"Cuori puri" di Roberto De Paolis. Con Selene Caramazza, Simone Liberati, Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edorado Pesce e altri. Italia 2017 ★★★★
Un altro esordio molto promettente e un ulteriore incoraggiante segnale di rinascita per il cinema italiano, che a mio parere si conferma in fase di decisa ripresa con nuovi e convincenti protagonisti, sia davanti, sia dietro la macchina da presa e, si spera, anche dal lato della produzione, il settore più critico (come testimonia Luca Bigazzi in Mexico! Un cinema alla riscossa) quando si tratta di incoraggiare nuovi talenti e idee. Storia di periferia (ambientata a Tor Sapienza a Roma, e che trae spunto da una vicenda vera) ma non una storia "coatta", che vede protagonisti Agnese, 18 anni appena compiuti, frequentatrice, con una madre ossessiva, di una comunità di cattolici integralisti, e Stefano, di qualche anno più grande, sorvegliante del parcheggio di un supermercato confinante con un campo rom, lavoro a cui è stato declassato per aver lasciato scappare la ragazza dopo un taccheggio: aveva rubato un cellulare di poco valore dopo che la madre le aveva sequestrato quello in uso perché un suo compagno di classe le aveva mandato alcuni messaggio "sconvenienti". I due si incontrano nuovamente quando la ragazza accompagna la genitrice a "fare volontariato" al campo rom, e lei trova un momento per ringraziarlo di non averla denunciata, e cominciano a frequentarsi proprio nei giorni in cui Agnese, assieme ad altri coetanei della sua comunità, ha fatto "promessa di verginità" fino al matrimonio, e a nutrire uno per l'altro un sentimento profondo. Anche Stefano, pur venendo da un'infanzia e un ambiente difficile e frequentando un giro di piccoli delinquenti di quartiere che vive di spaccio e altri espedienti, è un'anima "pura" e un generoso, nonostante i suoi scatti d'ira: non soltanto non ha tradito la ragazza, ma aiuta i propri inqualificabili genitori, che oltre ad avergli rovinato l'infanzia vivono alle sue spalle dopo uno sfratto, e i due si trovano, nonostante tutto, anche dopo aver "infranto" ciascuno la propria "purezza". Non entro nei dettagli per non svelare la trama anche se non si tratta di un noir, di cui pure, per certi aspetti, esiste qualche traccia. Di sicuro c'è che sia il regista, sia il cast, compresa la Bobulova, in questo caso decisamente in parte nei panni di una madre ambigua, angosciante e oppressiva, bigotta ma fino a un certo punto, la prima ad avere dei lati oscuri (è single per scelta? Ha una storia col capo dei volontari? Nasconde un passato imbarazzante?), hanno frequentato a lungo l'ambiente in cui hanno poi girato il film, la cui sceneggiatura, a cui De Paolis ha collaborato, è stata riscritta in corso d'opera e a contatto con le realtà che avevano sotto gli occhi. Non so se De Paolis sia un credente oppure no, comunque proporre il punto di vista cattolico sia sui rapporti prematrimoniali, sia sull'accoglienze e l'aiuto senza deriderlo per partito preso né banalizzarlo va a suo merito, così come non avere mai calcato la mano sul disagio e lo squallore di periferie che pure hanno una loro dignità: al centro c'è sempre e comunque l'individuo alle prese con le contraddizioni personali e con quelle dell'ambiente e della cerchia in cui vive, ambiente e cerchi che a loro volta di scontrano e incontrano, e dalla loro interazione nascono storie indicative e che fanno pensare, come quella raccontata nel film, resa ancora più verosimile dalla bravura dei protagonisti, a cominciare dal già apprezzato Simone Liberati, ma anche Selene Caramazza, al suo primo impegno fuori dalle serie TV, è più che convincente nel difficile ruolo dell'adolescente Agnese, alla scoperta di pulsioni e sentimenti per lei nuovi. Fresi e Pesce, in ruoli piccoli ma significatiivi, sono altrettante conferme e la regia, che per certi aspetti ricorda il compianto Claudio Caligari, è sicura e senza fronzoli.
