lunedì 22 novembre 2021

Zappa

"Zappa" di Alex Winter. Con Frank e Gail Zappa, Mike Keneally. Ian Underwood, Steve Vai, Pamela Des Barres, Bunk Gardner, David Harrington, Scott Thunes, Ruth Underwood e Ray White. USA 2020 ★★1/2

Non è un film biografico, né un film musicale: è semplicemente un documentario, montato in maniera pop, probabilmente in onore al carattere anarchico e all'aspetto stravagante del soggetto in questione, come altri del genere di Nexo Digital, cui il fatto di essere proiettati sul grande schermo, fra l'altro a prezzo doppio rispetto alle pellicole normali, non aggiunge nulla alla sua natura prettamente televisiva. Con il vantaggio che, davanti al piccolo schermo, si può mettere in stop e fare un salto in cucina a pescare una birra nel frigorifero e riprendere la visione. L'ho lasciato "decantare" qualche giorno dopo averlo visto e alla fine concordo con il giudizio di un mio amico, peraltro valido musicista: all fine, deludente. Sì, perché avendo la possibilità di attingere liberamente, per concessione della famiglia Zappa, agli sterminati e ordinatissimi archivi in cui il geniale Frank conservava qualsiasi cosa producesse, ci si poteva aspettare qualcosa di più e di diverso: magari ascoltare qualche pezzo per intero (non tutti erano delle suite interminabili, o meglio "open") oppure, dalla sua viva voce, come la pensasse: non lesinava né le parole, sempre puntuali, né il suo pensiero, acuto e penetrante. Certo, non mancano le sue dichiarazioni, meno banali delle parole dei suoi collaboratori, dove raramente emerge qualcosa di particolarmente interessante. Frank Vincent  Zappa era un perfezionista, un uomo immerso nella musica e in quel che prediligeva fare: scriverla, attività per la quale spesso si isolava e poteva apparire poco socievole; completamente estraneo al mondo luccicante e festaiolo delle rock star più acclamate. Colto, intelligente, provocatorio, mai banale, libertario fino in fondo ma esigente con i suoi musicisti e meticolosissimo e instancabile sul lavoro, poco interessato al lato commerciale della musica: per sfuggire alle logiche delle case discografiche nel 1977 ne fondò una propria per agire in piena libertà. Il documentario non segue un filo strettamente cronologico e salta qua e là nella vita dell'artista, che da bambino era più interessato agli esplosivi che alla musica, fino a quando non rimase fulminato dall'opera Edgard Varèse; completamente autodidatta, imparò a suonare vari strumenti ma soprattutto la chitarra come pochi altri, ma principalmente era e si riteneva un compositore. I suoi concerti, soprattutto quelli con le prime Mothers of Invention, erano degli eventi, nel senso di unici, vere e proprie performance complete: puro spettacolo, per le orecchie e per gli occhi, e qui se ne ha soltanto qualche assaggio. Memorabile quando fu accolto come un eroe a Praga nel gennaio del 1990, tappa di un viaggio nelle capitali dei Paesi ex comunisti come ambasciatore del rock, dove incontrò il neo presidente Vaclav Havel e dove tornò l'anno successivo per una delle sue ultime esibizioni prima della morte precoce, a 52 anni, per un tumore alla prostata affrontato con grande coraggio e dignità. Aveva ancora tante cose da dire e da fare, Frank, un musicista eclettico, una mente aperta, un grande uomo che ci manca moltissimo. Anche se il film che gli è stato dedicato non è un granché, sono comunque contento di avere avuto l'occasione di rivederlo. Di lui rimangono 62 album pubblicati in vita, 53 dopo la sua scomparsa, nel 1993 e un ricordo indelebile.

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