"Mexico! Un cinema alla riscossa" di Michele Rho. Italia, 2016 ★★★★+
Quando ho visto la locandina del film sul sito di CinemaZero di Pordenone, programmato nella serata di ieri, mi era sembrato rivedervi ritratto un volto a me noto, e quando sono andato a verificare che si stava parlando del Cinema Mexico di Milano e dell'uomo che con esso si identifica, Antonio Sancassani, non ho avuto dubbi: "l'è lu!", così come l'ho visto tante volte alla cassa del suo locale in Via Savona, un luogo di culto e una certezza per chiunque, a Milano, amasse e ami il cinema e in particolare quello fuori dai circuiti consueti, e che frequentavo da molto tempo prima che il quartiere, un tempo operaio per la presenza di numerose fabbriche, in primis l'Ansaldo, diventasse un posto modaiolo e da fighetta. Antonio Sancassani da Bellagio si era innamorato del cinema fin da ragazzino, ed è un uomo che nella sua vita ha realizzato il suo sogno: occuparsi di ciò che gli piace, ossia di cinema. Ha iniziato gestendo la sala "Vittoria" di Bellagio, poi chiusa, quindi calando a Milano, dove si è occupato di alcune sale centrali come il Gloria per conto di una società fino a realizzare, verso ila fine degli anni Settanta, la sua aspirazione di proporre una programmazione autonoma rilevando la sala di Via Savona che sarebbe diventata il Cinema Mexico, questo proprio nel momento in cui le sale, che a Milano erano quasi duecento (per chi non lo sapesse o se ne fosse dimenticato, ai tempi esistevano le sale delle Prime Visioni, i Proseguimenti, le Seconde visioni, le Terze visioni, eufemisticamente chiamate Altre, le Sale d'Essai nonché quelle parrocchiali e dei vari circoli culturali) stavano chiudendo una dopo l'altra, per la concorrenza del fenomeno home video e delle mega-sale collocate in periferia, con le medesime caratteristiche alienanti dei centri commercial e per la medesima logica aberrante. Una sfida ardua che Sancassani ha vinto benché osteggiato dalla distribuzione perché giustamente aveva e ha la pretesa di scegliere lui stesso quali film proiettare e quali no. Osteggiato dai circuiti ufficiali, per stare a galla si è inventato di tutto: fu il primo a proporre film in lingua originale in giorni prefissati; film musicali altrimenti invedibili su cui gli appassionati si sono fatti una cultura; fino al fenomeno del Rocky Horror Picture Show, quando il venerdì divenne l'appuntamento fisso per la proiezione con partecipazione di attori e pubblico: prima un vero e proprio happening, poi una tradizione che dura tutt'ora, dopo più di trent'anni; infine proponendo film che altrimenti non avrebbero trovato modo di essere proiettati, come Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, che rimase in sala per due anni di fila e divenne un caso damanuale di successo su scala nazionale nato col passa-parola. Perché da sempre a Milano Mexico ha voluto dire qualità: si poteva stare certi che i film proposti, per quanto nessuno ne parlasse, avevano un loro perché, senza che fossero necessariamente dei pipponi da cinéphlie radical chic, anzi: Sancassani ha sempre avuto un fiuto particolare per produzioni non banali che al pubblico del suo cinema, che conosce molto bene ed è fatto di gente comune, può piacere e per lo più ci azzecca. Il documentario racconta il personaggio, che nel suo cinema si occupa di ogni aspetto, per come è davvero, che non si sente un eroe per quel che fa (anche se poi lo è, e benemerito) ed è integrato da interviste coi suoi collaboratori più stretti, critici come Maurizio Porro e Paolo Mereghetti, attori come Moni Ovadia, Claudio Bisio o Isabella Ragonese, fotografi di scena come Luca Bigazzi, che racconta i retroscena delle produzioni per film di esordienti, il regsita Giorgio Diritti, lo stesso ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha insignito Sancassani dell'Ambrogino d'Oro per quel che ha fatto per Milano.. A presentare il documentario e a intrattenersi col pubblico il regista di questo bel documentario, Michele Rho, in una istituzione, come il CinemaZero, che ha non poche affinità con la filosofia di Sancassani. Que Viva il Mexico!
