"A White, White Day - Segreti nella nebbia" (Hvítur, HvíturDagur) Hilynur Palmason. Con Igvar Eggert Sigurosson, Ída Mekkín Hlynsdóttir, Hilmir Snaer Guonasson, Björn Ingi Hillmarsson, Elma Stefania Agustsdottir, Sara Dögg Ásgeirsdóttir, Laufey Eliasdóttir e altri. Islanda, Danimarca, Svezia 2019 ★★★1/2
Vincitore del Torino Film Festival di tre anni fa e ben accolto nelle sale europee, il secondo lavoro di Hilynur Palmason è un pregevole e inconsueto noir psicologico, che vede protagonista Ingimundur, il capo della stazione di polizia di uno sperduto paesino islandese in congedo per lutto dopo aver perso la moglie, morta in seguito a un inspiegabile incidente automobilistico. Lo seguiamo lungo l'arco delle stagioni che si susseguono in un anno elaborare il dolore mentre si dedica alla ristrutturazione di una casa dove andrà ad abitare la figlia e occupandosi della nipotina Salka, di otto anni (i rispettivi interpreti, assieme al breve cameo della Asgeirsdóttir nella parte della moglie de poliziotto, sono una spanna sopra gli altri). Quando gli viene consegnata una scatola contenente gli effetti personali della moglie scomparsa, e ne prende visione, il vago sospetto della sua infedeltà diventa certezza man mano che, partendo da alcune tracce, si mette a indagare: del resto non può farlo professionalmente, perché le sedute di psicoterapia obbligatorie a cui è sottoposto da regolamento lo tengono ancora lontano dal lavoro in quanto soggetto a rischio presunto di suicidio (se uno non ci è portato di suo, uno psichiatra scandinavo è in grado di indurlo all'azione, a meno che non opti per sopprimere il terapeuta), ma l'istinto dell'investigatore prende il sopravvento, e finisce per scoprire il cornificatore, un uomo che del suo stretto giro di conoscenza che dovrebbe essere un suo amico (sempre secondo i parametri scandinavi). Il quale se la vede brutta davanti alla crescente ossessione di Ingimundor, che diventa furia quando ha la pessima idea di farsi raccontare i dettagli intimi della tresca. Questa è la trama, in sintesi, e potrebbe dirsi una sorta di "dramma della gelosia in salsa vichinga" ma non è il succo della storia, che è invece una sottile radiografia di uno stato d'animo che passa dall'amore all'odio e viceversa, da una perdita a una sorta di riconquista o riconsiderazione del rapporto letto da un'altra prospettiva, e il cui giudizio non si può appiattire sull'onta di un tradimento in qualche mondo postumo; la nebbia cui accenna il titolo è quella che avvolge i fatti ma anche i sentimenti del protagonista, che scopre lati oscuri di sé durante questa indagine che probabilmente è la più scomoda della sua carriera, perché non riguarda tanto la moglie fedifraga e il falso amico, ma sé stesso e la sua visione delle cose. Altro aspetto fondamentale è il rapporto con la nipotina (bravissima la giovanissima Ída), intensissimo e specchio dei tormenti di Ingimundur, interpretato in modo encomiabile da Igvar Eggert Sigurosson, sul quale il regista, anche nella veste di sceneggiatore, ha cucito con abilità sartoriale il personaggio. Buon film, particolarmente consigliato a chi ha apprezzato la serie televisiva Trapped trasmessa su Netflix.
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