"Non odiare" di Mauro Mancini. Con Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Luka Zunic, Lorenzo Buonora, Lorenzo Acquaviva, Cosimo Fusco e altri. Italia, Polonia 2020 ★★+
Le lodevoli intenzioni, affrontando un tema non facile come l'odio e quello del pregiudizio anti ebraico, mai del tutto risolto in Europa (e sotto questo aspetto è perfetta la scelta di ambientare il film a Trieste, città di confine e sostanzialmente mitteleuropea dove quella comunità ha da sempre avuto una presenza consistente), la bella e fredda fotografia, la prestazione convincente degli interpreti, su tutti un misurato quanto tormentato Alessandro Gassman, coinvolto anche sul piano personale, e il giovane Luka Zunic, si scontrano purtroppo con una sceneggiatura costruita a tavolino e palesemente artefatta, per quanto prenda spunto da un fatto veramente accaduto in Germania (il rifiuto da parte di un chirurgo ebreo di operare un paziente con un tatuaggio nazista sul petto, che si era fatto sostituire da un collega) rende il film poco credibile, anche per alcuni evidenti sfasamenti temporali: non si capisce come una vicenda così intricata e con tanti sviluppi possa accadere nell'arco di un paio di settimane. Un peccato, anche perché Mancini, esordiente alla regia, è innanzitutto sceneggiatore, e proprio qui sta, a mio avviso, il punto debole. Simone Segre (Gassman) è un chirurgo di successo, ebreo, che accorre in aiuto a un uomo vittima di un incidente stradale, il cui investitore è fuggito senza prestare soccorso. Quando gli slaccia la camicia nota che ha tatuata sul petto la croce uncinata e il simbolo delle SS, così toglie il laccio con cui cercava di fermare l'emorragia e lo abbandona al suo destino: morire dissanguato. L'uomo lascia tre figli: Marica, di 27 anni, Marcello di 17 (Zunic), fervente neonazista che vedeva il genitore come un idolo, Paolo di 10. Oppresso dal senso di colpa, Simone comincia a seguire la famiglia (quasi una forma di stalking) e fa in modo di aiutarla economicamente assumendo Marica come donna delle pulizie, ma finisce per scontrarsi con Marcello, che non vuole che la sorella faccia da serva proprio in casa di "uno di quelli" un giudeo. E qui le cose si complicano, in maniera alquanto contorta e altamente inverosimile, come si accennava, soprattutto se si pretende di comprimere tutti gli avvenimenti nell'arco di poche settimane o perfino giorni (anche questo risulta poco chiaro). Come se non bastasse, ci sono i complicati rapporti padre e figlio incrociati: se per Marcello, accecato dal furore, il padre era un eroe, Simone aveva con il suo, di cui non ha ancora sistemato e venduto la casa in cui aveva vissuto fino alla morte, un rapporto difficilissimo, non avendogli mai perdonato per aver prestato, giovane medico finito nei campi di concentramento, cure odontoiatriche ai suoi carnefici, gli ufficiali nazisti (sorvolando sul fatto che se non avesse fatto quella scelta, lui stesso non sarebbe venuto al mondo). Ci mancava di intravedere anche la possibile storia d'amore tra Simone e Marica, per fortuna solo adombrata come possibilità di "superamento dell'odio", e il passaggio da psicodramma a melodramma sarebbe stato compiuto. Non sarei onesto affermando che mi ha convinto.
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