale è proprio che anche pellicole come questa ne fanno parte. Perché un conto è fare un film sull'idiozia umana che provoca la guerra che a sua volta produce la follia, sottolineandone i lati assurdi e perfino comici, senza prendere le parti di nessuno e dare giudizi come fecero Kusturica in Undeground, Paskaljević in La polveriera e Tanović in No Man's Land, questi ultimi due proposti nella retrospettiva che ha avuto luogo giovedì al Teatro Miela, e allora ne escono dei capolavori universali, e un alto è buttarla in vacca, come sembra fare invece in un crescendo rossiniano il regista bielorusso e ucraino di adozione Lóznica, e questo mi sta meno bene. Con questa avvertenza, rimane un buon prodotto ma, a mio avviso, non all'altezza delle aspettative. Il parere del pubblico mi ha dato conforto in questa mia opinione. (TSFF, in concorso, sezione lungometraggi)
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