"Moonlight" di Barry Jenkins. Con Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monae, Alex R. Hibbert, Ashton Sanders, Trevante Rhodes, André Holland, Jaden Piner, Shariff Earp e altri. USA 2016 ★-
"Se questo è un Oscar" è la traduzione del mugugno generalizzato che ha accompagnato l'accensione delle luci alla fine del film nella sala di Udine dove ho avuto modo di vederlo ieri sera, rovinandomi l'umore. Perché è palese che il premio per il miglior film drammatico (più appropriato sarebbe in questo caso il termine grottesco) e la miglior sceneggiatura non originale da parte dell'Academy è nient'altro che un dispetto del milieu progressista (quanto lo può essere un democrat USA) a Trump e al suo entourage, perché i temi o supposti tali, ossia emarginazione dei neri e minoranze varie, omosessualità, bullismo, povertà, violenza, droga, sono quelli che ha sbandierato per otto anni Obama, senza peraltro risolvere nulla in proposito, e che l'elettorato dell'attuale presidente ascolta con fastidio. Il che ci potrebbe anche stare, se questo assai mediocre adattamento di una pièce teatrale non avesse avuto come concorrenti due gioielli come La La Land e Manchester On The Sea, di cui ho ancora fresco il ricordo. Se il Demo-ShowBiz avesse voluto davvero dare un segnale serio, avrebbe dovuto premiare con l'Oscar al miglior documentario Fuocoammare, e lo dice uno che non ama particolarmente i lavori di Gianfranco Rosi. Oppure avrebbe dovuto conferire non tre, ma dieci statuette al nostrano Un bacio, che affrontava, in un altro contesto, gli stessi temi in modo incomparabilmente più maturo. Il film, suddiviso in tre capitoli che ritraggono il protagonista a circa dieci anni di distanza uno dall'altro, racconta della difficile formazione ed educazione sentimentale di Chiron, da quando ha circa sei anni e viene già vessato dai coetanei perché non aderisce ai loro modelli già machisti e veniva soprannominato "Piccolo" perché molto gracile; a circa 16 quando viene preso di mira dai bulli del liceo; a quando ne ha 26 ed è diventato a sua volta spacciatore, emulando, anche nella somiglianza fisica e nel modo di vestire, l'unica figura paterna avuta nell'infanzia: Juan, un pusher di origine cubana, compagno di Theresa, la sola persona con cui Piccolo riusciva a spiccicare qualche parola (la madre di Chiron era una tossicomane che si prostituiva in casa, presente il bambino). In quest'ultima fase è diventato Black e si trova ad operare ad Atlanta e non più nella natìa Miami, dove però torna per incontrare nuovamente un suo amico di infanzia e di gioventù, Kevin, con cui aveva avuto una fugace e innocente esperienza omosessuale da adolescente, e fare il punto su cosa e chi siano diventati entrambi. Questa la trama di Moonlight che, se non si rivolgesse principalmente al pubblico statunitense e alla cattiva coscienza tanto dei bianchi quanto degli afroamericani, si potrebbe pensare sia un insulto all'intelligenza dello spettatore medio, risultato di una sceneggiatura ridicola, farraginosa e poco credibile. Però premiata dall'Academy. Di seguito solo alcune delle favole per bambini idioti propinate nel film, peraltro di una lentezza e noia strazianti: 1) a sei anni a Chiron, pronunciato Sciàiron, viene impartita la prima lezione di correttezza politica: nel caso, non si dice frocio ma gay. E non da parte di un insegnante o di un parente: dallo spacciatore buono, filosofo, altruista e che si è davvero affezionato a "Piccolo"; 2) nel suburbio di Miami, un universo completamente coloured con qualche traccia ispanoamericana dove si svolge l'intera Epopea Chironiana, salvo una scappata notturna sulla spiaggia, in centro, dove viene filmata l'unica scena castamente omosex al chiar di luna (da cui il titolo) girano solo canne, droga leggera: così leggera che Paula, la madre di Chiron, finisce in un centro di disintossicazione e riabilitazione; 3) la ex puttana non solo si redime, ma diventa pure operatrice del suddetto centro; 4) last, but not at least, durante dieci anni da quando ha avuto la prima, fugace esperienza omosessuale con Kevin, in parte trascorsi in un riformatorio, per di più americano, Black, alias Chiron venticinquenne diventato un Maciste da mezza sega che è stato fino all'adolescenza (forse ha fatto uno stage a base di steroidi alla Juventus nel frattempo) non ha mai sfiorato, e soprattutto non è mai stato sfiorato, da un altro uomo. Come no: è rimasto puro come una verginella. Si salvano soltanto gli attori, e non tutti. E quesa roba circola regolarmente per i cinema di tutto il mondo. Una prece.
