"Argentina, 1985" di Santiago Mitre. Con Ricardo Darín, Juan Pedro Lanzani, Alejandra Flechner, Norman Briski, Santiago Armas Estevarena, Gina Mastronicola, Antonia Bengoechea, Carlos Portaluppi, Alejo García Pintos, Claudio Da Passano, Laura Paredes, Susana Pampín, Héctor Díaz, Gabriel Fernández, Paula Ransenberg e altri. Argentina 2022 ★★★★★
Presentato in concorso alla 79ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia due mesi fa, gli è stato preferito All The Beauty and the Bloodshead, documentario di Laura Poitras: niente da meravigliarsi con una giuria presieduta da una statunitense, la pur brava Julianne Moore, che omaggia una sua connazionale e che racconta una vicenda tutta americana e interna al mondo dello spettacolo di dipendenze da oppioidi causate dall'avidità di una delle Big Pharma; mentre Argentina,1985 è invece un film vero, che ricostruisce, in maniera fluida e gradevole, per quanto meticolosa, un processo di portata storica, secondo solo a quello di Norimberga per la sua risonanza, ma ancor più significativo sul piano giuridico e politico: quello alla giunta militare al potere tra il 1976 e il 1983 e che condusse la vergognosa e illegale guerra sucia in cui scomparvero nel nulla 30 mila persone vittime di sequestri, torture indicibili, un vero e proprio genocidio accuratamente pianificato e condotto in tutta segretezza. Al ritorno della democrazia, il neo presidente Raúl Alfonsín pretese che i responsabili venissero processati, ma siccome i tribunali militari si rifiutarono di farlo, per la prima volta nella storia argentina se ne fece carico la magistratura ordinaria, e incaricato a istruire il processo, condurre le indagini e, soprattutto, trovare le prove e le persone disposte a testimoniare in aula, e questo nel tempo ristrettissimo di 5 mesi a partire dall'ottobre del 1984, fu Julio César Strassera, qui interpretato da un Ricardo Darín semplicemente strepitoso, appositamente nominato Procuratore Capo, affiancato dal suo giovane vice Luis Moreno Ocampo e coadiuvato da una squadra di ragazzi (altri volontari non se ne trovavano, fra tutti i funzionari che si defilavano) scelti con un vero e proprio casting eseguito con la collaborazione del suo amico e regista teatrale (ma anche giurista) Carlos Somigliana, e l'aiuto di altri amici avvocati, coi quali girò l'intero Paese alla ricerca di materiale probatorio. L' intelligenza del regista e sceneggiatore Santiago Mitre sta nel non essersi limitato a fare il classico film giudiziario di tipo USA ma di aver raccontato tutto il procedimento fin dal suo inizio e come si inquadrasse nelle vite personali di chi lo condusse, in particolar modo El Loco Strassera, perché solo un "pazzo" poteva accettare una sfida simile, e il suo assistente Moreno Ocampo, così diversi per carattere e ambiente famigliare, disincantato e progressista il primo, avvocato cresciuto in una antica famiglia di militari il secondo, riuscendo così a rendere efficacemente la realtà di una parte della società argentina di quei tempi e che vale, per molti aspetti, anche ora, almeno nella Capital Federal. Quanto la vicenda processuale è resa in modo versosimile ed efficace (impressionante anche la somiglianza degli interpreti con i veri criminali in divisa, e ci sono le riprese televisive dell'epoca a dimostrarlo), tanto il racconto procede in maniera fluida e piacevole, con uno sguardo non privo di ironia e leggerezza sui "lati deboli" di questi personaggi, umani prima che eroi, il che spiega perché il film non annoia nemmeno per un attimo pur durando due ore e venti; d'altra parte credo fosse anche l'unica maniera, compensando la durezza delle testimonianze delle vittime, per renderlo digeribile e comprensibile per gli spettatori più giovani e quindi lontani da fatti che quelli della mia generazione, specie coloro che avevano e hanno un forte legame con quel Paese per motivi personali e famigliari, ricordano con un'emozione che perdura fortissima anche oggi. Oltretutto il film ha avuto solo una brevissima uscita nelle sale nella stessa Argentina ed è fruibile sulla piattaforma di Amazon Prime, quindi prevede un un pubblico essenzialmente televisivo, il che spiega ancora meglio le scelte dell'autore. Come detto Darín si conferma ancora una volta di una bravura e misura eccezionali, come quando interpretò Benjamín Esposito, agente dei Tribunali Federali, personaggio però di fantasia, ne Il segreto dei suoi occhi, che nel 2010 vinse l'Oscar come miglior film straniero e che raccontava una difficilissima inchiesta per un omicidio avvenuto nei sobborghi della capitale a metà degli anni Settanta, anche in quel caso in un periodo non lontano da quello descritto in Argentina, 1985, ma anche gli altri attori sono ampiamente all'altezza. Funziona tutto, ma il merito maggiore è quello di aver rievocato oggi una storia da non dimenticare, e il coraggio di questi due procuratori che non si sono fatti intimidire da nessuno nonostante ostacoli, minacce e benché fossero consci del perdurante condizionamento dell'apparato militare sulla fragile democrazia argentina appena restaurata (ricordo ancora le ripetute sedizioni ostili alle presidenze Alfonsín e Menem dei carapintandas tra il 1987 e il 1990 al fine di impedire i processi contro i responsabili della guerra sucia) e aver fatto risuonare ancora una volta le parole Nunca Más, con cui Strassera chiuse la sua requisitoria (le richieste di condanna furono accolte solo parzialmente, ma almeno Videla e il piduista Massera si "guadagnarono" l'ergastolo e il procuratore capo si rimise subito all'opera per stendere l'appello), riprendendo quelle scelte per intitolare il rapporto della CONADEP (Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas) presieduta da Ernesto Sabato e consegnata il 20 settembre del 1984 al Presidente Raúl Alfonsín. Un film necessario, di cui essere grati a Santiago Mitre.
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