"L'ombra di Caravaggio" di Michele Placido. Con Riccardo Scamarcio, Louis Garrell, Michela Ramazzotti, Isabelle Huppert, Mario Molinari (I), Michele Placido, Vinicio Marchioni, Lolita Chammah, Gianfranco Gallo, Maurizio Donadoni, Brenno Placido, Lea Gavino, Alessandro Haber, Moni Ovadia e altri. Italia 2022 ★★★★-
Genio e sregolatezza, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (paese della Bergamasca) ma nato a Milano, giunge a Roma negli anni Novanta del 16° secolo quando la città è il centro ideologico, artistico e culturale della Controriforma, ed è già una sorta di rock star dell'epoca quando viene condannato a morte per l'uccisione del sodale di scorribande e al contempo rivale Ranuccio: chiunque lo incontrasse era autorizzato a decapitarlo e si dà dunque alla fuga, prima a Napoli, sotto la protezione di Costanza Colonna, che lo conosceva ed era sua ammiratrice e amica fin dai tempi milanesi, dove era andata in sposa a uno Sforza prima di rimanere vedova, e poi a Malta dove, sempre su intercessione dei Colonna, venne nominato cavaliere allo scopo di ottenere l'immunità, ma anche qui ebbe le sue rogne, passando quindi in Sicilia. Durante questo suo peregrinare, altri suoi protettori a Roma (oltre alla famiglia Colonna il cardinale Del Monte, ruolo che nel film si è ritagliato il regista Beniamino Placido) si davano da fare per impetrare la grazia da parte del Papa che, a partire dal 1605, fu Camillo Borghese. Qui si innesta la finzione, perché nel film si immagina che il pontefice incaricasse un inquisitore, un misterioso, fanatico e glaciale personaggio conosciuto come l'Ombra, di interrogare chi conosceva e frequentava il Merisi per conoscerne i segreti e l'animo, se le sua arte fuori dagli schemi e i suoi eccessi fossero legati e in che modo e frutto di genio o di follia: con questo artificio i momenti salienti della vita del pittore vengono ripercorsi attraverso i racconti che ne fanno coloro che lo hanno conosciuto e ammirato, a cominciare dai Colonna, soprattutto Costanza (Isabelle Huppert è superlativa nella sua interpretazione), il cardinale Del Monte, perfino Artemisia Gentileschi (qui la giovane Lea Gavino), che già opera nella bottega di suo padre (caravaggesco) e a cui si ispirerà per la sua "Giuditta" (ancora più sanguinaria e vendicativa di quella del Merisi), nonché chi gli fece da modello: i poveracci e le prostitute (segnalo Micaela Ramazzotti nel ruolo di Lena e di Lolita Chammah, peraltro figlia della Huppert, in quello di Anna, le modelle di due delle più celebri celebri Madonne del Caravaggio) ospiti dell'ospedale di Santa Maria in Vallicella, sempre a Roma, fondato da San Filippo Neri, che l'artista frequentava regolarmente per trovare ispirazione perché, sosteneva l'artista, lui dipingeva il vero, non la finzione, o adeguandosi a modelli ideali e astratti. Abbiamo quindi da un lato un riuscito squarcio sulla Roma dell'epoca, grazie a una ricostruzione accurata delle botteghe e degli ambienti frequentati del pittore, e dei personaggio che la popolavano, compreso Giordano Bruno (Gianfranco Gallo: notevole il suo monologo) nei suoi ultimi giorni di vita, durante uno dei frequenti soggiorni in galera del Merisi, col quale aveva in comune lo spirito ribelle e critico verso i dogmi della chiesa ufficiale; e dall'altro, grazie a una fotografia eccellente, una ricostruzione credibile della tecnica pittorica del tutto innovativa del Caravaggio, il gioco di luci e ombre e della prospettiva per cui questo grandissimo pittore è rimasto e rimarrà nella storia e che è il fulcro della sua arte. Un uomo controverso, che riuscirà ad affascinare e ammaliare perfino chi gli era nemico, come il viscido e conformista Giovanni Baglioni (che ricorda il Salieri nei confronti di Mozart, altro personaggio controverso nella seconda metà del secolo successivo), qui un misurato ed efficace Vinicio Marchioni, e la stessa Ombra, che quando finalmente lo incontrerà di persona, a Porto Ercole, gli chiederà, in cambio della concessione della grazia, di rinunciare alla sua arte: finirà con Caravaggio consegnato alla vendetta del fratello di Ranuccio. Il film, una coproduzione italo-francese, è ben fatto, appassionante, meritevole per quanto un po' didascalico: senz'altro vi si intravede anche la posizione di Placido nei confronti del cinema "ufficiale" e una sua certa immedesimazione nel personaggio, ma anche questo ci sta. Meno l'accento apulo-romanesco di Scamarcio, per il resto non male, in bocca al protagonista: mi chiedo se Placido abbia mai preso in considerazione di proporre un qualche corso di dizione al suo conterraneo, e perché, in sua vece, non abbia scelto un milanese doc come Thomas Trabacchi, o uno che ci va vicino, come Pier Giorgio Bellocchio, a proposito di volti "caravaggeschi". Comunqe merita.
Guarda che il paragone Salieri-Mozart non ha senso in quanto mai esistita e semplice invenzione cinematografica...
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