“Nonostante” di Valerio Mastandrea. Con Valerio Mastandrea, Dolores Fonzi, Lino Musella, Laura Morante, Giorgio Montanini, Justin Korovkin, Barbara Ronchi, Luca Lionello e altri. Italia 2024 ★★★★+
Alla sua seconda regia dopo l'esordio, nel 2018, con Ride, Mastandrea conferma dietro la camera da presa le stesse qualità che ha come persona e come attore (qui è anche il personaggio principale): un modo discreto, ironico e al contempo malinconico di guardare le cose della vita da un'angolatura non scontata, che dà un tocco volutamente surreale e leggero a eventi reali e imprevisti che vengono a scuotere la quotidianità. Là era un fatale incidente sul lavoro, qui è il coma, quella sospensione tra la vita e la morte in cui ogni possibilità è aperta, un risveglio come un definitivo soffio di vento che ti porta via, in cui tutto può succedere, una situazione senza tempo, dove non si ha memoria del passato né idea del futuro, che si immagina però anche, e non così paradossalmente, uno stato di assoluta libertà per il protagonista. Il suo corpo giace in un letto di ospedale, mentre il suo spirito, la sua essenza, vaga per il nosocomio, i suoi cortili e le strade circostanti, parla con quelli che sono nelle sue stesse condizioni: ogni comatoso reagisce alla sua condizione a modo suo, in attesa che evolva, in un senso o nell'altro, quasi rassegnata la donna interpretata da Laura Morante, il ragazzo di Justin Korovkin sul punto di andarsene, attaccato alla famiglia l'uomo di Lino Musella, quello più in confidenza con il nostro Valerio, per cui invece il coma è un momento di inattesa pausa dalla vita e dai problemi di tutti i giorni, una sorta di vacanza, in cui osserva gli altri senza dovere pensare a sé stesso, il cui corpo vede steso nel letto e attaccato alle apparecchiature che monitorano le sue funzioni vitali mentre lui schiaccia una pennica sul divano dopo una giornata a girovagare in totale assenza di gravità e senza essere visto, e in cui può a interagire soltanto con altri comatosi. Il gradevole, per lui, tran tran quotidiano viene stravolto quando la "sua" stanza viene occupata dalla vittima di un grave incidente stradale, Dolores Fonzi, ottima attrice molto nota in Argentina che è un vero piacere vedere in un film italiano, che invece è refrattaria ad accettare le "regole" che per Valerio sono invece una sorta di panacea. Prima infastidito dalla presenza e dal modo di fare della "intrusa", Valerio ne è sempre più attratto e alla fine si lascia andare e si innamora di lei nonostante, per l'appunto, sia impossibile che un rapporto vero nasca e nonostante tutto, in quello stato di assenza da sé stessi, funzioni. Morte, dolori: nonostante tutto bisogna vivere il presente, e tirare avanti, carpe diem nonostante tutto e nonostante ciò su cui non possiamo nulla e non sappiamo nemmeno definire. Piacevolmente surreale per quanto agganciato alla realtà, metafisico verrebbe da dire, il film suscita emozioni e considerazioni profonde senza mai essere strappalacrime o nemmeno banalmente ottimista o ridicolo: lieve ma non leggero, disincantato ma non triste. Mastandrea è bravo e misurato da regista quanto come attore, e così i colleghi che ha scelto accuratamente, la storia funziona, il commento musicale è perfetto. Cosa volere di più? Sembra una stagione positiva, per il cinema nostrano. Speriamo che continui così.