"La famosa invasione degli orsi in Sicilia" di Lorenzo Mattotti. Con le voci di Toni Servillo, Antonio Albanese, Linda Caridi, Maurizio Lombardi, Corrado Guzzanti, Corrado Invernizzi, Andrea Cmilleri. Italia 2019 ★★★ +
Mattotti come disegnatore non si discute (peraltro in questo suo esordio nei cartoon si ispira al Buzzati pittore - oltre che giornalista e scrittore e, lo ricordo, autore di una delle prime graphic novel, come si suol dire oggi, mai pubblicate: Poema a fumetti, 1969 -) ma una cosa sono i disegni statici, si tratti di fumetti o copertina di riviste, e un'altra quelli animati, e questo spiega la mancanza di fluidità con cui scorre sullo schermo questa fiaba illustrata tratta dall'originale del grande autore bellunese del 1945, e la cui morale, nel suo lucido e preveggente pessimismo, è più che mai valida al giorno d'oggi: l'umanità è corrotta e come tale contamina tutto, anche i più puri. In questo caso gli orsi che, come racconta il cantastorie Gedeone, rifugiatosi dopo una copiosa nevicata assieme alla sua aiutante Almerina in una grotta presidiata proprio da un vecchio orso, e a cui viene propinata, un tempo avevano invaso le lande abitate dagli uomini. Accadde quando Leonzio re degli orsi, decise di recuperare il figlio Tonio, rapito da un gruppo di cacciatori umani, e scese a valle assieme ai suoi simili, anche perché a corto di cibo. Accolto a pallettoni dall'esercito del malvagio Granduca che governava, tiranneggiandoli, gli umani dell'isola, lo sconfisse dando vita a un regno in cui questi ultimi convivevano pacificamente con gli orsi. I quali, a cominciare proprio da Tonio, che venne ritrovato in un circo dove era stato ammaestrato a fare il ballerino, e dal vanitoso e ambizioso consigliere di Leonzio, Salnitro, ci avevano messo poco ad assimilare tutti i peggiori vizi degli umani. Meglio tornare sulle montagne, e alla vita da orsi, se il costo del "progresso" è la degenerazione. Ribadisco: Buzzati questo lo diceva, e disegnava, nell'anno in cui finì la Seconda Guerra Mondiale, qualcosa come 74 anni e mezzo fa. Favola per bambini a adulti, ben disegnata e molto colorata ma che ha qualcosa di ingessato che rende il cartone poco... animato. Comunque, un'idea meritoria per una trasposizione mai facile dell'opera di Buzzati, coi suoi tratti surreali e metafisici, sullo schermo.
Mattotti come disegnatore non si discute (peraltro in questo suo esordio nei cartoon si ispira al Buzzati pittore - oltre che giornalista e scrittore e, lo ricordo, autore di una delle prime graphic novel, come si suol dire oggi, mai pubblicate: Poema a fumetti, 1969 -) ma una cosa sono i disegni statici, si tratti di fumetti o copertina di riviste, e un'altra quelli animati, e questo spiega la mancanza di fluidità con cui scorre sullo schermo questa fiaba illustrata tratta dall'originale del grande autore bellunese del 1945, e la cui morale, nel suo lucido e preveggente pessimismo, è più che mai valida al giorno d'oggi: l'umanità è corrotta e come tale contamina tutto, anche i più puri. In questo caso gli orsi che, come racconta il cantastorie Gedeone, rifugiatosi dopo una copiosa nevicata assieme alla sua aiutante Almerina in una grotta presidiata proprio da un vecchio orso, e a cui viene propinata, un tempo avevano invaso le lande abitate dagli uomini. Accadde quando Leonzio re degli orsi, decise di recuperare il figlio Tonio, rapito da un gruppo di cacciatori umani, e scese a valle assieme ai suoi simili, anche perché a corto di cibo. Accolto a pallettoni dall'esercito del malvagio Granduca che governava, tiranneggiandoli, gli umani dell'isola, lo sconfisse dando vita a un regno in cui questi ultimi convivevano pacificamente con gli orsi. I quali, a cominciare proprio da Tonio, che venne ritrovato in un circo dove era stato ammaestrato a fare il ballerino, e dal vanitoso e ambizioso consigliere di Leonzio, Salnitro, ci avevano messo poco ad assimilare tutti i peggiori vizi degli umani. Meglio tornare sulle montagne, e alla vita da orsi, se il costo del "progresso" è la degenerazione. Ribadisco: Buzzati questo lo diceva, e disegnava, nell'anno in cui finì la Seconda Guerra Mondiale, qualcosa come 74 anni e mezzo fa. Favola per bambini a adulti, ben disegnata e molto colorata ma che ha qualcosa di ingessato che rende il cartone poco... animato. Comunque, un'idea meritoria per una trasposizione mai facile dell'opera di Buzzati, coi suoi tratti surreali e metafisici, sullo schermo.
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