"La zona d'interesse" (The Zone of Interest) di Jonathan Glazer. Con Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier, Lilli Falk, Ralf Herforth, Max Beck e altri, GB, Polonia, USA 2023 ★★★★+
La pressoché totale desertificazione della programmazione cinematografica estiva mi ha dato l'opportunità di ripescare un paio di film che mi ero perso nelle stagioni passate. Il primo, che ha ricevuto l'Oscar come miglior film internazionale e quello per il suono nel 2024, è La zona d'interesse. Sono numerose le pellicole sui campi di concentramento nazisti, ma questa è unica nel suo genere, perché non descrive lo sterminio metodico che avveniva all'interno di quello più famoso, Auschwitz, bensì la carriera professionale e la vita famigliare di chi lo aveva costruito e lo dirigeva: Rudolf Höß (qui reso in maniera eccellente da Christian Friedl). La "zona di interesse" era, per l'appunto, l'area di circa 25 mila miglia che lo circondavano, dove abitavano il comandante e la moglie Hedwig (la sempre brava Sandra Hüller) coi loro cinque pargoli, in una elegante villa dotata di tutti i comfort, piscina compresa, divisa soltanto da un muro dalle baracche in cui sopravvivevano a stento e ammassati i prigionieri e i forni dove venivano eliminati quelli non più abili al lavoro. Un'esistenza tranquilla e serena da famiglia borghese esemplare, Frau Höß a dirigere il personale domestico (ragazze locali, qualche volta per i lavori pesanti veniva reclutato qualche detenuto), dividersi tra la amiche vestiti e gioielli sottratti agli internati, ché tanto a loro non sarebbero più serviti, e soprattutto occuparsi del suo amato giardino, a cui si era devotamente occupata negli ultimi anni e di cui andava orgogliosa. Certo, qualche inconveniente c'era: qualche volta l'abbaiare furioso dei cani, fumi dall'olezzo dolciastro e persistente, ceneri "misteriose" che si depositavano nel torrente in cui in estate si andava a bagnarsi e il marito, occasionalmente, a pesca. Parallelamente, la carriera di Rudolf, che si lamentava dell'inefficienza della "macchina" nnché dei suoi sottoposti, e proponeva piani per il miglioramento della "produzione", specie dopo che a partire dal 1940 venne avviata la "soluzione finale" della questione ebraica: fu lui a incentivare l'utilizzo del Zykon B utilizzato nelle camere a gas. Quando nell'autunno del 1942 verrà richiamato a Oranienburg, presso Berlino, la moglie convinse il consorte di chiedere ai suoi superiori di autorizzarla a non seguirlo, perché i bambini potessero continuale a vivere all'aperto, in campagna, e respirare "aria pulita" invece che in città diventate ormai insicure e a Höß venne affidato un piano intitolato a suo nome, l'Aktion Höß, che prevedeva il trasporto capillare di 700 mila ebrei ungheresi nei vari campi di concentramento e che il nostro ufficiale delle SS portò a termine con la consueta minuziosa precisione permettendogli di tornare in quell'angolo di "piccolo paradiso famigliare" ad Auschwitz, dove entrò in funzione anche li secondo campo, quello di Birkenau. Insomma, l'illustrazione visiva ed acustica (non a caso, come accennato, il film è stato premiato per il sonoro) e subliminalmente olfattiva di quella che Hannah Arendt avrebbe descritto nel suo sempre citato (e sempre troppo poco letto) La banalità del male del 1963, un rapporto del processo contro Eichmann, tenutosi a Gerusalemme due anni prima. Anche qui abbiamo a che fare con un burocrate del genocidio alla sua altezza: fu invece giudicato a Norimberga e impiccato nel 1947 proprio davanti all'ingresso del campo di Auschwitz, ma di questo il film non parla, mostrandoci soltanto l'interno dell'attuale museo dell'Olocausto, straniante quanto il film nella sua quotidianità di attrazione turistica (con tanto di supermercati, caffè e negozi di souvenir, a sua volta orripilante banalizzazione dell'orrore: sconsiglio a chiunque di metterci piede, dopo averlo fatto di persona una ventina di anni fa). Insomma un film da vedere e su cui riflettere, inquietante e con uno sguardo originale quanto penetrante sull'argomento. E sui mostri che ci circondano e di cui volenti o nolenti facciamo parte (vedi Gaza).
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