"Breve storia d'amore" di Ludovica Rampoldi. Con Pilár Fogliati, Adriano Giannini, Andrea Carpenzano, Valeria Golino, Massimo de Lorenzo, Betti Pedrazzi, Monica Nappo e altri. Italia 2025 ★★★★1/2
Felice esordio alla regia per Ludovica Rampoldi, sceneggiatrice una solida carriera di sceneggiatrice con collaborazioni di prestigio, tra cui Bellocchio, Salvatores e Molaoli in film pluripremiati e serie TV di valore: Breve storia d'amore, breve e dagli sviluppi sorprendenti quanto esemplare, è una commedia ironica e a tinte gialle che riconcilia con la recente produzione italiana, mediamente deludente, e indaga sui meccanismi innescati da una apparentemente casuale tresca extraconiugale. Siamo a Roma (ma il film non è per nulla romanocentrico) e Rocco (Giannini), un sismologo cinquantenne ogni venerdì sera si "scarica" in match di scacchipugilato (disciplina che esiste per davvero) incontra per caso nel bar che frequenta abitualmente Lea (Pilár Fogliati, attorno a cui ruota, a ragione, tutto il film e artefice di una interpretazione memorabile), giornalista free lance sui trenta, che invece lo ha scelto a caso, come fa abitualmente quando annega nei gin tonic i suoi problemi di coppia. Ha una figlia piccola e il compagno (Carpenzano) è attore di serie TV di successo, mentre Rocco da vent'anni è sposato con Cecilia (Golino), una psicanalista che invece come sfogatoio utilizza il poligono di tiro. Tra Rocco e Lea comincia, per iniziativa di lei, una relazione (così viene definita dopo il terzo incontro) sempre più coinvolgente e dagli aspetti a prima vista insoliti, che vede la donna insinuarsi nel matrimonio tra Rocco e Cecilia, fino a scegliere lei come propria psicanalista per conoscerla da vicino, ma per uno scopo totalmente diverso da quello che potrebbe sembrare a prima vista. Chiudo qui con il riassunto della trama, perché altrimenti svelerei il finale, che giunge inesorabile (i ritmi del racconto sono perfetti, scadenzati da capitoli che hanno dei titoli rivelatori, così come chirurgici e mai banali sono i dialoghi: non ci si parla addosso a vanvera come troppo spesso nei film nostrani). Tempi, scrittura, sottigliezza, intelligenza mi hanno ricordato Follemente di Paolo Genovese, tra le migliori cose viste quest'anno, altro film che vedeva tra i suoi protagonisti Pilár Fogliati, il cui volto bello quanto straordinariamente espressivo è il mezzo con cui riesce a donare ai suoi personaggi tutti i registri degli stati d'animo richiesti dalla parte affidatale e dalle evoluzioni della storia; in questa occasione, che la vede perno di tutta la vicenda, ancor di più. Una donna camaleonte, sicuramente manipolatoria, come lo sono però anche gli altri personaggi, tranne tutto sommato il povero Rocco, che risulta più un mezzo per raggiungere il fine di una operazione demiurgica innescata da Lea che ne uscirà, come lei ma non per forza con lei, avendo fatto chiarezza con sé stesso.

Nessun commento:
Posta un commento