"Se questo è un Oscar" è la traduzione del mugugno generalizzato che ha accompagnato l'accensione delle luci alla fine del film nella sala di Udine dove ho avuto modo di vederlo ieri sera, rovinandomi l'umore. Perché è palese che il premio per il miglior film drammatico (più appropriato sarebbe in questo caso il termine grottesco) e la miglior sceneggiatura non originale da parte dell'Academy è nient'altro che un dispetto del milieu progressista (quanto lo può essere un democrat USA) a Trump e al suo entourage, perché i temi o supposti tali, ossia emarginazione dei neri e minoranze varie, omosessualità, bullismo, povertà, violenza, droga, sono quelli che ha sbandierato per otto anni Obama, senza peraltro risolvere nulla in proposito, e che l'elettorato dell'attuale presidente ascolta con fastidio. Il che ci potrebbe anche stare, se questo assai mediocre adattamento di una pièce teatrale non avesse avuto come concorrenti due gioielli come La La Land e Manchester On The Sea, di cui ho ancora fresco il ricordo. Se il Demo-ShowBiz avesse voluto davvero dare un segnale serio, avrebbe dovuto premiare con l'Oscar al miglior documentario Fuocoammare, e lo dice uno che non ama particolarmente i lavori di Gianfranco Rosi. Oppure avrebbe dovuto conferire non tre, ma dieci statuette al nostrano Un bacio, che affrontava, in un altro contesto, gli stessi temi in modo incomparabilmente più maturo. Il film, suddiviso in tre capitoli che ritraggono il protagonista a circa dieci anni di distanza uno dall'altro, racconta della difficile formazione ed educazione sentimentale di Chiron, da quando ha circa sei anni e viene già vessato dai coetanei perché non aderisce ai loro modelli già machisti e veniva soprannominato "Piccolo" perché molto gracile; a circa 16 quando viene preso di mira dai bulli del liceo; a quando ne ha 26 ed è diventato a sua volta spacciatore, emulando, anche nella somiglianza fisica e nel modo di vestire, l'unica figura paterna avuta nell'infanzia: Juan, un pusher di origine cubana, compagno di Theresa, la sola persona con cui Piccolo riusciva a spiccicare qualche parola (la madre di Chiron era una tossicomane che si prostituiva in casa, presente il bambino). In quest'ultima fase è diventato Black e si trova ad operare ad Atlanta e non più nella natìa Miami, dove però torna per incontrare nuovamente un suo amico di infanzia e di gioventù, Kevin, con cui aveva avuto una fugace e innocente esperienza omosessuale da adolescente, e fare il punto su cosa e chi siano diventati entrambi. Questa la trama di Moonlight che, se non si rivolgesse principalmente al pubblico statunitense e alla cattiva coscienza tanto dei bianchi quanto degli afroamericani, si potrebbe pensare sia un insulto all'intelligenza dello spettatore medio, risultato di una sceneggiatura ridicola, farraginosa e poco credibile. Però premiata dall'Academy. Di seguito solo alcune delle favole per bambini idioti propinate nel film, peraltro di una lentezza e noia strazianti: 1) a sei anni a Chiron, pronunciato Sciàiron, viene impartita la prima lezione di correttezza politica: nel caso, non si dice frocio ma gay. E non da parte di un insegnante o di un parente: dallo spacciatore buono, filosofo, altruista e che si è davvero affezionato a "Piccolo"; 2) nel suburbio di Miami, un universo completamente coloured con qualche traccia ispanoamericana dove si svolge l'intera Epopea Chironiana, salvo una scappata notturna sulla spiaggia, in centro, dove viene filmata l'unica scena castamente omosex al chiar di luna (da cui il titolo) girano solo canne, droga leggera: così leggera che Paula, la madre di Chiron, finisce in un centro di disintossicazione e riabilitazione; 3) la ex puttana non solo si redime, ma diventa pure operatrice del suddetto centro; 4) last, but not at least, durante dieci anni da quando ha avuto la prima, fugace esperienza omosessuale con Kevin, in parte trascorsi in un riformatorio, per di più americano, Black, alias Chiron venticinquenne diventato un Maciste da mezza sega che è stato fino all'adolescenza (forse ha fatto uno stage a base di steroidi alla Juventus nel frattempo) non ha mai sfiorato, e soprattutto non è mai stato sfiorato, da un altro uomo. Come no: è rimasto puro come una verginella. Si salvano soltanto gli attori, e non tutti. E quesa roba circola regolarmente per i cinema di tutto il mondo. Una prece.
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