venerdì 22 novembre 2019

La Belle Époque

"La Belle Époque" di Nicolas Bedos. Con Daniel Auteuil, Fanny Ardant, Guillaume Canet, Dora Tillier, Maxime Drumont, Denis Podalydes, Pierre Arditi e altri. Francia 2019 💩
Premesso che chi mi conosce sa quanto i francesi mi stiano salvo rare eccezioni sui coglioni, chiariamo che più che di un film si tratta di uno spot pubblicitario della Apple. Anzi, di uno spottone della durata di 110 minuti che, dopo un solo quarto d’ora, fa scattare il bisogno di controllare compulsivamente l’ora, insieme alla tentazione di abbandonare anzitempo la postazione in sala, non fosse per la curiosità di sapere non tanto come va a finire (si capisce alle prime due battute, ossia al primo battibecco tra i due coniugi al centro della storia) ma fin dove può arrivare l’imbecillità dei franzosi. Che, tanto per fare, secondo il loro costume, i fenomeni con strumenti e modi al di fuori della loro portata come se vi avessero il massimo della confidenza (cosa che mi ricorda il tipico bauscisimo milanese, e ancor più brianzolo), utilizzano in questo caso il trucchetto del viaggio spazio/temporale (peraltro un classico del cinema americano che tanto denigrano oltralpe e da cui dicono di volersi distinguere) per imbastire una trama insulsa quanto intricata e cervellotica che racconta, in sostanza, la crisi di una coppia ormai giunta alle soglie della vecchiaia. Lui, Victor (un grande Daniel Auteuil, non ho alcuna difficoltà a riconoscerlo, la cui bravura è sprecata in questa pochade 2.0), è un disegnatore, famoso ai tempi per i suoi fumetti, licenziato dal giornale per cui faceva caricature (e che ormai pubblica solo on line), disincantato e fuori contesto in un ambiente famigliare dominato dalla moglie Marianne (la Ardant), la psicanalista di turno, ma proiettata al futuro, specie tecnologico, in tutte le sue sfaccettature, specialmente le più idiote e alienanti, pur di illudersi di averne uno e di essere ancora giovane e appetibile e che denigra il marito, che considera un noioso residuato del passato, e finisce per buttarlo fuori di casa. Succede però che Antoine, il migliore amico del figlio mammone della coppia (un altro yuppie della situazione), sia titolare dell'agenzia Time Traveller, specializzata nel ricostruire alla perfezione, a richiesta di una clientela danarosa quanto mentalmente turbata, epoche e situazioni del passato avvalendosi di tecnologia, studi di prova, scenografi e una pletora di attori che, in mancanza d'altro, si prestano a queste costosissime farse: siccome si sente in debito di riconoscenza con Victor per un aiuto avuto in passato che gli ha cambiato l'esistenza, gli offre un "giro" gratuito in questa giostra demenziale e, guarda caso Victor, il marito cornuto e mazziato ma uomo sostanzialmente sano in questa accolita di dementi ed egolatri, sceglie un giorno del maggio 1974 a Lione, ossia quello in cui ha casualmente incontrato Marianne in un bistrot chiamato La belle époque. Lì si innamorerà di nuovo, forse, dell'attrice che interpreta la Marianne d'allora, che a sua volta nella realtà è fidanzata, seppure a intermittenza, con Antoine, il boss della Time Traveller... Da lì una commedia di equivoci, battute qualche rara volta felici, per lo più però scontate; qualche spunto sul lavoro dell'attore e sullo squallore dei rapporti umani nell'era dei social, che potrebbe perfino essere interessante se non si perdesse in un mare di chiacchiere, mossette e ammiccamenti da asilo infantile; infine l'inevitabile happy end, a sua volta di marca yankee. Una roba da poaréti, insomma, poco sopra il livello dei nostri pecorecci cinepanettoni, ma ancora più deprecabile perché insopportabilmente pretenziosa. Tipico prodotto francese, che non merita nemmeno le consuete "stelline": devo però ammettere che hanno degli attori fenomenali nell’interpretare personaggi odiosi, a meno di non essere così stronzi al naturale da non dover fare alcuno sforzo per sembrarlo, come, una per tutti, la Deneuve (ma non Auteuil, che è un gigante per davvero: mi spiace per lui che abbia partecipato a questa pagliacciata).

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