domenica 2 aprile 2023

La valigia


"La Valigia - In viaggio con Dovlatov, Un torero squalificato" con Giuseppe Battiston. Regia di Paola Rota. Tratto da "La valigia" di Sergej Dovlatov, traduzione di Laura Salomon, adattamento di Paola Rota e Giuseppe Battiston; scena Nicolas Bovey; costumi Vanessa Sannino; luci Andrea Violato; suono e musica Angelo Elle; produzione Gli Ipocriti. Al Teatro PalaMostre di Udine il 31.03 e il 01.04

Non era stato facile trasporre sul grande schermo Il libro invisibile di Sergej Dovlatov, che raccontava i tentativi sistematicamente frustrati di pubblicare i suo libri nell'Unione Sovietica degli anni Settanta, ma Alexey German Jr ci era mirabilmente riuscito con l'ottimo film uscito un anno e mezzo fa e rimasto malauguratamente troppo poco nelle sale, capace di raccontare come pochi un'epoca e un ambiente; ancora più arduo, ridurre per il teatro il suo romanzo La valigia, in cui lo scrittore enumerava gli oggetti che avrebbe portato via da Leningrado dentro la sua valigia da emigrante e che l'avrebbero seguito nell'esilio, avvenuto nel 1978: da Vienna a Roma e poi negli USA, a New York, dove si stabilì e morì nel 1991, a soli 49 anni. Ci sono riusciti Paola Rota, che cura anche la regia di questo atto unico per attore solista, e Giuseppe Battiston, che ne è l'inarrivabile protagonista. Una valigia di ricordi: per ogni oggetto, Dovlatov imbastiva un racconto che finiva per evocare con ironia, affetti e partecipazione una serie di situazioni e di personaggi, quelli che si definirebbero i perdenti, gli unici con cui si diceva in grado di stare in compagnia, degli antieroi che erano capaci di ridere delle loro miserie facendosi burla di un regime oppressivo e riuscendo così a sopravvivergli, ma sostanzialmente liberi nella loro essenza e quindi, almeno a tratti e per quanto possibile, felici. Li riviveva con affettuosa nostalgia, perché russo era ed è rimasto, e la felicità non l'ha certo trovata nella negli Stati Uniti, il sedicente Paese della libertà però finta, di plastica: quella che da almeno vent'anni si è dato la missione di esportare nel mondo attraverso le guerre, ma questo lo aggiungo io e non lo scriveva Dovlatov e non lo dice Battiston in scena. Che non si limita a dare  voce (e che voce) ai racconti, in un italiano con pochi articoli, dalla pronuncia slava, però efficacissimo e ben scandito e quindi comprensibile, ma in grado di evocare quasi fisicamente i protagonisti dei racconti scaturiti dai ricordi di Dovlatov dando loro vita, in forma fantasmatica, con la potenza della parola e della gestualità, su una scena che, coi suoi microfoni ad asta, può ricordare uno studio radiofonico o televisivo (Dovlatov era giornalista e può starci una intervista, anche in veste di "esule"). Potenza della capacità interpretativa e affabulatoria di Battiston che è perfetta per dare voce e vita allo scrittore russo e ai suoi apparentemente strampalati personaggi, più russi che mai e che potrebbero essere usciti dalle pagine di Gogol', Čechov o Bulgagov, che esprimono l'uomo nella sua essenza e hanno dato vita a quella che è la più importante letteratura del mondo, come ha ricordato lo steso attore in una recente intervista a proposito dello spettacolo. Grandissima interpretazione di Battiston, che venerdì sera e ieri peraltro "giocava in casa", a Udine, al PalaMostre, con sala stracolma e accoglienza più che calorosa.

Prossime tappe: 12.04 al Teatro Comunale di Todi, 14.04 al Teatro Manzoni di Monza

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