domenica 9 aprile 2023

L'appuntamento

"L'appuntamento" (Najsrekjniot chovek na svetot) di Teona Strugar Mitevska. Con Jelena Kordić, Adnan Omerović, Labina Mitevska, Ana Kostovska, Ksenija, Marinković, Izudin Bajrović e altri. Danimarca, Belgio, Slovenia, Croazia, Bosnia Herzegovina, Macedonia 2022 
★★★★+

Un felicissimo ritorno nelle sale per l'ottima regista macedone che già ci aveva deliziato con il suo Dio è donna e si chiama Petrunya; con L'appuntamento, che in lingua originale suona come L'uomo più felice del mondo, da un lato affronta, come di consueto e con uno sguardo originale, la condizione della donna nel mondo balcanico (che ci è molto più vicino di quanto siamo abituati a pensare, e non solo geograficamente), ma al contempo anche quella dell'uomo; dall'altro l'elaborazione del trauma derivato dalle guerre che hanno divelto l'ex Jugoslavia negli anni Novanta, e in particolare la città simbolo di quelle vicende: Sarajevo, la più multietnica di quella federazione. Lo fa attraverso un racconto e immagini metaforici, senza perdere il gusto dell'ironia e del paradosso che caratterizza i suoi film: in questo caso la sceneggiatura è stata scritta a quattro mani dalla Mitevska assieme ad Elma Tataragić, autrice sarajevese nata nel 1976, a cui si deve un tocco autobiografico. Già la scena iniziale è notevole: un uomo visto di spalle osserva dall'alto di un palazzo un cantiere in costruzione a bordo del quale è seduta una donna bionda che sta preparandosi a un appuntamento. La vediamo camminare, per la città, inquadrata prima in alcuni dettagli e solo dopo un lungo piano sequenza tutta intera, quando arriva in un nuovo palazzo tutto vetri dove si tiene la settimanale riunione di un sito che si occupa di appuntamenti tra persone di sesso diverso che cercano una relazione: lei è Asja, ha 45 anni, laureata in legge, ha un ottimo lavoro e sa già che il potenziale partner che incontrerà e con cui farà a coppia a partecipare a une serie di domande surreali, ideate per testarne la compatibilità, si chiama Zoran, che ha solo due anni più di lei, perché già si sono conosciuti in rete. Quello che non sa è che è stato Zoran di fatto a scegliere lei e per un motivo ben preciso: è stato lui quello che ha sparato il colpo che le ha procurato una ferita che di cui porta ancora i segni sulla schiena la notte del 1° gennaio del 1993: era stata la prima volta che aveva usato il fucile che gli avevano ordinato di imbracciare al momento in cui fu costretto ad arruolarsi, quando aveva  appena compiuto 18 anni. E 16 Asja, la sua vittima. Senso di colpa? Desiderio di espiazione o di perdono? L'uomo è emaciato, sembra in preda ad attacchi di panico, pur avendo un buon lavoro e una famiglia (escluso quindi che abbia voluto incontrare Asja per scopi gli "istituzionali" del sito), ammette di aver spesso preso in considerazione il suicidio (da qui il titolo in serbocroato) e, sì, di essere serbo e quindi ortodosso. Tutti dettagli che si scoprono man mano che la vicenda prende corpo coinvolgendo anche il resto dei frequentatori dell'evento, un gruppo eterogeneo di personaggi di tutte le età e di tutte le etnie, in buona parte "miste" (come del resto è Asja, di padre musulmano e madre serbo-ortodossa); sarajevesi che hanno vissuto in prima persona quell'assedio durato quasi quattro anni e altri più giovani che pur non avendone un ricordo diretto ne portano tuttora conseguenze pur vivendo in una realtà completamente mutata e ben testimoniata proprio dal palazzo in cui si tiene la grottesca manifestazione che li ha riuniti lì: cercare incontri in una città in cui la convivenza e i rapporto sono tuttora problematici benché sia sempre vivace e attiva, e dove le divisioni passano nella mente stessa delle persone che appartengono a un popolo che, al di là di speciose differenze etniche, religiose parla la stessa identica lingua da sempre (ed è con questa che si comunica, oltre che coi corpi) e ha la stessa mentalità. Mitevska è ancor più degna di stima perché non dà giudizi su vicende storiche che, da ex jugoslava, nata nel 1974 a Skopjie, nella vicina Macedonia, ha conosciuto lei stessa molto bene da giovane, al di là di confermare che vittime di qualsiasi guerra sono le persone normali, quelle che costituiscono il "popolo" in nome del quale chi sta al potere le inizia, le conduce e ci marcia, compreso chi ci è messo in mezzo e costretto a farla uccidendo e rischiando la vita per conto di chi ha i mezzi per costringerlo a farlo, com'è il caso di Zoran. Quello che viene rappresentato è uno psicodramma a due che diventa man mano collettivo coinvolgendo tutti i presenti, ognuno per aspetti diversi, come diverse sono le storie dei vari personaggi che affiorano qua e là dalle risposte agli assurdi quiz o nei colloqui tra di loro. Geniale l'idea dello speed dating come spunto ed sfondo alla vicenda, dialoghi concisi ed esemplari, interpretazioni tutte di ottimo livello: brava la regista e bravi gli attori. 

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