Quando ho visto la locandina del film sul sito di CinemaZero di Pordenone, programmato nella serata di ieri, mi era sembrato rivedervi ritratto un volto a me noto, e quando sono andato a verificare che si stava parlando del Cinema Mexico di Milano e dell'uomo che con esso si identifica, Antonio Sancassani, non ho avuto dubbi: "l'è lu!", così come l'ho visto tante volte alla cassa del suo locale in Via Savona, un luogo di culto e una certezza per chiunque, a Milano, amasse e ami il cinema e in particolare quello fuori dai circuiti consueti, e che frequentavo da molto tempo prima che il quartiere, un tempo operaio per la presenza di numerose fabbriche, in primis l'Ansaldo, diventasse un posto modaiolo e da fighetta. Antonio Sancassani da Bellagio si era innamorato del cinema fin da ragazzino, ed è un uomo che nella sua vita ha realizzato il suo sogno: occuparsi di ciò che gli piace, ossia di cinema. Ha iniziato gestendo la sala "Vittoria" di Bellagio, poi chiusa, quindi calando a Milano, dove si è occupato di alcune sale centrali come il Gloria per conto di una società fino a realizzare, verso ila fine degli anni Settanta, la sua aspirazione di proporre una programmazione autonoma rilevando la sala di Via Savona che sarebbe diventata il Cinema Mexico, questo proprio nel momento in cui le sale, che a Milano erano quasi duecento (per chi non lo sapesse o se ne fosse dimenticato, ai tempi esistevano le sale delle Prime Visioni, i Proseguimenti, le Seconde visioni, le Terze visioni, eufemisticamente chiamate Altre, le Sale d'Essai nonché quelle parrocchiali e dei vari circoli culturali) stavano chiudendo una dopo l'altra, per la concorrenza del fenomeno home video e delle mega-sale collocate in periferia, con le medesime caratteristiche alienanti dei centri commercial e per la medesima logica aberrante. Una sfida ardua che Sancassani ha vinto benché osteggiato dalla distribuzione perché giustamente aveva e ha la pretesa di scegliere lui stesso quali film proiettare e quali no. Osteggiato dai circuiti ufficiali, per stare a galla si è inventato di tutto: fu il primo a proporre film in lingua originale in giorni prefissati; film musicali altrimenti invedibili su cui gli appassionati si sono fatti una cultura; fino al fenomeno del Rocky Horror Picture Show, quando il venerdì divenne l'appuntamento fisso per la proiezione con partecipazione di attori e pubblico: prima un vero e proprio happening, poi una tradizione che dura tutt'ora, dopo più di trent'anni; infine proponendo film che altrimenti non avrebbero trovato modo di essere proiettati, come Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, che rimase in sala per due anni di fila e divenne un caso damanuale di successo su scala nazionale nato col passa-parola. Perché da sempre a Milano Mexico ha voluto dire qualità: si poteva stare certi che i film proposti, per quanto nessuno ne parlasse, avevano un loro perché, senza che fossero necessariamente dei pipponi da cinéphlie radical chic, anzi: Sancassani ha sempre avuto un fiuto particolare per produzioni non banali che al pubblico del suo cinema, che conosce molto bene ed è fatto di gente comune, può piacere e per lo più ci azzecca. Il documentario racconta il personaggio, che nel suo cinema si occupa di ogni aspetto, per come è davvero, che non si sente un eroe per quel che fa (anche se poi lo è, e benemerito) ed è integrato da interviste coi suoi collaboratori più stretti, critici come Maurizio Porro e Paolo Mereghetti, attori come Moni Ovadia, Claudio Bisio o Isabella Ragonese, fotografi di scena come Luca Bigazzi, che racconta i retroscena delle produzioni per film di esordienti, il regsita Giorgio Diritti, lo stesso ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha insignito Sancassani dell'Ambrogino d'Oro per quel che ha fatto per Milano.. A presentare il documentario e a intrattenersi col pubblico il regista di questo bel documentario, Michele Rho, in una istituzione, come il CinemaZero, che ha non poche affinità con la filosofia di Sancassani. Que Viva il Mexico!
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