"Sole" di Carlo Sironi. Con Sandra Drzymalska, Claudio Segaluscio, Bruno Buzzi, Barbara Ronchi, Vitaliano Trevisan e altri. Italia, Polonia 2019 ★★★★+
Felice e promettente esordio nel lungometraggio di Carlo Sironi, che già si era fatto notare per i "corti" Valparaiso e Cargo, peraltro figlio d'arte, e precisamente di Alberto Sironi, il "padre" di Monatlbano; e di paternità, e maternità surrogate, parla il film, presentato e accolto con favore all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. La vicenda, al limite ma purtrroppo verosimile, è quella che vede coinvolti due giovani di poco più di vent'anni, Ermanno e Lena, entrambi orfani, col ragazzo che deve fingersi il padre naturale della creatura che la ragazza, polacca, porta in grembo e che ha intenzione di trasferirsi in Germania lasciandogli la creatura subito dopo il parto: questi sono i patti, il tutto per 8 mila euro, con la coppia (il cugino di Ermanno e sua moglie, entrambi sterili) che, in seguito alla richiesta di aiuto ai servizi sociali da parte del padre putativo, otterrebbe l'affido agevolato, previsto per legge per i parenti prossimi. Ermanno (un sorprendente e convincente Claudio Segaluscio, all'esordio pure lui) è un ragazzo taciturno, dallo sguardo triste, che sperpera i pochi soldi che ha in tasca, per lo più provenienti da traffici illeciti, in una squallida sala giochi alla slot machine, e dovrà ospitare nel suo appartamento anonimo e senza vita Lena durante l'ultimo mese di gravidanza, accudirla, accompagnarla alle visite di controllo fingendosi futuro genitore e, sostanzialmente, sorvegliandola: con Lena, una bravissima ed enigmatica Sandra Drzymalska, i rapporti sono inizialmente ridotti all'essenziale, ma col procedere dei giorni, dove la parola non arriva sopperiscono gli sguardi e le azioni, specie dopo che la ragazza ha un parto prematuro, che la costringe ad allattare per un periodo la neonata, cui è stato dato il nome Sole, al seno, impedendole di partire per Monaco come da accordi, per un compenso di ulteriori 2 mila euro che la coppia, sempre più ansiosa di entrare in possesso del suo "acquisto", e sempre più assillante, accorda a Lena. E' proprio la nascita di Sole, l'aiutare la giovane madre a nutrirla e cambiarla, a fare scattare qualcosa dentro a Ermanno, rammentandogli la sua stessa solitudine dopo aver perso anche il padre, suicidatosi dopo essersi buttato da una finestra, soprattutto dopo che assiste alla scena della cugina che tenta, invano, di nutrire Sole con latte artificiale, che la bimba rifiuta; cambia nel frattempo anche il rapporto con Lena, e le due solitudini, oltre a incontrarsi, forse riusciranno a evitare che ne soffra anche Sole e, con questo messaggio di speranza, si chiude il film. Coproduzione italo-polacca (e l'impronta intimista slava si sente, positivamente) essenziale, molto ben fotografato (il formato 4:3 è scelto per esaltare i primi piani dei protagonisti) minimalista me intenso, rigoroso sia nello stile, sia nel racconto, mi sembra confermare la buona lena di quel lato del cinema italiano cui appartengono, sulla scia del compianto Claudio Caligari, Cuori Puri, La terra dell'abbastanza (entrambi opere di esordienti) nonché il recente Ride per la regia di Valerio Mastandrea.
Felice e promettente esordio nel lungometraggio di Carlo Sironi, che già si era fatto notare per i "corti" Valparaiso e Cargo, peraltro figlio d'arte, e precisamente di Alberto Sironi, il "padre" di Monatlbano; e di paternità, e maternità surrogate, parla il film, presentato e accolto con favore all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. La vicenda, al limite ma purtrroppo verosimile, è quella che vede coinvolti due giovani di poco più di vent'anni, Ermanno e Lena, entrambi orfani, col ragazzo che deve fingersi il padre naturale della creatura che la ragazza, polacca, porta in grembo e che ha intenzione di trasferirsi in Germania lasciandogli la creatura subito dopo il parto: questi sono i patti, il tutto per 8 mila euro, con la coppia (il cugino di Ermanno e sua moglie, entrambi sterili) che, in seguito alla richiesta di aiuto ai servizi sociali da parte del padre putativo, otterrebbe l'affido agevolato, previsto per legge per i parenti prossimi. Ermanno (un sorprendente e convincente Claudio Segaluscio, all'esordio pure lui) è un ragazzo taciturno, dallo sguardo triste, che sperpera i pochi soldi che ha in tasca, per lo più provenienti da traffici illeciti, in una squallida sala giochi alla slot machine, e dovrà ospitare nel suo appartamento anonimo e senza vita Lena durante l'ultimo mese di gravidanza, accudirla, accompagnarla alle visite di controllo fingendosi futuro genitore e, sostanzialmente, sorvegliandola: con Lena, una bravissima ed enigmatica Sandra Drzymalska, i rapporti sono inizialmente ridotti all'essenziale, ma col procedere dei giorni, dove la parola non arriva sopperiscono gli sguardi e le azioni, specie dopo che la ragazza ha un parto prematuro, che la costringe ad allattare per un periodo la neonata, cui è stato dato il nome Sole, al seno, impedendole di partire per Monaco come da accordi, per un compenso di ulteriori 2 mila euro che la coppia, sempre più ansiosa di entrare in possesso del suo "acquisto", e sempre più assillante, accorda a Lena. E' proprio la nascita di Sole, l'aiutare la giovane madre a nutrirla e cambiarla, a fare scattare qualcosa dentro a Ermanno, rammentandogli la sua stessa solitudine dopo aver perso anche il padre, suicidatosi dopo essersi buttato da una finestra, soprattutto dopo che assiste alla scena della cugina che tenta, invano, di nutrire Sole con latte artificiale, che la bimba rifiuta; cambia nel frattempo anche il rapporto con Lena, e le due solitudini, oltre a incontrarsi, forse riusciranno a evitare che ne soffra anche Sole e, con questo messaggio di speranza, si chiude il film. Coproduzione italo-polacca (e l'impronta intimista slava si sente, positivamente) essenziale, molto ben fotografato (il formato 4:3 è scelto per esaltare i primi piani dei protagonisti) minimalista me intenso, rigoroso sia nello stile, sia nel racconto, mi sembra confermare la buona lena di quel lato del cinema italiano cui appartengono, sulla scia del compianto Claudio Caligari, Cuori Puri, La terra dell'abbastanza (entrambi opere di esordienti) nonché il recente Ride per la regia di Valerio Mastandrea.
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