domenica 13 novembre 2022

War - La guerra desiderata

"War - La guerra desiderata" di Gianni Zanasi. Con Edoardo Leo, Miriam Leone, Giuseppe Battiston, Stefano Fresi, Carlotta Natoli, Antonella Attili, Paolo Briguglia, Simone Guarany, Bruno Todeschini, Anna Moulalis, Lorena Cesarini, Massimo Popolizio, Teco Celio, Barbara Alberti, Marco Tè e altri. Italia 2022 ★★★★1/2 

Gianni Zanasi sa fare cinema, ha buona idee ma finora non si era, a mio parere, ancora espresso al meglio: con War ha fatto centro, checché ne pensi la critica militonta e prevenuta. E non perché sia un veggente, dato che il film, scritto nel 2019, prima del Covid, ipotizza lo scoppio di una guerra nel cuore dell'Europa, ben prima del conflitto tra Russia e Ucraina, però tra Italia e Spagna (supportata dalla Francia). La causa scatenante che innesca una crisi diplomatica inarrestabile è l'uccisione di una ragazza italiana a Roma da parte di un gruppetto di giovani turisti spagnoli in preda a stupefacenti che si sente provocato da coetanei italiani. Mentre nessuno sembra in grado di frenare l'escalation, né i media, che si limitano a raccontarla come se fosse inevitabile, pura cronaca; né i politici e i governi, pronti a soffiare sul fuoco pur di trarne un momentaneo vantaggio nei sondaggi e per deviare l'attenzione dalla crisi economica e il malessere sociale causati da loro stessi a livello continentale e che non sono stati in grado di vedere e fermare negli ultimi vent'anni almeno (le tensioni tra i governi italiano e francese in atto in questi giorni sulla vicenda dei naufraghi e rifugiati è sintomatica di questo andazzo), la verità è che lo scivolamento in uno stato di guerra non solo viene subìto, ma pare pure essere voluto, come rivalsa o sfogo, da parte di una popolazione sempre più arrabbiata, frustrata, impotente, pronta a espoldere: una valvola di sfogo. In questa situazione che degenera man mano, scivolando quasi senza scosse da uno stato di normalità a quello belligerante (quanto sia facile il passaggio, lo dimostrano il clima degli anni Trenta, o anche quello di Sarajevo pochi giorni prima dello scoppio del conflitto che sconvolse la Bosnia nemmeno 30 anni fa), si trovano tre personaggi emblematici: Tom (Edoardo Leo, perfetto nella parte), laureato in lettere romanze ma suo malgrado allevatore di vongole per portare avanti la ditta del fratello, che giace in ospedale in coma farmacologico dopo un tentativo di suicidio, alle prese con i deliranti iter burocratici per ottenere la certificazione di qualità per i suoi prodotti; Lea (Miriam Leone, sempre più brava), una psicoterapeuta di una ASL con cui entra in contatto per riavere la patente che gli è stata ritirata, a sua volta figlia di un ex generale dell'aeronautica e attuale sottosegretario alla Difesa, con cui ha un rapporto difficile, data la sua indole pacifista; infine Mauro, un grandissimo Giuseppe Battiston, gestore di una birreria e amico di Tom, che sfrutta l'occasione per rifarsi e mette in piedi una banda di paramilitari per conto di un ex capitano paranoico in cui recluta il recalcitrante allevatore di molluschi. Non sto qui a svelare la trama, mi limito a dire che benché vesta i panni della commedia, con battute solo apparentemente ironiche, il film è in realtà drammaticamente veritiero perché sviscera il potenziale di violenza a cui possono condurre rimbecillimento, frustrazione, intolleranza che cova, ma soprattutto spirito di rivalsa. In questo senso, il personaggio più illuminante, e gli dà sostanza Battiston, è Mauro, e sue due frasi emblematiche: "ecco come ci hanno ridotti 70 anni di pace" (che sento sempre più spesso pronunciare in giro nella realtà) e quella rivolta a un africano, legato a un bidone, a cui da ubriaco è in procinto di dare fuoco: "non ti brucio perché sei nero, niente di personale: ma per come hanno bruciato me". Quando si va avanti, sistematicamente, a togliere speranze e futuro, sorvolando sul proprio passato, a questo si arriva. Altro che Zanasi visionario e aruspice: essendo intelligente e avendo coraggio oltre che spirito d'artista e di osservazione, si è limitato a prendere atto della realtà e descriverne le derive possibili e, a questo punto, persino probabili. Che possono sfuggire a qualsiasi controllo e logica, e che solo delle combinazioni fortuite possono fermare, in questo caso un rapimento (e un tradimento) orchestrato da Lea , che coinvolge anche Tom e, in parte, Mauro. Bravo il regista anche a rendere visivamente l'atmosfera: la Roma che scivola man mano sotto il controllo dei militari, con blindati che prendono via via posto delle camionette, accampamenti nei parchi e nelle piazze, aerei da caccia che sorvolano la città a bassa quota convive con quella in preda al turismo di massa di tutti i giorni, coi suoi  bus scoperti per i tour nella città, le guide con l'ombrellino; e anche con quella dei ministeri, dei palazzi del potere, delle auto blu e financo dei sempiterni "salotti". Un film riuscito alla perfezione, emozionante, coinvolgente, a tratti angosciante, 130' che volano via. Bravissimi tutti gli interpreti e chi li ha diretti, ma soprattutto i tre sopra citati. Il confronto con il recente La siccità, sempre ambientato in una Roma distopica, è impietoso, e se a quello avevo assegnato, generosamente, ★★+ qui devo come minimo raddoppiare. 

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