lunedì 8 settembre 2025

I Roses

"I Roses" (The Roses) di Jay Roach. Con Olivia Colman, Benedict Cumberbatch, Andy Samberg, Kate McKinnon, Allison Janney, Sunita Mani, Ncuti Gatwa, Zoe Chao, Jamie Demetriou e altri. USA 2025 ★★1/2

Eccoci al rifacimento, 36 anni dopo, de La guerra dei Roses, tratto dall'omonimo romanzo di Warren Adler e diretto da Danny De Vito: commedia noir sulla disastro finale di una relazione coniugale apparentemente perfetta, almeno fino allo scoppio della crisi, era un film di una cattiveria fumigante, scorretto, rimasto nella memoria anche per l'interpretazione superba dei due protagonisti, Michael Douglas e Kathleen Turner. Questo ne è la versione edulcorata e buonista, se non pensata espressamente per l'infanzia, per un livello di apprezzamento non molto più in là, non a caso  prodotta dalla Disney: i dissidi di coppia sono perlopiù verbali e si sostanziano in battute spesso sagaci di humor tipicamente inglese, che contrastano con l'ambientazione invece californiana. E inglese è la coppia di interpreti, che di per sé è l'unico aspetto che giustifica il prezzo del biglietto, dove Cumberbatch è Theo, un ambizioso architetto frustrato dai dormitori a forma di cubo che gli tocca progettare nello studio in cui lavora e la Colman è Ivy, una fantasiosa e irriverente chef di un ristorante alla moda dove le archistar londinesi usano cenare. Lui si intrufola in cucina, si punzecchiano verbalmente e si amano al primo scambio di frecciate. Nascono due figli e la coppia si trasferisce in California (non si capisce bene perché) e quando i ragazzi ormai sono sui 10 anni e non hanno più bisogno che la madre li segua tutto il giorno, Ivy, su idea del marito, apre un modesto ristorantino per rinverdire la sua passione gastronomica. Gli yankees, si sa, sono degli analfabeti in materia ed è sufficiente che qualcuno proponga qualcosa di diverso da hot dogs, donuts, thamurgers, tacos e quella cosa che loro osano chiamare pizza per ottenere un successo che diventa travolgente quanto inaspettato. Nel frattempo, Theo ha costruito un suggestivo e stravagante museo nella cittadina sulla costa in cui vivono, dotato di una vela sul tetto: durante un violento nubifragio, questa non solo si stacca ma causa il crollo dell'intera struttura. Come se non bastasse, il tutto, compreso Theo che smadonna e si dispera, viene filmato e divulgato in rete, diventando virale. Carriera rovinata, i ruoli della coppia si ribaltano e sarà lui dovere occuparsi della casa e dell'educazione della prole mentre lei seguirà il locale, che avrà così tanto successo da avere delle gemmazioni, in franchising, in tutto lo Stato. I rancori e la frustrazione covano sotto la cenere benché Ivy, generosamente, incarichi Theo di progettare e costruire, in mezzo ai boschi e con vista Oceano, la casa dei loro sogni: un progetto all'altezza delle sue (esagerate) ambizioni professionali. Quando vedrà finalmente la luce, e sforato ampiamente ogni budget grazie alle fisime estetizzanti e cervellotiche tipiche dell'architetto à la page, e i ragazzi, indirizzati in modo maniacale all'atletismo dal padre, subodorando la crisi  di coppia hanno ormai preso il largo con la scusa di una borsa di studio sportiva in un liceo della Florida, dall'altro capo degli States, complice una cena di inaugurazione con due coppie di amici locali, uno più deficiente dell'altro, il conflitto, cresciuto a forza di invidia, competizione, risentimento, si scatena e avrà per oggetto la proprietà della casa in caso di divorzio, ma occupa uno spazio molto minore rispetto alla prima versione cinematografica, è platealmente poco credibile, e anche l'epilogo, con la morte di entrambi i contendenti, è di fatto uno happy end, cosa che manca del tutto nel film di De Vito, che è a ben altri livelli rispetto a questo Jay Roach, autore di pellicole sul cazzone andante. A loro modo divertenti ma senza mordente. Cose da bambini per l'appunto. Però qualche sommessa risata perfino I Roses riescono a strapparla. 

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