"Motherless Brooklyn - I segreti di una città" (Motherless Brooklyn) di Edward Norton. Con Edward Norton, Bruce Willis, Gugu Mbatha-Raw, Alec Baldwin, Daniel Defoe, Cherry Jones, Josh Pais, Olli Haaskivi, Bobby Cannavale, Michael Kenneth Williams e altri. USA 2019 ★★★★½
Oltre le più rosee previsioni: per chi ama il noir, in un'atmosfera d'altri tempi (che io definirei "chandleriana"), Motherless Brooklyn è un film da non perdere, per il ritorno alla regìà, a vent'anni di distanza da Tentazioni d'amore, di Edward Norton, uno degli attori più completi e poliedrici della sua generazione, che qui interpreta Lionel Essrog, un detective privato con disturbi della personalità (sindrome di Tourette) che lavora nell'agenzia di Frank Minna (un misurato Bruce Willis, ideale nel ruolo), che lo ha tolto dall'orfanotrofio dove era finito in balìa di suore sadiche dopo la morte della madre all'età di sei anni, e che proprio nella sua straordinaria attitudine a ricordare ogni dettaglio e ogni parola (magari ripetendola nei suoi incontrollabili tic) intravede uno grande talento per l'osservazione e l'indagine: è lui che lo ha soprannominato Brooklyn (perché da lì proviene), mentre i colleghi lo chiamano Fenomeno. La pellicola, tratto dall'omonimo romanzo di Jonathan Lethem, ma retrodatato nella New York degli anni Cinquanta anziché Novanta, racconta la ricomposizione da parte di Lionel, in quella sua testa che va per conto suo e che gli parla come da fuori, dei fili dell'indagine che stava svolgendo il suo capo, mentore e unico amico prima di rimanere ucciso, al fine di scoprire autori e mandanti dell'omicidio. In una città, e un quartiere, in piena mutazione come Brooklyn, preda delle mire di speculatori senza scrupoli che si annidano nel cuore dell'amministrazione cittadina (i rimandi all'immortale Chinatown sono palesi e voluti, ma stavolta siamo sulla East invece che sulla West Coast: la cosiddetta gentrificazione ha lì le sue origini), in quest'opera di ricostruzione della trama, che lo condurrà nei diversi ambienti della città, dalle sue viscere (i fumosi jazz club di Harlem, dove furoreggia il cool jazz con personaggi che ricordano Miles Davis, John Coltrane e altri di quel calibro: la colonna sonora è all'altezza) ai piani alti, dal Municipio alla Bridge Authority, Lionel riuscirà a scoprire i colpevoli e i dettagli della ramificata manovra corruttiva che coinvolge politici, lobbisti e immobiliaristi, e troverà insieme l'amore in Laura, una giovane attivista di origine afroamericana e non solo (e qui sta la sorpresa finale). Un cast d'eccellenza e che interagisce alla perfezione, fotografia eccezionale, quel tot di nostalgia per quelle meravigliose macchine d'epoca e per la grande musica di allora e ritmo sincopato come la colonna sonora: funziona tutto, a cominciare da Edward Norton, non nuovo nei panni di personaggi affetti da psicopatie e che riesce a non diventare mai caricaturale, e del tutto convincente davanti come dietro la macchina da presa.
Oltre le più rosee previsioni: per chi ama il noir, in un'atmosfera d'altri tempi (che io definirei "chandleriana"), Motherless Brooklyn è un film da non perdere, per il ritorno alla regìà, a vent'anni di distanza da Tentazioni d'amore, di Edward Norton, uno degli attori più completi e poliedrici della sua generazione, che qui interpreta Lionel Essrog, un detective privato con disturbi della personalità (sindrome di Tourette) che lavora nell'agenzia di Frank Minna (un misurato Bruce Willis, ideale nel ruolo), che lo ha tolto dall'orfanotrofio dove era finito in balìa di suore sadiche dopo la morte della madre all'età di sei anni, e che proprio nella sua straordinaria attitudine a ricordare ogni dettaglio e ogni parola (magari ripetendola nei suoi incontrollabili tic) intravede uno grande talento per l'osservazione e l'indagine: è lui che lo ha soprannominato Brooklyn (perché da lì proviene), mentre i colleghi lo chiamano Fenomeno. La pellicola, tratto dall'omonimo romanzo di Jonathan Lethem, ma retrodatato nella New York degli anni Cinquanta anziché Novanta, racconta la ricomposizione da parte di Lionel, in quella sua testa che va per conto suo e che gli parla come da fuori, dei fili dell'indagine che stava svolgendo il suo capo, mentore e unico amico prima di rimanere ucciso, al fine di scoprire autori e mandanti dell'omicidio. In una città, e un quartiere, in piena mutazione come Brooklyn, preda delle mire di speculatori senza scrupoli che si annidano nel cuore dell'amministrazione cittadina (i rimandi all'immortale Chinatown sono palesi e voluti, ma stavolta siamo sulla East invece che sulla West Coast: la cosiddetta gentrificazione ha lì le sue origini), in quest'opera di ricostruzione della trama, che lo condurrà nei diversi ambienti della città, dalle sue viscere (i fumosi jazz club di Harlem, dove furoreggia il cool jazz con personaggi che ricordano Miles Davis, John Coltrane e altri di quel calibro: la colonna sonora è all'altezza) ai piani alti, dal Municipio alla Bridge Authority, Lionel riuscirà a scoprire i colpevoli e i dettagli della ramificata manovra corruttiva che coinvolge politici, lobbisti e immobiliaristi, e troverà insieme l'amore in Laura, una giovane attivista di origine afroamericana e non solo (e qui sta la sorpresa finale). Un cast d'eccellenza e che interagisce alla perfezione, fotografia eccezionale, quel tot di nostalgia per quelle meravigliose macchine d'epoca e per la grande musica di allora e ritmo sincopato come la colonna sonora: funziona tutto, a cominciare da Edward Norton, non nuovo nei panni di personaggi affetti da psicopatie e che riesce a non diventare mai caricaturale, e del tutto convincente davanti come dietro la macchina da presa.
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