"La persona peggiore del Mondo" (The Worst Person in the World) di Joachim Trier. Con Renate Reinsve, Andres Danielsen Lie, Herbert Nordrum, Hans Olav Brenner, Helene Biørnebye, Vidar Sandem, Maria Grazia Di Meo, Silje Storstein, Sofia Schandy Bloch, Marianne Krogh e altri. Norvegia, Francia, Svezia, Danimarca 2021 ★★★+
Mi è occorso qualche giorni di sedimentazione per chiarirmi le idee su questa commedia in 12 capitoli, oltre a un prologo e a un epilogo, intrisa di ironia scandinava, e come tale a volte incomprensibile, comunque lieve e, quantomeno, non giudicante, che racconta le vicende degli ultimo quattro anni nella vita di Julie, una trentenne intelligente, vivace e senza pregiudizi che tutt'ora non sa cosa vuole dalla vita e probabilmente a ragione non se lo chiede nemmeno più di tanto, non facendone una tragedia: si accetta per quello che è, ed è già molto nel mondo senza grandi prospettive che si sono trovati apparecchiato i cosiddetti "millennials". Alla fine il modo di affrontare le cose di questa ragazza, molto ben interpretata da Renate Reinsve, all'inizio quasi irritante nella sua volubilità decisionale (brillante studentessa liceale passa da medicina a psicologia e, infine alla fotografia e, per campare, lavora come commessa in una libreria di Oslo) mi è piaciuto e così anche il film che la racconta. A ogni decisione cambia uomo, ma la relazione più significativa l'avrà con Axel, 44 enne famoso autore di fumetti "politicamente scorretti", che lei chiuderà pur amandolo profondamente, perché non se la sente di condividere la di lui fissazione di avere figli. Questo dopo averlo tradito "virtualmente" con un Eivind, come lei impegnato, conosciuto a una festa di matrimonio in cui si era imbucata per noia e curiosità, la scena più esilarante del film, in cui entrambi flirtano passando la notte a chiedersi quali siano i limiti da non oltrepassare per rimanere fedeli ai rispettivi partner: se possibile, lui è ancora più infantile di lei, sicuramente più manipolabile. Per un periodo sarà con Eivind che Julie avrà una relazione, che però non regge quando verrà a sapere che Axel è ricoverato per un tumore che non lascia speranze, andrà a trovarlo e avrà lunghi e profondi colloqui da cui emergeranno tutte le differenze di modi di vedere e affrontare le cose di due generazioni pur così vicine ma tanto diverse. All'apparenza sembra una pellicola adolescenziale, affollata com'è da personaggi immaturi nonostante l'età (a cominciare dal padre di Julie, totalmente assente dalla sua vita), invece tratteggia in modo non banale il modo di pensare e di agire di tipi umani di ambienti diversi nella vita e nelle scelte di tutti i giorni, senza schematismi, dogmatismi e moralismi. Ben girato, brioso, il risultato è più che gradevole.