mercoledì 3 settembre 2025

L'ultimo turno

"L'ultimo turno" (Heldin) di Petra Biondina Volpe. Con Leonie Benesch, Sonia Riesen, Alireza Bayram, Selma Jamal Aldin, Urs Biehler, Jasmin Mattei, Andreas Beutler, Lale Yavas e altri Svizzera, Germania 2025 ★★★★★

Un film splendido, nella sua semplicità, perché vero e interpretato in maniera così credibile da far venire il dubbio che si tratti di un documentario oppure davvero del personale di un ospedale cantonale della Svizzera tedesca alle prese con dei pazienti reali. Siamo in un'affollata corsia di un reparto di medicina interna, che nel turno pomeridiano viene gestito da sue sole infermiere: Floria, la bravissima Leonie Benesch, a la collega Bea, che si occupa dell'altro settore, con l'unico supporto di una giovane tirocinante da istruire. La telecamera della regista la segue passo passo durante le sue frenetiche ore di servizio in lunghi piani sequenza che consentono allo spettatore di identificarsi con la protagonista: efficiente, precisa, ma soprattutto umana, riesce a stare dietro a tutti i ricoverati: chi in attesa ansiosa di un referto o della visita di un medico (non ne transiterà uno in tutto il pomeriggio, e Floria incontrerà una chirurga, altrettanto stressata dopo una giornata in sala operatoria, che rispondendole in malo modo rimanderà alla mattinata successiva il colloquio con un malato che l'attendeva ansioso fin dall'inizio della giornata), chi rassegnato alla fine, chi affetto da demenza senile, chi disobbediente, chi indisponente come un assistito con assicurazione privata sistemato in camera singola a pagamento, che pretenderebbe di avere un servizio da Grand Hotel senza rendersi minimamente conto della realtà in cui si trova a operare il personale della struttura. Come se non bastasse, le tocca avere a che fare anche coi parenti di una moribonda e gestirli dopo averne annunciato il decesso. Sempre in prima linea, anche  con problemi di comunicazione in una realtà, quella elvetica, dove la presenza di immigrati non del tutto integrata è ben più massiccia che in Italia. Un vero angelo, oltre che una eroina (Heldin), come da titolo in tedesco. E di eroismo del personale sanitario si era parlato ai tempi dell'epidemia di Sars CoV-2, alias Covid19, in tempi che oggi sembrano remoti, tanto li abbiamo rimossi dal nostro immaginario, eppure sono trascorsi soltanto quattro anni dalla fase più acuta, senza che dall'allucinante si sia imparata alcuna lezione. Se possibile, la situazione su lato sanitario è perfino peggiorata, specie nel settore pubblico, a causa dei continui tali di spesa (nell'UE si preferisce finanziare il riarmo e perfino concedere agli Stati di indebitarsi ulteriormente per esso), ma quello che è messo peggio è proprio il personale infermieristico, quello a più stretto contatto con i degenti: un lavoro durissimo che non è possibile fare se, oltre ad averne le capacità professionali e uno spirito di sacrificio sovrumano (i pazienti di Floria, compreso alla fine quello più odioso, le riconosceranno una caratura angelica) non si è dotati di un'empatia e una dedizione fuori dal comune. Bastano 90 minuti filmati in maniera essenziale quanto efficace per descrivere una realtà e denunciare una situazione che sta assumendo dimensioni drammatiche: in una dicitura al termine della pellicola si rimarca che in un Paese come la Svizzera, con un sistema sanitario che altri Paesi europei, a cominciare dal nostro, possono soltanto sognarsi e con degli stipendi di ben altro livello rispetto ai nostri, più di un terzo degli infermieri abbandona il lavoro dopo 4 anni di servizio ed entro il 2030 ne mancheranno almeno 30 mila di quelli specializzati. Questo con una popolazione che inesorabilmente invecchia in tutto il Continente. Sarebbe ora che chi governa (?) se ne occupi. Invece nei media prevalgono la propaganda bellica e il pettegolezzo sui VIP, tanto siamo messi male. E, per quanto riguarda il cinema, l'argomento è come si veste chi sfila sul red carpet sul Lido di Venezia alla Mostra del Cinema in corso. Oltre che ben fatto, un film necessario: ma lavori come questo un premio prestigioso non lo vinceranno mai. Nemmeno alla Berlinale, uno dei pochi festival seri rimasti, dove pure è stato presentato quest'anno.

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