venerdì 8 agosto 2025

Una sconosciuta a Tunisi

"Una sconosciuta a Tunisi" (Aïcha) di Mehdi Bersaoui. Con Fatma Sfarr, Nidhal Saadi, Yassmine Dimassi, Hela Ayed, Mohamid Ali Ben Jemaa, Ala Benhamad, Saoussen Maalej e altri. Francia, Tunisia, Italia, Qatar 2024 ★★★★

Il secondo lungometraggio di Mehdi Bersaoui ha ampiamente mantenuto tutte le aspettative che avevo, memore del notevole film d'esordio del regista tunisino, Un figlio,  presentato pure esso e premiato a suo tempo alla Mostra del Cinema di Venezia del 2019: mentre quello era un dramma famigliare che si svolgeva sullo sfondo della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011 in Tunisia, questo si ispira a un fatto di cronaca avvenuto in seguito a quella rivolta, in un Paese sì pacificato e liberato dalla dittatura ma pur sempre in preda di profonde contraddizioni, fra tradizione e presente, città e campagna, emancipazione femminile e retaggi maschilisti: in più, dopo anni di oppressione, difficile fidarsi di uno Stato inefficiente, in questo caso rappresentato dalla polizia. Mehdi Bersaoui si affida alla vena di Fatma Sfarr, nella sua metamorfosi da Aya ad Amira infine ad Aïsha, adeguandosi alla trasformazione sia fisica sia psicologica di una giovane donna. Quasi trentenne, Aya vive a Tozeur, nel Sud del Paese, mantenendo dai suoi 14 anni i genitori col suo lavoro di cameriera in un resort di lusso dove si reca quotidianamente a bordo di un minivan assieme ad altri impiegati dell'albergo. Fallito e muto il padre, la madre vorrebbe imporle un matrimonio combinato con un anziano abbiente al solo scopo di ricevere ancora più soldi, vantaggi e, magari, prestigio sociale. Come se non bastasse Aya, che oltre a non aver potuto proseguire negli studi, come avrebbe desiderato, non ha mai nemmeno visto il mare, ha una relazione tossica col direttore dell'albergo, che da anni le promette di lasciare la moglie per cominciare una nuova vita insieme ma ovviamente svicola. Un giorno il pullmino sul quale compie il suo tragitto quotidiano ha un incidente e precipita in un burrone: Aya, l'unica sopravvissuta, riesce a uscire dalle lamiere prima che bruci dopo l'esplosione del serbatoio e, sapendo che l'autista aveva preso a bordo un'ulteriore passeggera non compresa nella lista, coglie al balzo l'occasione perché il corpo della sconosciuto risulterà il suo, e lei sarà libera. Recupera quindi di nascosto del denaro nascosto dal suo amante in una cassaforte dell'albergo e con quello va a Tunisi, dove assume l'identità di Amira, prenderà in affitto senza documenti e sulla parola una stanza nell'appartamento di una studentessa, Lobna, che la introduce nella sfavillante vita notturna della capitale, che inizia a frequentare assieme a una coppia di amici, di cui uno, Rafik, un traffichino "intoccabile", si rende corresponsabile della morte di un ragazzo, Karim, con cui Amira aveva soltanto scambiato qualche sguardo in discoteca. La ragazza, priva di documenti, viene costretta da Rafik a rendere falsa testimonianza (nel pestaggio di Karim c'entrano anche due poliziotti che lavoravano in nero come buttafuori nel locale), così il caso viene derubricato a "incidente" e quindi insabbiato, anche per volere della commissaria responsabile dell'indagine. A non starci, però, è l'ispettore Fares, entrato in polizia proprio perché anni prima il fratello era deceduto in circostanze simili, mai chiarite. Il caso monta per iniziativa di parenti e amici della vittima, anche per la diffusione di notizie in rete, Amira/Aya va in crisi, molla la stanza e la amica, nel frattempo sono spariti pure i suoi soldi, e si rifugia presso la panettiera del quartiere in cui vive che diventa una sorta di madre e amica che non ha mai avuto. Una falla del sistema informatico la dà ancora in vita come Aya, ma sarà Fares a fornirle un'ulteriore, e stavolta sicura nuova identità in cambio della sconfessione della sua iniziale falsa testimonianza, assieme a un certificato di morte di Aya (in virtù del quale i genitori avranno un adeguato risarcimento con cui potranno pagare i propri debiti e l'avida madre avere soddisfazione), cosicché la ragazza, finalmente libera da legami, ricatti e catene, potrà davvero iniziare una nuova e consapevole esistenza come Aïcha. Come accennato i livelli del racconto sono diversi e, così come avviene la metamorfosi della protagonista. il film passa dalla commedia drammatica, al poliziesco, al film di denuncia ma anche e soprattutto di documentazione credibile dei contrasti di un Paese complesso e in evoluzione così come i suoi abitanti, Paese peraltro molto vicino e che con l'Italia ha legami stretti da millenni. Sicura la mano del regista, fotografia degna di nota, colonna sonora azzeccata, Fatma Sfarr magnifica ma bravi anche gli altri interpreti, specie quelle femminili, di personaggi non sempre positivi, come la madre di Aya/Aïcha, la commissaria, la convivente e "mezzana" Lobna. Gran bel film.

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