"Beata ignoranza" di Massimiliano Bruno. Con Marco Giallini, Alessandro Gassman, Valeria Bilello, Carolina Crescentini, Teresa Romagnoli e altri. ★=
Vogliono rilanciare la "commedia all'italiana", riescono a coinvolgere anche due attori bravi e affiatati in grado di richiamare il pubblico come Alessandro Gassman e, soprattutto, Marco Giallini, che salva il salvabile, perché almeno centra il personaggio (le interpreti femminili sono una peggio dell'altra e riuscirebbero meglio in qualunque altro mestiere), poi cadono nel consueto luogo comune: non appena un film di genere ha successo, come Perfetti sconosciuti, perché lancia un'idea originale sulle possibili nefaste conseguenze dell'abuso dei sòscial, arriva quello che la scopiazza, banalizzandola e unendola a un altro filone della risata nazionale che, credendosi furbo, ritiene d'oro, ossia quello della scuola. Il risultato è un disastro, e avrei dovuto ricordarmi di un precedente di Massimiliano Bruno alla regìa e, quel che è peggio, alla sceneggiatura: Gli ultimi saranno i primi, sempre con Gassman Junior, che a questo punto è da considerarsi recidivo. Tutta una costruzione improbabile in partenza: Ernesto (Giallini) e Filippo (Gassman) si conoscono da una vita ma non si vedono da 25 anni: hanno amato la stessa donna, Marianna, sposata dal primo ma messa incinta dal secondo all'insaputa del primo, che lo scoprirà quando capita che si trovino a insegnare nello stesso liceo, ovviamente romano, diretto nonché frequentato da una manica di mentecatti. Si detestano e vengono alle mani in classe: il video che li ritrae furoreggia in rete (secondo la neolingua diventa virale) e fornisce il destro a Nina, la figlia in questione, di girare un documentario che li veda protagonisti della sfida di disintossicarsi dallo smartphone e dalla sua dipendenza per Filippo/Gassman, un deficiente laureatosi in matematica a tempo quasi scaduto col minimo dei voti nonché ex forzitaliota, e di convertirsi alla rete per Ernesto/Giallini, intellettuale all'antica che insegna letteratura, ovviamente sinistrorso ed ex sessantottino, che vi si butta rincoglionendosi per una collega, Margherita, una vera e propria drogata da chat. Per non farci mancare niente, pure Nina è incinta, ma non del suo compagno, bensì di un suo ex docente: però il suo fidanzato, un vero gggiòvane d'oggi, una "risorsa" che gravita guarda caso a Berlino (c'è anche il tema dell'emigrazione dei "cervelli", pensa te!) è più comprensivo dei due vecchi babbioni. Perché è moderno, lui. Ci mancava solo che fosse gay o quantomeno bisessuale. Naturalmente vissero tutti felici e contenti e pronti a esibirlsi in una cantatina in una terazza de Romabbbella con vista sulla Balduina. Racconto anche l'epilogo per fare passare la voglia a chiunque legga queste righe di andare a vedere questa pellicola davvero scoraggiante. Era meglio la saga del Pierino di Alvaro Vitali: almeno non aveva pretese di illustrare il mondo d'oggi.
Vogliono rilanciare la "commedia all'italiana", riescono a coinvolgere anche due attori bravi e affiatati in grado di richiamare il pubblico come Alessandro Gassman e, soprattutto, Marco Giallini, che salva il salvabile, perché almeno centra il personaggio (le interpreti femminili sono una peggio dell'altra e riuscirebbero meglio in qualunque altro mestiere), poi cadono nel consueto luogo comune: non appena un film di genere ha successo, come Perfetti sconosciuti, perché lancia un'idea originale sulle possibili nefaste conseguenze dell'abuso dei sòscial, arriva quello che la scopiazza, banalizzandola e unendola a un altro filone della risata nazionale che, credendosi furbo, ritiene d'oro, ossia quello della scuola. Il risultato è un disastro, e avrei dovuto ricordarmi di un precedente di Massimiliano Bruno alla regìa e, quel che è peggio, alla sceneggiatura: Gli ultimi saranno i primi, sempre con Gassman Junior, che a questo punto è da considerarsi recidivo. Tutta una costruzione improbabile in partenza: Ernesto (Giallini) e Filippo (Gassman) si conoscono da una vita ma non si vedono da 25 anni: hanno amato la stessa donna, Marianna, sposata dal primo ma messa incinta dal secondo all'insaputa del primo, che lo scoprirà quando capita che si trovino a insegnare nello stesso liceo, ovviamente romano, diretto nonché frequentato da una manica di mentecatti. Si detestano e vengono alle mani in classe: il video che li ritrae furoreggia in rete (secondo la neolingua diventa virale) e fornisce il destro a Nina, la figlia in questione, di girare un documentario che li veda protagonisti della sfida di disintossicarsi dallo smartphone e dalla sua dipendenza per Filippo/Gassman, un deficiente laureatosi in matematica a tempo quasi scaduto col minimo dei voti nonché ex forzitaliota, e di convertirsi alla rete per Ernesto/Giallini, intellettuale all'antica che insegna letteratura, ovviamente sinistrorso ed ex sessantottino, che vi si butta rincoglionendosi per una collega, Margherita, una vera e propria drogata da chat. Per non farci mancare niente, pure Nina è incinta, ma non del suo compagno, bensì di un suo ex docente: però il suo fidanzato, un vero gggiòvane d'oggi, una "risorsa" che gravita guarda caso a Berlino (c'è anche il tema dell'emigrazione dei "cervelli", pensa te!) è più comprensivo dei due vecchi babbioni. Perché è moderno, lui. Ci mancava solo che fosse gay o quantomeno bisessuale. Naturalmente vissero tutti felici e contenti e pronti a esibirlsi in una cantatina in una terazza de Romabbbella con vista sulla Balduina. Racconto anche l'epilogo per fare passare la voglia a chiunque legga queste righe di andare a vedere questa pellicola davvero scoraggiante. Era meglio la saga del Pierino di Alvaro Vitali: almeno non aveva pretese di illustrare il mondo d'oggi.
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