Un altro esordio molto promettente e un ulteriore incoraggiante segnale di rinascita per il cinema italiano, che a mio parere si conferma in fase di decisa ripresa con nuovi e convincenti protagonisti, sia davanti, sia dietro la macchina da presa e, si spera, anche dal lato della produzione, il settore più critico (come testimonia Luca Bigazzi in Mexico! Un cinema alla riscossa) quando si tratta di incoraggiare nuovi talenti e idee. Storia di periferia (ambientata a Tor Sapienza a Roma, e che trae spunto da una vicenda vera) ma non una storia "coatta", che vede protagonisti Agnese, 18 anni appena compiuti, frequentatrice, con una madre ossessiva, di una comunità di cattolici integralisti, e Stefano, di qualche anno più grande, sorvegliante del parcheggio di un supermercato confinante con un campo rom, lavoro a cui è stato declassato per aver lasciato scappare la ragazza dopo un taccheggio: aveva rubato un cellulare di poco valore dopo che la madre le aveva sequestrato quello in uso perché un suo compagno di classe le aveva mandato alcuni messaggio "sconvenienti". I due si incontrano nuovamente quando la ragazza accompagna la genitrice a "fare volontariato" al campo rom, e lei trova un momento per ringraziarlo di non averla denunciata, e cominciano a frequentarsi proprio nei giorni in cui Agnese, assieme ad altri coetanei della sua comunità, ha fatto "promessa di verginità" fino al matrimonio, e a nutrire uno per l'altro un sentimento profondo. Anche Stefano, pur venendo da un'infanzia e un ambiente difficile e frequentando un giro di piccoli delinquenti di quartiere che vive di spaccio e altri espedienti, è un'anima "pura" e un generoso, nonostante i suoi scatti d'ira: non soltanto non ha tradito la ragazza, ma aiuta i propri inqualificabili genitori, che oltre ad avergli rovinato l'infanzia vivono alle sue spalle dopo uno sfratto, e i due si trovano, nonostante tutto, anche dopo aver "infranto" ciascuno la propria "purezza". Non entro nei dettagli per non svelare la trama anche se non si tratta di un noir, di cui pure, per certi aspetti, esiste qualche traccia. Di sicuro c'è che sia il regista, sia il cast, compresa la Bobulova, in questo caso decisamente in parte nei panni di una madre ambigua, angosciante e oppressiva, bigotta ma fino a un certo punto, la prima ad avere dei lati oscuri (è single per scelta? Ha una storia col capo dei volontari? Nasconde un passato imbarazzante?), hanno frequentato a lungo l'ambiente in cui hanno poi girato il film, la cui sceneggiatura, a cui De Paolis ha collaborato, è stata riscritta in corso d'opera e a contatto con le realtà che avevano sotto gli occhi. Non so se De Paolis sia un credente oppure no, comunque proporre il punto di vista cattolico sia sui rapporti prematrimoniali, sia sull'accoglienze e l'aiuto senza deriderlo per partito preso né banalizzarlo va a suo merito, così come non avere mai calcato la mano sul disagio e lo squallore di periferie che pure hanno una loro dignità: al centro c'è sempre e comunque l'individuo alle prese con le contraddizioni personali e con quelle dell'ambiente e della cerchia in cui vive, ambiente e cerchi che a loro volta di scontrano e incontrano, e dalla loro interazione nascono storie indicative e che fanno pensare, come quella raccontata nel film, resa ancora più verosimile dalla bravura dei protagonisti, a cominciare dal già apprezzato Simone Liberati, ma anche Selene Caramazza, al suo primo impegno fuori dalle serie TV, è più che convincente nel difficile ruolo dell'adolescente Agnese, alla scoperta di pulsioni e sentimenti per lei nuovi. Fresi e Pesce, in ruoli piccoli ma significatiivi, sono altrettante conferme e la regia, che per certi aspetti ricorda il compianto Claudio Caligari, è sicura e senza fronzoli.
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