"La scuola cattolica" di Stefano Mordini. Con Benedetta Porcaroli, Luca Vergoni, Francesco Cavallo, Giulio Pranno, Andrea Lintozzi Senneca, Giulio Fochetti, Alessandro Cantalini, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Valeria Golino, Valentina Cervi, Fausto Russo Alesi, Fabrizio Gifuni, Gianluca Guidi e altri. Italia 2021 ★★★1/2
Esempio classico del fatto che non bisogna fidarsi della critica professionale ed embedded e dare, invece credito al passaparola: La scuola cattolica è un ottimo film, che senza bisogno di tanti spiegoni e sottili quanto pedanti analisi delle psicologie dei personaggi, racconta in quale ambiente, non a caso, e in quale clima di miseria culturale e di ipocrisia perbenista sia maturato uno dei crimini più truci degli anni Settanta, rimasto nella memoria collettiva come il Massacro del Circeo, un caso di sequestro, stupro e omicidio compiuto da un terzetto di giovinastri della Roma bene, già frequentatori dell'Istituto Leone Magno da liceali, avvenuto alla fine di settembre del 1975 e ricostruito da Edoardo Albinati, che a sua volta era stato allievo in quella scuola durante quel periodo, nell'omonimo romanzo con cui ha vinto il Premio Strega del 2016: è su questo soggetto che si basa la sceneggiatura firmata anche dal regista della pellicola. La vicenda è raccontata da uno degli studenti del liceo, Edoardo, che descrive l'ambiente di quella scuola privata, ovviamente tutta maschile, in cui la le famiglie abbienti mandavano i propri rampolli per tenerli al riparo dalle turbolenze che in quegli anni di attivismo politico e di scontri sociali agitavano gli istituti pubblici: meglio il porto sicuro di quelle mura con tanto di piscina e professori compiacenti e "giri" dei quartieri-bene, con le loro festicciole, le auto e le moto costose in mano a ragazzi neopatentati e magari ancora minorenni, lontano da quanto avveniva nelle strade a poche centinaia di metri di distanza: questo accadeva non solo a Roma, ma in egual misura a Milano (vedi Leone XIII dei gesuiti, in zona Magenta/Monti, o lo Zaccaria dei Salesiani) e in tutte le altre città di una certa dimensione, terreno fertile anche per la crescita di virgulti che avrebbero germogliato nell'eversione di estrema destra in particolare. La doppia morale era la regola, in quelle famiglie che, pur nella loro diversità come le descrive la voce narrante e come vengono illustrate nel film, avevano in comune dei rapporti basati sulla legge del più forte (e infatti nelle scuole private il bullismo era la regola molto più che in quelle pubbliche) e una logica maschilista che non era stata minimamente scalfita dal movimento femminista che pure in quegli anni era particolarmente vivo. La pellicola descrive molto bene la vita all'interno di quella scuola e quella di relazione dei suoi discepoli, dove ogni problema, e spesso sopraffazione, veniva messo a tacere dalla compiacenza di chi la dirigeva davanti a generose "donazioni" dei genitori di prepotenti e teppisti. E' in questa melma che nasce l'idea, a tre individui particolarmente marci, di circuire delle ragazze di tutt'altra estrazione, delle "estranee" che vivevano fuori dal quartiere, delle coatte, in altre parole, che servivano solo per divertirsi o sfogare su di loro una sessualità repressa e quindi già malata, pronte a divenire carne da macello davanti a un eventuale rifiuto. E così è stato. Ai tempi lo stupro era ancora considerato un reato contro la morale, e non contro la persona: sono passati 45 anni da allora, ma a me non pare che nella realtà e nelle teste sia cambiato poi molto da allora... Mordini ci sa fare, il film scorre verso il precipizio, e se anche gli ultimi 20' sono duri, non c'è compiacimento e insistenza nelle scene che illustrano la violenza e il cinismo degli squallidi personaggi autori del crimine e la sofferenza delle vittime. La scuola cattolica fa da un lato rivivere quell'epoca, dall'altra ricorda quanto ci sia ancora da fare e di stare all'erta.
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