"Una femmina" di Francesco Costabile. Con Lina Siciliano, Fabrizio Ferracane, Anna Maria De Luca, Simona Malato, Luca Massaro, Mario Russo, Vincenzo Di Rosa e altri. Italia, 2022 ★★★1/2
Esordio potente, e che lascia il segno, quello del calabrese Francesco Costabile e quello della conterranea Lina Siciliano (bravissima), attrice non professionista, da lui scelta al primo colpo per interpretare il personaggio principale del film che prende spunto dal libro Fimmine ribelli di Lirio Abbate, il quale cura anche la sceneggiatura, in cui il giornalista racconta storie di donne che si sono sottratte al destino di complici della 'ndragnheta e delle sue logiche omertose e familistiche, pagandone spesso un prezzo altissimo: quella di Agata ne racchiude alcune delle più significative. La ragazza, rimasta orfana da bambina, vive assieme a uno zio, Tore, tiranneggiante erede di una famiglia affiliata a una 'ndrina, alla nonna Berta, la zia Rita e il cugino Natale in un paesino sperduto nella Sila, un ambiente chiuso, soffocante, e dal passato riemergono vaghi ricordi rimossi da parte della famiglia legati alla scomparsa della madre Cetta, finché le diventa chiaro, anche attraverso la frequentazione di Gianni, il giovane custode del locale cimitero, che è stata soppressa per non avere rispettato il codici d'onore e, soprattutto, l'obbligo del silenzio. Sveglia, intelligente, già poco disposta ad accettare un destino preordinato e le sistematiche sopraffazioni dello zio, dalla ribellione, che viene presto soffocata e rimane sterile, passa a meditare la vendetta. Mi limito a dire che la otterrà, ma a carissimo prezzo, ma almeno parzialmente giustizia e chiarezza sarà fatta. Non è il caso di aggiungere altro sulla trama, benché non si tratti di un classico noir, piuttosto di un film che con estremo realismo, e cognizione di causa, mentalità e ambiente, fa calare nella realtà mafiosa che affligge una regione negletta come la Calabria, in particolare quella rurale dell'interno, dove la 'ndragheta e le sue attività che coprono tutto l'orizzonte percepibile, soprattutto quello mentale, è la sola realtà presente e immutabile. L'unica possibilità è tentare di andarsene da una terra maledettamente bella, ma anche questo non riuscirà ad Agata, che dovrà trovare un altro modo, in qualche modo interno alla logica mafiosa, per raggiungere il suo scopo. Film cupo, un bel pugno nello stomaco, che illustra molto efficacemente le dinamiche malate dei rapporti famigliari in un contesto culturale simile: ci vuole un bel coraggio a pensarlo, girarlo e produrlo, e solo per questo andrebbe visto e apprezzato, per quanto abbia delle lacune, che si perdonano volentieri.
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