"Una serie di stravaganti vicende", un omaggio a Edgar Allan Poe con Ferdinando Bruni. Scritto, diretto e illustrato da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia; musiche originali di Teo Teho Teardo. Assistente scene e costumi Saverio Assumma; luci di Nando Frigerio; suono di Giuseppe Marzoli; voci del ricordo di Ida Marinelli. Produzione Teatro dell'Elfo. Al Teatro Elfo/Puccini di Milano fino al 21maggio.
Sono felice di essermi sottoposto a un tour de force andata-e-ritorno a Milano in giornata per assistere all'ultima recita in programma alla "casa madre" dell'ultimo lavoro della coppia Bruni-Frongia, prodotto dal Teatro dell'Elfo, un'omaggio alla straordinaria e tragica figura di Edgar Allan Poe di cui riproducono la parola scritta, così profonda ed evocativa da avere incantato e fortemente influenzato già Baudelaire e arrivata fino a noi a scavare nei lati oscuri dell'animo umano, ma al contempo capaci aprire le "porte della percezione" (non stupisce che abbia influenzato prima i Doors di Jim Morrison e poi un altro artista e intellettuale rock come Lou Reed), riprodotta attraverso la voce poliedrica e magica di Ferdinando Bruni in perfetta unione con una suggestiva e potente scenografia di luci e ombre e sottolineate dalle musiche scritte apposta per lo spettacolo da Teho Teardo. Lo spettacolo, poco meno di un'ora di un'intensità di cui raramente ho avuto esperienza, prosegue sulla linea ibrida, multimediale, da sempre nelle corde delle produzioni più originali del teatro milanese, del bellissimo Alice Underground, che dava voce e immagini alle inquietudini oniriche di Lewis Carroll, mentre qui la cosa si fa spessa, alle prese con i deliri, il dolore straziante, le iperboli e la forza del geniale e tormentato poeta e scrittore americano, dalla vita breve (morì a soli quarant'anni) quanto intensa, un vero precursore che ha lasciato un'impronta indelebile con la sua poliedrica opera: così come Edgar Allan Poe lavorava sulla parola scritta e ne fu un innovatore come pochi, lo stesso ha fatto Ferdinando Bruni con la voce per esprimerne le più varie e straordinarie sfumature, accompagnate da una gestualità perfettamente calibrata ma altrettanto potente: una presenza scenica e vocale che mi ha immediatamente ricordato le performance più straordinarie dell'indimenticato Carmelo Bene. Siamo a quelle altezze, e il pubblico, ammaliato, lo ha percepito benissimo. Grazie Ferdinando.
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