mercoledì 23 settembre 2020

Il meglio deve ancora venire

 

"Il meglio deve ancora venire" di Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte. Con Fabrice Luchini, Patrick Bruel, Zineb Triki, Pascale Arbillot, Marie Narbonne, Jean-Marie Winling, André Marcom Therry Godard, Martina García e altri. Francia 2019 ★★★+

Niente di nuovo sotto il sole: amicizia e morte, amori e fugacità dell'esistenza sono gli ingredienti  che condiscono numerose pellicole e qui vengono miscelati in salsa francese in un classico buddy film declinato come commedia degli equivoci che ha per protagonisti Arthur (Luchini, come sempre fenomenale) e César (il poliedrico Bruel): vederli in azione è stato un motivo più che sufficiente per motivarmi ad andare a vederlo, rimanendone complessivamente soddisfatto. Amici per la pelle fin dall'infanzia, trascorsa in un severo collegio di preti dalle parti di Biarritz, questa volta la "strana coppia" è costituita dal primo, ricercatore medico dell'Istituto Pasteur di Parigi, pignolo, ligio alle regole in maniera maniacale, divorziato ancora in vana attesa del ritorno all'ovile della moglie e pedante genitore di un'adolescente, mentre il secondo è uno sfrenato libertino, sboccato, dalla vita caotica, con un irrisolto rapporto col padre, che più diversi non potrebbero essere: durante la procedura di pignoramento per l'ennesimo fallimento, cade da una finestra e si ferisce cadendo su un cespuglio e come se non bastasse viene sbattuto fuori di casa dalla fidanzata del momento, così si rifugia da un amico. Arthur, che è medico, lo porta in ospedale a fare delle lastre di controllo da cui risulta il quadro imprevisto di un tumore incurabile ai polmoni che lascia a César pochi mesi di vita; per un equivoco, quest'ultimo, si convince però che ad essere malato sia l'amico, che a sua volta non ha cuore di chiarirlo da subito rinviando di volta in volta il momento di svelargli la verità, e così Cèsar trasferisce armi e bagagli da Arthur con l'intenzione di realizzare a turno le rispettive liste delle "cose da fare una volta nella vita" da cui emergono ancora una volta i loro opposti caratteri. Su questa falsariga, e con parentesi on the road, si muove questa pellicoa dolce-amara, con dialoghi frizzanti, episodi esilaranti e una svolta sorprendente (anche se César morirà ci sarà comunque una sorta di lieto fine), uno sguardo ironico sull'attualità e i suoi luoghi comuni, e un altro disincantato sul senso delle cose e sui rapporti umani. E la forza dell'amicizia. Gradevole, probabilmente un taglio del 25% delle due ore di durata avrebbe giovato al film. Con quello che passa la distribuzione, questi tempi, comunque, non lamentiamoci.

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