"La valle dei sorrisi" di Paolo Strippoli. Con Michele Riondino, Giulio Ferri, Paolo Pierobon, Romana Maggiora Vergano, Sergio Romano, Roberto Citran, Anna Bellato, Sandra Toffolatti e Altri. Italia, Slovenia 2025 ★★★★
Nelle mie scelte cinematografiche non mi lascio influenzare più di tanto dalle recensioni che leggo in giro, facendo più affidamento sul passaparola di persone credibili, però seguo una regola aurea: quando un film non incontra i raffinatissimi gusti di Federico Pontiggia, arzigogolati quanto la sua prosa psichedelica, mi precipito a vederlo, quasi sempre con mia grande soddisfazione; quando invece ne fa il panegirico, prima di rischiare cerco conferma e conforto nelle parole del mio Vate in materia, Gianmatteo Pellizzari, che scrive (bene) di cinema sul Messaggero Veneto nonché su Overground, il suo account Instagram. Viceversa, se quest'ultimo ne raccomanda uno, mi fido ciecamente e vinco anche le reticenze che nutro per un genere, come lo horror, che di suo non mi garba un granché. Genere a cui dichiaratamente si rifà, anche in questo suo terzo film, il talentuoso Paolo Strippoli, ma con cui gioca, peraltro molto abilmente, per parlare d'altro: superstizione, capri espiatori, rimozione, rapporti tra genitori e figli, turbe adolescenziali, dolori esistenziali e inevitabili. In più, La valle dei sorrisi è stato girato in Alta Carnia, con contributo della Friuli Film Commission, che è piuttosto oculata nei progetti da finanziare, ed è prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, di per sé una garanzia. Sergio (Michele Riondino) è un insegnante di educazione fisica ed ex campione di judo che arriva da Taranto nel villaggio dolomitico di Remis per una supplenza di qualche mese: è psicologicamente devastato per avere perso il figlio in circostanze che scopriremo più avanti nel dipanarsi della trama: si abbandona all'alcol e ha inizialmente un rapporto scostante coi suoi nuovi allievi, tra i quali nota subito Matteo, che sta appartato, è esentato dalla ginnastica e oggetto da stretta sorveglianza e cura da parte del padre (Paolo Pierobon) e dal prete della comunità(Roberto Citran). Non tarda a scoprire, frequentando la titolare dell'osteria del paese, il motivo per cui gli abitanti di Remis sembrino tutti straordinariamente felici, e lo diventa anche lui quando la ragazza lo porta a un incontro che settimanalmente si tiene in una sorta di sala-santuario, gestita dal padre di Matteo e dal prete, in cui la popolazione riceve la sua "dose" di felicità che viene, per l'appunto, dispensata dal ragazzo, agghindato con una tunica e un portamento da vittima sacrificale, tramite abbracci. La crisi d'astinenza si manifesta con attacchi di prurito che colpiscono in particolare le braccia e portano chi li subisce a grattarsi furiosamente e a sangue, e il rimedio è prendere appuntamento per un "trattamento" extra. Così fa anche Sergio, e in effetti anche lui si sentirà sollevato e quasi felice dopo essersi abbracciato con l'allievo, diventa più amichevole coi suoi studenti e li coinvolge nello sport di cui è stato elemento di spicco, ma non per questo smette di indagare sullo strano fenomeno che rende tutti apparentemente soavi, che trae invece origine da uno spaventoso incidente ferroviario che una quindicina d'anni prima è avvenuto nella stazione del paese. Nelle cui rovine avrà luogo, dopo varie vicissitudini che tengono lo spettatore inchiodato sulla poltrona, l'epilogo piuttosto macabro, ma non compiaciuto e buffonesco come si potrebbe temere, che rappresenta la chiusura del cerchio di tutta la misteriosa vicenda. Che ovviamente mi guardo bene dallo svelare, per cui non vado oltre nel racconto dei dettagli. Ma ci sarà una spiegazione a tutto e, oltre alla tensione e ai colpi di scena, in questo alternarsi di normalità (artificiale) e mistero, motivo per riflettere. In poche parole, una pellicola molto valida, solida, interpretato da uno cast di spessore e assoluto affidamento. Bravo Strippoli e grazie a chi ha avuto fiducia in lui.
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