"T2 Trainspotting" di Danny Boyle. Con Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Rober Carlyle, Anjela Nedyalkova, Simon Weir e altri. Gran Bretagna 2016 ★★★½
Dopo le tre invereconde pellicole visionate di seguito, una più deludente dell'altra eppure osannate da una buona parte della "critica" luogocomunista, perfino un sequel ad altissimo rischio come Trainspotting 20 anni dopo fa gridare al miracolo e al capolavoro, pur essendone lontano ma pur tuttavvia assai dignitoso, e comunque costituisce una bella boccata di ossigeno dopo tanta noia e mediocrìità. Trainspotting, tratto da un romanzo breve di Irwine Welsh e trasferito nel 1996 in immagini da Danny Boyle con gli stessi interpreti di oggi è stato un film che ha fatto epoca, dipingendo un ritratto delirante di una generazione perduta ma vitale, risultato residuale di vent'anni di cura thatcheriana che aveva scardinato, assieme alla working class e al welfare, il sistema di convivenza della società britannica, e questo in un'area del Paese di per sé considerata periferica, almeno dal punto di vista di Downing Street, come la Scozia, raccontando la storia di un gruppo di amici tra musica, furti, spaccio e quantità esagerate di additivi chimici, parlando anche dell'aspetto droga e tossicodipendenza con un linguaggio rivoluzionario in forma di black comedy dal ritmo adrenalinico. Vent'anni dopo, con il ritorno di Marc Renton a Edimburgo, dopo che ne era fuggito con la "cassa" di 16 mila sterline frutto della vendita di una partita di eroina sottratta agli amici per rifarsi un'esistenza piccolo borghese da contabile ad Amsterdam, viene riproposto il seguito, comprensibilmente con ritmi più blandi dovuti all'incedere dell'età. Tranne Tommy, morto già nel film precedente e omaggiato in questo, Marc ritrova i compagni di allora: Simon Sick Boy, l'amico d'infanzia, ha rilevato la gestione del decrepito pub di famiglia e integra le entrate ricattando riccastri viziosi dopo averli filmati in incontri erotici con una prostituta bulgara, Veronica, la sua fidanzata; Spud è sempre lo stralunato tossicomane rifiutato da moglie e figlio, ma più disperato, tanto da tentare il suicidio: lo salverà Marc ma soprattutto la scoperta dentro a sé stesso di un'inaspettata vena di narratore; Begbie, sempre più incattivito, è in galera, da cui però riesce a fuggire rocambolescamente per riprendere i suoi furti e iniziare al mestiere il figlio recalcitrante, che invece si è iscritto al college: quando viene a sapere del ritorno di Marc in città, si scatena per rintracciarlo e punirlo per il tradimento di vent'anni prima. "Sei tornato perché nostalgico, sei un turista della tua adolescenza" dice Simon a Marc; in realtà è tornato perché l'azienda in cui lavorava ha tagliato il personale per via della crisi generalizzata e anche la sua vita da "regolare" è andata all'aria, e così il suo matrimonio: il mondo della sua gioventù a questo punto non poteva essere peggio, almeno non gli era estraneo. La vicenda è comunque spassosa e le immagini del passato ritornano in fulminei flash-back che impregnano il sequel dell'atmosfera del film precedente pur occupando in totale non più di un minuto. Se il primo film parla comunque dell'energia giovanile, positiva di per sé anche in una realtà senza speranze com'era quella degli anni Novanta, T2 si concentra sulle delusioni della maturità e le miserie della modernità, ma lo fa con tutti gli elementi, dalla sceneggiatura, all'alchimia fra gli interpreti, all'ambientazione e alla colonna sonora, al ritmo che servono per dare vita a un prodotto cinematografico degno di questo nome.
Dopo le tre invereconde pellicole visionate di seguito, una più deludente dell'altra eppure osannate da una buona parte della "critica" luogocomunista, perfino un sequel ad altissimo rischio come Trainspotting 20 anni dopo fa gridare al miracolo e al capolavoro, pur essendone lontano ma pur tuttavvia assai dignitoso, e comunque costituisce una bella boccata di ossigeno dopo tanta noia e mediocrìità. Trainspotting, tratto da un romanzo breve di Irwine Welsh e trasferito nel 1996 in immagini da Danny Boyle con gli stessi interpreti di oggi è stato un film che ha fatto epoca, dipingendo un ritratto delirante di una generazione perduta ma vitale, risultato residuale di vent'anni di cura thatcheriana che aveva scardinato, assieme alla working class e al welfare, il sistema di convivenza della società britannica, e questo in un'area del Paese di per sé considerata periferica, almeno dal punto di vista di Downing Street, come la Scozia, raccontando la storia di un gruppo di amici tra musica, furti, spaccio e quantità esagerate di additivi chimici, parlando anche dell'aspetto droga e tossicodipendenza con un linguaggio rivoluzionario in forma di black comedy dal ritmo adrenalinico. Vent'anni dopo, con il ritorno di Marc Renton a Edimburgo, dopo che ne era fuggito con la "cassa" di 16 mila sterline frutto della vendita di una partita di eroina sottratta agli amici per rifarsi un'esistenza piccolo borghese da contabile ad Amsterdam, viene riproposto il seguito, comprensibilmente con ritmi più blandi dovuti all'incedere dell'età. Tranne Tommy, morto già nel film precedente e omaggiato in questo, Marc ritrova i compagni di allora: Simon Sick Boy, l'amico d'infanzia, ha rilevato la gestione del decrepito pub di famiglia e integra le entrate ricattando riccastri viziosi dopo averli filmati in incontri erotici con una prostituta bulgara, Veronica, la sua fidanzata; Spud è sempre lo stralunato tossicomane rifiutato da moglie e figlio, ma più disperato, tanto da tentare il suicidio: lo salverà Marc ma soprattutto la scoperta dentro a sé stesso di un'inaspettata vena di narratore; Begbie, sempre più incattivito, è in galera, da cui però riesce a fuggire rocambolescamente per riprendere i suoi furti e iniziare al mestiere il figlio recalcitrante, che invece si è iscritto al college: quando viene a sapere del ritorno di Marc in città, si scatena per rintracciarlo e punirlo per il tradimento di vent'anni prima. "Sei tornato perché nostalgico, sei un turista della tua adolescenza" dice Simon a Marc; in realtà è tornato perché l'azienda in cui lavorava ha tagliato il personale per via della crisi generalizzata e anche la sua vita da "regolare" è andata all'aria, e così il suo matrimonio: il mondo della sua gioventù a questo punto non poteva essere peggio, almeno non gli era estraneo. La vicenda è comunque spassosa e le immagini del passato ritornano in fulminei flash-back che impregnano il sequel dell'atmosfera del film precedente pur occupando in totale non più di un minuto. Se il primo film parla comunque dell'energia giovanile, positiva di per sé anche in una realtà senza speranze com'era quella degli anni Novanta, T2 si concentra sulle delusioni della maturità e le miserie della modernità, ma lo fa con tutti gli elementi, dalla sceneggiatura, all'alchimia fra gli interpreti, all'ambientazione e alla colonna sonora, al ritmo che servono per dare vita a un prodotto cinematografico degno di questo nome.
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