martedì 18 aprile 2023

The Beat Bomb

"The Beat Bomb" di Ferdinando Vicentini Orgnani. Con Lawrence Ferlinghetti, Jack Hirschmann, Amanda Plummer, Joanna Cassidy, Tony Lo Bianco, Michele Placido, Giorgio Albertazzi, Paolo Fresu e altri. Italia, Argentina 2022 ★★★★

E' stato un felice ritorno a casa, quello di qualche sera fa al cinema Visionario di Udine del regista, sceneggiatore e produttore Ferdinando Vicentini Orgnani, venuto a presentare di persona il suo documentario sulla figura di Lawrence Ferlinghetti, un protagonista fondamentale della stagione della Beat Generation, scomparso due anni fa all'età di 101 anni. Un talento poliedrico: poeta, animatore culturale, pittore, fondatore della libreria City Lights di San Francisco ma soprattutto editore (per avere pubblicato L'urlo di Allen Ginsberg, nel 1957 finì in galera con l'accusa di oscenità), inoltre fu lui che lanciò Sulla Strada di Jack Keoruac, che il regista friulano aveva conosciuto per caso nel 2007 mentre passava nella città californiana, presentato da Jack Hirschmann, altro personaggio chiave di quell'epoca (umanamente anche il più simpatico, a mio parere) e, come Ferlinghetti, spesso in visita in Italia, con cui aveva un legame forte. Il film inizia proprio in una malga alpina in Trentino, dove recentemente un gruppo di suoi amici lo commemora convivialmente nel giorno del suo compleanno e prosegue in un viavai tra la California e l'Italia con una serie di spezzoni girati nei 15 anni successivi, senza un ordine cronologico preciso: un collage di appunti, interviste sia a Ferlinghetti, sia ai suoi amici e colleghi che lo frequentavano più spesso, visita nei luoghi chiave dove si svolse l'attività di quel gruppo di libertari, attivisti, artisti, musicisti che segnò un'epoca di utopie e un'intera generazione, e di cui, in una San Francisco quasi completamente "gentrificata", rimangono solo tracce e ricordi. Tra questi la sopracitata libreria, un nostalgico e polveroso Museo del Beat frequentato unicamente da "reduci" (i giovani non hanno la benché minima idea di cosa si trattasse) e il celebre Caffé Trieste, che sorgono in quello che fu il quartiere italiano della città, poi "conquistato" dai cinesi e infine ridotto a memorabilia dopo che la speculazione ha portato i prezzi delle case alle stelle ed espellendo i suoi originari abitanti e desertificandolo. Ferlinghetti stesso, come dice il cognome, era di origine italiana: il padre, bresciano, emigrato negli USA all'inizio del secolo scorso, era morto prima che lui nascesse, il che non gli ha impedito di "coltivare" le sue radici. Interessanti le interviste a lui, che illustra il suo pensiero anarco-socialista e la sua visione profondamente umanista nonché la sua incessante battaglia contro il complesso militar-industriale, il vero cancro degli Stati Uniti, la cui pericolosità era già stata segnalata nel dopoguerra nientemeno che da Dwight Eisenhower, repubblicano, generale tra i più brillanti e presidente dal 1953 al 1961: da allora, e specie sotto le presidenze  "democratiche" (si fa per dire), la situazione è solo peggiorata. Insomma un racconto agile ed estremamente interessante e istruttivo, che si chiude con la recita di una poesia sui fratelli Wright, gli inventori della prima "macchina volante", recitata dallo stesso Ferlinghetti in uno spettacolo a Roma di qualche anno fa diretto da Michele Placido e con la partecipazione di Giorgio Albertazzi, oltre che di Paolo Fresu, il quale ha anche meritoriamente curato la notevole colonna sonora di questo bel documentario (genere dove indubbiamente Ferdinando Vicentini Orgnani dà il suo meglio): del resto, in quel felice periodo, letteratura, pittura e musica erano elementi imprescindibili che si sovrapponevano e mischiavano. Nelle prossime settimane il regista presenterà The Beat Bomb nei principali centri del resto d'Italia. 

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